Le lezioni di Kanungu

di Wolfang Schonecke 

(Sommario) Nuova fossa comune scoperta a Rugazi (Uganda) il 27 marzo, dopo che nell’ambito del Movimento per la Restaurazione dei Dieci Comandamenti, si è consumata a Kanungu (17 marzo), la morte collettiva di centinaia di persone arse in un capannone. Un valido commento di P. Schonecke dei P.B. su di un evento ritenuto, in prima battuta, un suicidio di massa.

Le immagini dei cadaveri bruciati in una piccola chiesa nella regione occidentale dell’Uganda hanno fatto il giro del mondo.
Apparentemente si trattava di membri della setta per la "Reintegrazione dei Dieci Comandamenti" che si erano suicidati in massa, nell’aspettativa della fine del mondo.
Quando altre fosse comuni vennero trovate in altri luoghi di proprietà dei capi della setta, divenne chiaro che la maggior parte delle più di mille vittime non si erano suicidate, ma furono uccise a sangue freddo, in un periodo di tempo di parecchi mesi. La gente si domandava incredula come avevano potuto essere uccise centinaia di persone senza che i vicini, o la polizia, o i capi locali avessero potuto accorgersene.
I commenti di ogni genere si sprecavano. I capi della setta erano per lo più ex-cattolici, compreso il fondatore Kibweteere e due preti scomunicati. I membri della setta facevano grande uso di simboli religiosi cattolici, come crocifissi, statue e rosari. Per questo motivo i critici non persero tempo e puntarono il dito accusatore verso la chiesa cattolica ed uno espresse addirittura il pensiero che una tale violenza era sintomatica di ogni religione "teistica". Altri chiesero un più stretto controllo da parte del governo sulle organizzazioni religiose. I mezzi di comunicazione occidentali seguirono la tendenza di dipingere la tragedia come un nuovo esempio della violenza che imperversa in Africa. Pochi, se non proprio nessuno, tentarono di comprendere le cause soggiacenti.

Né Africani né cattolici

Negli ultimi anni ci sono stati almeno otto casi noti di suicidio compiuto da membri di sette religiose. Solo uno di essi è avvenuto in Africa, uno nella pacifica Svizzera, uno in Giappone, gli altri, i più, negli Stati Uniti. Un solo caso coinvolgeva dei cattolici, molti avevano origine dalle frange di gruppi fondamentalisti, almeno uno era ispirato da teorie pseudoscientifiche raccolte da internet. Sette religiose sono spuntate in tutti i continenti sia negli ambienti laici che religiosi.
Fortunatamente molte non arrivano al limite estremo di uccidere i loro adepti. Ma molte presentano elementi simili alla setta di Kanungu: segretezza estrema, tecniche di lavaggio di cervello, totale dipendenza da un leader che pretende di avere rapporti diretti col divino. Se questi fenomeni si presentano dappertutto nel mondo, dobbiamo cercare cause più universali che una particolare cultura o religione.
Cosa spinge la gente ad abdicare alla propria libertà, perdere le proprietà e collaborare alla propria autodistruzione?

In cerca di certezza

Per trovare un principio di risposta dobbiamo guardare non alla religione ma agli sconvolgimenti di massa di carattere sociale, culturale e religioso che noi stiamo attraversando. I tradizionali modi di vivere stanno scomparendo sotto l’assalto della cultura dei mezzi di comunicazione globale; matrimonio e famiglia sono sostituiti dall’idea, diffusa dai romanzetti televisivi a puntate, che la vita è un continuo susseguirsi di innamoramenti e delusioni; la combinazione della massiccia corruzione e delle politiche del Fondo Monetario Internazionale ha spinto molta gente ai margini della sopravvivenza; l’Aids ha cambiato l’atto più intimo del rapporto umano in una minaccia.
Siamo tutti in una certa maniera sradicati e perduti in questo turbine di cambiamenti che nessuno sembra capire o essere capace di controllare. Tutti noi cerchiamo dei modi di far fronte a tutto questo. Molti si rifugiano nel mondo di sogno procurato da tutte le forme di droga, si tratti di alcol, di droghe pesanti, di sesso o anche di religione, qualsiasi cosa che faccia dimenticare, per alcune ore, l’incertezza della vita. L’ultima forma di fuga è il suicidio.
Ci sono poi i fondamentalisti di ogni descrizione che cercano sollievo rifugiandosi nel passato: i fondamentalisti musulmani cercano di ricostruire il mondo com’era al tempo di Mohammed. I fondamentalisti cattolici vogliono tornare alla Chiesa com’era prima del Concilio Vaticano secondo.
I fondamentalisti protestanti pretendono di trovare nella Bibbia ogni risposta, compresa la data della fine del mondo. L’ansietà esistenziale creata dal cambiamento sociale, culturale e religioso troppo rapido e troppo profondo per essere digerito ed integrato, spiega, almeno in parte, alcuni dei più bizzarri fenomeni della società moderna, compresi i fatti di Kanungu. La gente che è sradicata ed ansiosa cade facilmente preda di chiunque offre certezza assoluta e divinamente garantita, per quanto assurda.

Miscela esplosiva

Il dilagante senso di incapacità che favorisce gli estremismi di ogni sorta entra in composizione con parecchi altri fattori nel contesto africano:

* Follia del millennio: l’idea che il mondo debba finire alla fine di un millennio è una febbre ricorrente. Se si aggiunge il fatto che il degrado ecologico aumenta realmente la gravità e la frequenza dei disastri naturali, non è difficile per i predicatori provare, Bibbia alla mano, che l’apocalisse è cominciata. La società secolare ha prodotto le sue forme di pazzia del millennio, con il baco del duemila e i suoi scenari apocalittici.

* Povertà estrema: I disastrosi programmi di aggiustamento strutturale del Fondo Monetario Internazionale degli ultimi tempi hanno arricchito soltanto una minima e totalmente corrotta élite, ha impoverito la classe media e ha cambiato la povertà in miseria. Il degrado ecologico, il rapido aumento della popolazione e la scarsità di terre ha aggravato la condizione dei poveri delle città e delle campagne. Non c’è da meravigliarsi se essi si attaccano a chiunque promette un’alternativa. Quan tunque l’Uganda sia lodata per le sue statistiche di sviluppo economico, esso va a profitto solo di relativamente poca gente.

* Una religione commercializzata: Il capitalismo ha prodotto la sua "marca" di cristianesimo: il vangelo della prosperità. Esso giustifica come benedizione divina la ricchezza male ottenuta, e promette le benedizioni finali ai poveri solo se mettono il loro ultimo centesimo nella cassetta delle offerte. La religione è diventata un’industria di sviluppo e la setta di Kanungu era una delle tante chiese dove i fedeli creduloni sono derubati del poco che hanno.

E’ interessante notare che le regioni dell’Uganda che hanno prodotto movimenti religiosi estremisti come il "Reintegrazione dei Dieci Coman damenti" e "L’esercito di salvezza del Signore" hanno subito gravi disordini ad opera dei movimenti di guerriglia.

La Chiesa ha ragione?

Quantunque la Chiesa cattolica sia stata attaccata selvaggiamente l’indomani della tragedia di Kanungu, gli avvenimenti sembrano invece confermare la sua tradizione secolare.
Difatti la sola persona che ha identificato la setta per ciò che essa era realmente fu il vescovo del luogo, che scomunicò i sacerdoti coinvolti e avvisò tutti di evitare la setta in questione. La morte delle vittime dimostra che la Chiesa ha agito rettamente sotto due punti di vista:

* La Chiesa ha sempre insegnato che le rivelazioni ed ispirazioni personali devono essere verificate alla luce della tradizione della Chiesa. Essa è sempre stata sospettosa nei confronti di coloro che asseriscono di avere una linea diretta col cielo e ha sempre chiesto, con S. Giovanni di, "verificare gli spiriti per vedere se appartengono a Dio"(1 Gv 4,1). Un magistero, un procedimento di discernimento è necessario per mantenere la via della sanità mentale e della santità.

* Gli eventi hanno anche gettato il ridicolo su tutti gli induriti liberali che insegnano che le credenze religiose sono strettamente materia di opinione privata. L’anno scorso quando l’arcivescovo Kirima, nel rapporto sul "Culto diabolico" commissionato dal governo keniano, avanzò il parere che il governo stesso doveva intervenire là dove era in gioco il bene comune, fu deriso dai mezzi di comunicazione. Ora, dopo che un migliaio di vittime sono state riesumate dalle fosse comuni, è chiaro che ci sono dei limiti alla libertà religiosa così come ad ogni libertà personale. La dottrina sociale della Chiesa in questo come in tanti altri punti, mantiene un sano equilibrio fra i diritti umani e il bene comune.

Una Chiesa senza spiritualità?

Tuttavia, gli avvenimenti di Kanungu pongono serie domande anche alla Chiesa. Perché un così gran numero di cattolici, anche istruiti, abbandona la Chiesa per entrare in questa setta o in una delle tante chiese? Cosa cercano? Forse essi cercano un’autentica spiritualità che non trovano più nella Chiesa.
La vita spirituale della gente ordinaria era nutrita nel passato non solo dalla Messa, ma da molte varie devozioni: il rosario, l’adorazione del Santissimo Sacramento, la Via crucis, ecc. Il Vaticano II volle incentrare nuovamente la vita della Chiesa sulla Parola di Dio e l’Eucaristia. Ma per molti cattolici la Messa domenicale è l’unico momento in cui ricevono un nutrimento spirituale. E se la predica è povera e la liturgia manca di ispirazione, essi tornano a casa con la loro fame e cominciano a cercare nutrimento altrove.
I cattolici vedono nei loro vescovi e nei preti degli uomini di preghiera, delle persone spirituali che possono iniziare altri alla vita nello Spirito?
Le sette offrono veramente una intensa vita di preghiera, più esigente che qualsiasi monastero. C’è così tanta fame della Parola di Dio e di preghiera.
Nell’ultimo decennio la Chiesa ha speso tanto tempo, denaro ed energia nello sviluppo, nella giustizia e pace e nelle questioni sociali. Ha forse, nel frattempo, perso di vista la sua missione essenziale di condurre il popolo a Dio? Se la Chiesa non offre più un solido nutrimento spirituale, i cattolici lo cercheranno altrove, anche se trovano solo rifiuti.
La tragedia di Kanungu e di molti cattolici che lasciano la Chiesa dovrebbe condurre tutti i pastori a chiedersi se essi guidano il loro gregge a verdi pascoli o lo lasciano fuori nel deserto spirituale, in balìa degli imbroglioni e dei ciarlatani

Fonte: rivista "Africa", bimestrale dei Padri Bianchi - Missionari d'Africa

(numero 4 / luglio - agosto 2000 / anno 78)

INDIETRO