Il Miracolo della "Madonna dell'Oliva"

in una

Lauda Assisiana Quattrocentesca


(Trascrizione di Francesco Santucci)

Nel 1999, è caduto il sesto centenario del moto dei "Bianchi" (1399), al quale l'accademia Properziana del Subasio (in Assisi) ha dedicato molta attenzione.

Una ricerca sul "passaggio dei Bianchi" in Assisi è ancora da fare, come, del resto, è da approfondire lo studio sull'origine e sui caratteri di quel movimento penitenziale e di devozione, dal quale - come un cronista del tempo ebbe a scrivere - Europa commota est -.
Esiste, comunque, un volumetto a stampa del 1920, recante la trascrizione quasi integrale ed il sommario esame di un "corpus" di laude quattrocentesche tratte dal codice 4061 della Casanatense di Roma, fino ad allora inedite, con la seguente scritta sul dorso della legatura: Poesie dei Bianchi d'Assisi, ma senza altre indicazioni sulla loro provenienza e sull'associazione laicale del 1399, nel cui ambito quelle laude erano state composte.

Circa l'origine della raccolta, "essa si rivela per i caratteri linguistici e fonetici indubbiamente umbra".
A me pare di poter dire di più: essa è quasi sicuramente assisiana. E ciò non tanto per le indicazioni toponomastiche delle laude 3 e 19, quanto, soprattutto, per le caratteristiche linguistiche, riscontrabili anche nei codici assisiani in volgare trecentesco, di cui siamo a conoscenza. Si interessò del codice anche il Fortini, ma limitatamente alla lauda XIX, riguardante il miracolo detto della "Madonna dell'Oliva", avvenuto, secondo la tradizione e la stessa lauda, in territorio d'Assisi. Per mostrare in qualche modo l'assisanità del codice, riproponiamo in questa sede la trascrizione della lauda anzidetta.

LAUDA XIX (cod. Csanatese 4061)

Apparve la Vergen gloriosa
de Jhesù Christo e vera sposa
ad un fantin sença pecchato.
Apparve…

5 Quando el fantin vidde Maria,
lagremando sbauctìa;
verso el patre se n' fogìa,
che la sèpe avia tagliato.
Adparve…

10 Vedendo el patre el suo figliolo,
che piagnìa con gran dolo
luy si prese e demandòlo:
<<Perché fugge? Chi t'à cacciato? >>
Adparve…

15 Respunse el figliolo: <<Vide quella,
vestita de bianho, tanto bella,
che reluce più che stella,
che più volte m'à chiamato>>.
Adparve…

20 Disse el patre: <<Ay tu paura,
ch'ày cangniata tua figura?
Ch'io non vegio criatura,
veramente tu se' impaççito>>.
[Adparve…]

25 El figliolo disse: <<Ad quell'oliva
vidila ch'è biancha e viva;
et colla man che a llie arriva
spesso spesso m'à acennato>>.
Adparve…

30 Allora el patre: <<Non dubitare:
io te verrò ad co(n)pangniare.
Vanne tosto a lie a parlare
et oderay el suo dictato>>.
Adparve…

35 Verso l'oliva, ove stava,
chiasscheun de loro se n'andava.
Allora Maria acennava
che non vada aco(n)pangniato.
Adparve…

40 Essendo el fantin molto lieto
disse al patre: <<Facte arieto;
dalla sua parte io te 'l veto
che retri un pocho da lato>>.
Adparve…

45 Subito el patre volentie(re),
non vedendo tal mestie(re),
tràssese en parte con sospire
e fosse un pocho delongato.
Adparve…

50 Maria disse: <<Filgliolo mio,
benedetto si' da l'alto Edio>>.
E da la croce el benedìo.
En cotal modo gli à parlato:
Adparve…

55 <<Vanne, figlio, et non tardare,
nella ciptà ad nuptiare
che tutte debbian repilgliare
el vestire bisncho ch'òn lassato.
Adparve…

60 Et per quiste nove dine
che facto ànno dessciopine,
tanto eran de pecchati pine,
el mio Figliolo non è placato.
Adparve…

65 Et però sey altre giurne
ad vistir biancho ciasschun turni,
gridando sempre como corni:
- Misericordia, Edio beato!
Adparve…

70 Et dentorno ai convercine
vadan le sere e le matine,
mectendo pace fra tapini,
che lor core ànno endurato.
Adparve…

75 Et che sença fare contesa
ciasscheuno perdune ongnie offesa
stando con consientia accesa,
perché 'ro sia perdonato.
Adparve…

80 Et quel che l'altruy à tolto,
se vole esse' assiolto,
rendalo cun lieto volto,
se non vole esse' da(n)pnato.
Adparve…

85 Chi q(ui)ste cose non farane
de morte subbiatana morrane,
et a lo 'nferno n'andirene,
et lì serà ben tormentato.
Adparve…

90 Et q(ue)sto non tenere credença,
dillo a ciasschun sença temença,
adciò che lla crudel sentençia
revochi el mio Figliolo piagato».
[Adparve…]

95 «Volontier - disse el fantino -
tosto prenderò camino.
Et ad grande e a picchílo
ciò serà manefestato».
Aparve...

100 Allora la Vergene fiorita
dal fantin fe' departita
et fo de subito sparita.
El filgliolo al patre fo tornato.
Adparve...

105 «Chi ha parlato, filgliolo, teco?
- disse el patre - dillo mecho;
forsa so' venuto cecho,
ch'io non vide chi si' stato».
Adparve...

110 Respuse el fantin, ch'era puro,
al patre chiaro e sciguro:
«Patre mio, non te sia duro
se ciò veder non t'è lasato.
Adparve...

115 Quella è la Vergene biata,
matre de Christo, nostra advochata,
che m'à posto una i(n)bassiata,
ch'io faccia al mondo tribulato.
Adparve...

120 Et Q(ue)lla Vergene benedecta
biancha era, pura e necta,
nel vestire non maculeta,
che de bianche osie era ornata.
Aparve...

125 Et sì me disse veramente
ch'io decesse ad honne gente
che ancho el suo Filgliolo piangente
verso el mundo era turbato.
Adparve...

130 Et però ciascheun, da novo,
se re(n)bianche como l'ovo
per sey dì; e questo trovo
per suo amore sia portato.
Aparve...

135 Et, facto q(ue)sto, credo fare
questa sententia revocare,
che data è per lo mal fare
dal suo Filgliolo dilectoso>>.
[Aparve..]

140 Et però tuct'i pecchaturi,
retornati de buon core,
ad Jhesù nostro criatore
chiasceun sia deliberato.
Aparve...

145 Et ciasceun sia palese
che aparve nel conta' d'Asisie.
Christo, che in croce se stese,
ne faccia el core humiliato.
Aparve...

150 Amen. Deo gratias.

Fonte: www.sabina.it

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