Dove si trova la Sabina? La Sabina si trova a circa 40 km a nord-est di Roma, la zona chiamata Sabina si estende dalla riva del Tevere verso i monti Sabini, che fanno parte della catena degli Appennini. Il paesaggio è fatto di colline coperte di olive, che salgono verso montagne più ripide, con boschi estesi di querce e, dappertutto, dei piccoli borghi medioevali, castelli e monasteri. E' un paesaggio rimasto sostanzialmente immutato nel tempo e poco toccato dallo sviluppo edile moderno. S.Maria della Noce: lineamenti della storia Dai primi decenni del secolo X il paesaggio rurale della Sabina mutò con grande rapidità. La fine delle incursioni saracene ed ungariche ed il collasso dell'impero carolingio comportarono la nascita di insediamenti concentrati e fortificati: i castelli. Un modello sociale ed economico maggiormente evoluto e duraturo rispetto ai villaggi contadini ed alle curtes che fino a quel periodo avevano caratterizzato il paesaggio della Sabina nel suo complesso, insieme alle abbazie benedettine altomedievali, come Farfa ed alle pievi da essa dipendenti. La nascita di questi insediamenti concentrati e fortificati fu legata in modo forte alla piccola nobiltà locale, in larga misura di origine longobarda, che, approfittando della dissoluzione del potere centrale e della crisi di Farfa saccheggiata ed incendiata dai saraceni, aveva riorganizzato il popolamento rurale e si era appropriata dei diritti signorili ormai frammentati a livello locale.
Il territorio sampolese fu teatro tra il 9 ed il 10 giugno del 1505 di apparizioni miracolose delle quali fu testimone una contadinella di nome Giovanna, figlia di Lodovico di Michele di San Polo. Mentre la giovane era intenta a lavorare
il campicello di famiglia, ecco apparirle al di là di una siepe a poco più
di tre passi, un giovane frate vestito come i padri serviti, con la
tonaca, con la cocolla ed il cappuccio in testa e con la "pazienza" dal
collo ai piedi. Il servita recava in mano una grossa corona caratteristica
del suo ordine ed utilizzata per pregare la Madonna e salutò la giovanetta
con il consueto formulario, pronunciando la frase "Ave Maria". Al diniego, il servita benedisse la ragazza e sparì. Il giorno successivo, martedì, la giovane
contadina stava per recarsi a sciacquare un panno alla fontana del paese,
quando, quasi ispirata da una premonizione, decise di tornare ai campi di
famiglia dove il giorno prima le era apparso il frate. Qui giunta, lavò
nelle acque del ruscello il panno e lo stese ad asciugare al sole e si
mise a mondare il miglio vicino ad un'alta e maestosa pianta di noce
cresciuta spontaneamente. All'improvviso Giovanna si sentì chiamare per
nome. Esterrefatta la giovane alzò lo sguardo e vide tra i rami del noce
una Signora di ineffabile bellezza e tutta splendente. La Signora era
vestita come le suore del Terz'Ordine dei Servi di Maria ed indossava una
veste nera, cinta ai fianchi, un nero ed ampio mantello le copriva il
capo, mostrando appena due lunghe chiome di capelli dorati che le
scendevano sugli omeri e sul petto. Il viso della donna era di particolare
bellezza, ancorché rigato dal pianto.
Se i sanpolesi avessero eseguito gli ordini ricevuti sarebbero stati felici, altrimenti guai a loro. San Polo Mentre stava pronunciando queste parole, la Vergine scoprì il suo petto lacerato da flagelli e mostrò le ginocchia sanguinanti implorando la giovane di riferire le sofferenze da lei sopportate per placare l'ira di Dio, sdegnato contro gli abitanti del luogo, e di raccontare quanto aveva visto ed udito da quel noce. Dato che Giovanna si stava attardando a piegare il panno ormai asciutto, la Madonna la incitò a lasciar perdere ed a correre in paese ad eseguire i suoi ordini. La contadinella fuggì di corsa a San Polo per rivelare quanto era accaduto nei due giorni. Tornata poi sul campo trovò la tela già piegata. Da queste ierofanie nacque dunque la devozione per la Madonna della Noce. Il dipinto originale Subito dopo questi fatti il popolo di San
Polo, ravveduto, costruì lo stesso anno sul luogo dell'apparizione un
piccolo santuario, mentre nei pressi della chiesetta i Servi di Maria
edificarono un piccolo convento, che successivamente fu soppresso da
Innocenzo X nel 1652 insieme a 101 altri conventi minori. Questo quadro, però, non era
l'originario, ma una copia tarda, fatta probabilmente dopo la soppressione
innocenziana. L'originale, proveniente da S.Polo, finì sul mercato
antiquario e fu acquistato negli anni '50 dall'allora Soprintendenza delle
Gallerie del Lazio, restaurato nel 1957 fu riconosciuto come l'originale
di S. Polo. Il dipinto, una tempera su tavola, datato ai primi decenni del
'500 e attribuito ad un ignoto pittore laziale, ha le dimensioni di cm.
178x134 compresa la cornice originale e rappresenta, pur nelle attuali
cattive condizioni di conservazione, in modo fedele ed attento le
ierofanie originarie. La tavola fu nel 1960 assegnata al museo civico di
Rieti, mentre è attualmente conservata presso la Galleria d'Arte Antica di
Palazzo Barberini in attesa di ulteriori più approfonditi restauri .
Fonte:
www.sabina.it |