Carissimi Fratelli e Sorelle!
1. Vi sono grato dell'accoglienza che mi avete
riservato in questa vostra bella Città, che si trova al centro, o,
per dir meglio, al cuore del Tigullio, un golfo rinomato in tutto il
mondo per il suo mare, le sue scogliere, i suoi uliveti, le sue
pinete, e, soprattutto, per la sua gente laboriosa e buona.
Ringrazio particolarmente il signor Ministro, venuto
in rappresentanza del Governo, ed il Signor Sindaco per le nobili
espressioni di saluto che mi hanno rivolte, e tutte le altre
Autorità di ogni ordine e grado che, insieme con Mons. Alberto Maria
Careggio, vostro Pastore, mi fanno l'onore della loro presenza.
Ringrazio e saluto cordialmente tutti e ciascuno di
voi, cari cittadini chiavaresi, con gli altri amici qui accorsi per
la circostanza. Vi saluto come popolo di questa privilegiata città e
regione, ma anche come popolo di Dio raccolto in questa Chiesa
locale, che ha il suo centro nella cattedrale-santuario di Nostra
Signora dell'Orto. In questo santuario sto per entrare, e lì
pregherò davanti all'icona di Maria dipinta nel 1493 da un artigiano
chiavarese: un'icona, dunque, che è presente in mezzo a voi ed è qui
venerata da oltre mezzo millennio.
2. Vi confesso che, se provo una grande gioia ogni
volta che mi è dato di visitare la cattedrale di una Chiesa locale,
perché ho l'impressione di confermare così i vincoli di comunione di
quella Chiesa con l'unica Chiesa santa, cattolica, apostolica, che
professiamo nel Credo, la gioia diventa commozione profonda quando
si tratta di una Chiesa espressamente dedicata alla Madonna. Nel
presente caso, poi, si tratta di una cattedrale, che nella
dedicazione a Maria coinvolge tutta la diocesi chiavarese, la quale,
peraltro, comprende nel suo ambito ben altri dieci santuari mariani,
tra cui sono lieto di nominare almeno quello di Nostra Signora di
Montallegro, nel territorio della vicina Rapallo.
Il titolo di Madonna dell'Orto, originato dal fatto
che il dipinto del Borzone si trovava sul muro di quello che era
chiamato Orto del Capitano, ci porta a pensare ai giardini ed agli
orti presenti nella storia della salvezza: da quello dell'Eden,
luogo di innocenza e di felicità dei progenitori, ma divenuto ben
presto luogo della disobbedienza e del peccato, a quello del
Getsemani, dove il nuovo Adamo, Cristo Gesù, avviò la fase decisiva
della redenzione soffrendo fino a sudare sangue (cfr Lc 22,44), al
giardino che dovrebbe essere l'anima di ogni cristiano, per essere
degno di accogliere Cristo insieme a sua Madre.
Fortunata, dunque, questa diocesi che nelle sue
strutture visibili, ma soprattutto nell'invisibile mistero della sua
realtà spirituale, aspira ad essere il giardino di Maria: Hortus
conclusus, come cantate volentieri specialmente nelle "feste di
luglio", fons signatus, o Maria! Emissiones tuae paradisus. "Paradisus":
un nuovo giardino di innocenza e di gioia.
3. Questa visione di cielo non ci distoglie dalla
consapevolezza dei problemi e delle difficoltà che accompagnano
l'esistenza quotidiana sulla terra. Penso, in particolare, ai
problemi che investono la società nel suo insieme. Anche in questo
vostro golfo non mancano, almeno come riflesso di crisi in ambiti
più vasti, seri motivi di preoccupazione. Voi vi interrogate, ad
esempio, sul futuro delle nobili tradizioni dell'artigianato, del
commercio, dell'agricoltura nelle sue forme locali, non sostituite
adeguatamente dai nuovi sistemi di lavoro e di applicazione
tecnologica. Se continua a prosperare il turismo attratto dalla
bellezza dei luoghi, i periodi di riposo e di vacanza vengono spesso
sensibilmente ridotti in ragione dei costi sempre più alti.
Di conseguenza, anche qui vi sono difficoltà
notevoli nel procurare a tutti, e specialmente ai giovani con titoli
di studio, un lavoro adeguato. Per l'imprenditoria e il commercio,
poi, la difficoltà è determinata dalla carenza di adeguate
disponibilità finanziarie. C'è, infine, il rischio della cosiddetta
"povertà delle famiglie", che è in crescita secondo recenti
statistiche, a motivo dell'aumento delle persone anziane e sole.
4. Voi mi capirete se, anche in questa circostanza,
ricorderò i nodi etico-sociali a cui sono legati molti dei fenomeni
menzionati. Come non accennare, ad esempio, alla caduta della
cultura della vita con la conseguente denatalità, quando si cercano
le ragioni profonde della stessa crisi economica? E chi non
riconoscerebbe una insufficiente solidarietà sociale alla radice
della carente collaborazione nell'affrontare i nuovi, imponenti
problemi economici, sociali, politici? Scendendo ancor più in
profondità, è nel venir meno del senso religioso e della connessa
sensibilità etica che va cercata la spiegazione di tante difficoltà
che affliggono il nostro tempo nell'ambito sia familiare che
sociale.
Voi Chiavaresi, voi tutti che siete legati per
ragioni varie a questa città e ai suoi abitanti, avete avuto la
prova storico-sperimentale della necessità e dei benefici della
religione nel segno della Madonna dell'Orto: nel suo sorriso di
Madre buona e gentile, nella sua mano benedicente insieme con quella
del Bambino. Voi tutti sapete che, pur dovendo ciascuno di noi
impegnarsi con ogni energia per far sì che si rinnovi una società
solidale nella giustizia e nell'amore, tuttavia è necessario
incessantemente ricorrere a Colei che, quale Madre potente e
benigna, può assicurare fecondità ai nostri sforzi. Lo avete toccato
con mano molte volte nella vostra storia.
Voglio qui ricordare soltanto quel 25 agosto 1835,
quando su questa stessa piazza sant'Antonio Maria Gianelli, allora
arciprete di Chiavari, poté annunciare che la grazia della
preservazione dal colera era stata ottenuta dalla Madonna dell'Orto
e dal Santissimo Crocifisso portato nella processione penitenziale.
L'arciprete aveva visto e annunciato il ritorno delle rondini. Da
allora avete parlato del "miracolo delle rondini", al quale un
vostro illustre musicista, il maestro Campodonico, per tanti anni
organista della cattedrale, dedicò un ispirato oratorio, "Le
rondini della Madonna", eseguito più volte tra queste mura.
5. Preghiamo tutti per ottenere che quel "miracolo"
si rinnovi nella nostra società, come liberazione "a peste, fame
et bello", secondo l'antica invocazione delle Litanie dei Santi.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di liberazione da vecchie e nuove
epidemie, da antiche e nuove forme di guerra. Abbiamo bisogno di una
buona organizzazione dell'economia, ma soprattutto del risanamento
dei costumi quale necessaria premessa di una società più giusta e
solidale.
Per tutto questo chiediamo alla Madonna, nelle
Litanie Lauretane: Auxilium christianorum, ora pro nobis. E voi,
Chiavaresi, per un'antica concessione della Santa Sede, aggiungete:
Regina Advocata nostra, ora pro nobis (cfr S.C. dei Riti, 1·
settembre 1782).
Nelle mani e nel cuore di questa Regina e Avvocata
metterò tutti voi, inginocchiandomi dinanzi al trono che le avete
eretto nel vecchio "orto del Capitano". "Proteggi - le dirò - tutti
questi tuoi figli pieni di speranza in Te: o clemente, o pia, o cara
Madonna dell'Orto, o dolce Vergine Maria!".