Nel 1500 il territorio tra Carmagnola, Sommariva del Bosco e Ceresole d’Alba è campo di battaglia tra l’esercito spagnolo ed imperiale di Carlo V e l’esercito francese di Francesco I; il 12 ed il 14 aprile 1544 avvengono gli scontri più violenti e tragici, uno a Ceresole d’Alba, e l’altro tra Ceresole e Carmagnola. Quest’ultimo combattimento è tanto violento da essere definito da G.Casalis, nel Dizionario geografico-storico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna: “il più grande e decisivo di quanti a quell’età si siano ingaggiati in questa parte d’Italia”. Basti dire che rimangono uccisi sul campo migliaia di soldati. Nei due luoghi degli scontri, alle porte del paese, vengono ben presto eretti due piloni votivi consacrati alla Madonna, uno tra Ceresole e Carmagnola (zona del Mombelletto), e l’altro tra Ceresole e Sommariva del Bosco (zona del Margheritone). Il primo Pilone passa alla storia come il Pilone della Madonna della Rosa, perché l’affresco che vi è raffigurato riproduce la Madonna avvolta in manto azzurro che regge sul braccio sinistro il Bambino Gesù, e nella destra una rosa. Con il passare degli anni, il Pilone viene progressivamente dimenticato e trascurato, tanto che la vegetazione del vicino bosco lo avvolge completamente e lo soffoca. Solo un secolo dopo, nell’agosto del 1644, “mentre che il Pilone a pena si vedeva da’ passeggeri (tanto erano cresciute le spine intorno a quello)” (1) avviene il primo fatto straordinario. Una giovane ragazza di Canale, di nome Caterina, mentre si reca al mercato di Sommariva del Bosco per vendere della frutta, è avvicinata, ai margini della foresta del Paulorio, da due soldati mercenari che sorvegliano la zona, e che non nascondono le loro cattive intenzioni. Caterina spaventata, sentendosi senza via di scampo, si inoltra nel bosco e cerca rifugio ai piedi del Pilone invocando la Madonna. I soldati malintenzionati la seguono “con pensiero di farla bersaglio de’ suoi impudichi voleri”, ma di fronte al Pilone i loro cavalli rimangono “immobili come due sassi”, nonostante gli incitamenti. La ragazza riesce così a fuggire ed a mettersi in salvo. A Ceresole la notizia del fatto subito si propaga, e la gente, con a capo il Parroco, Reverendo don Giovanni Battista Baralis di Lucerame Nizzardo, corre sul posto e constata quanto riferito. I due soldati stessi, pentiti, riconoscono la loro colpa e confermano con il loro racconto le circostanze del miracolo. L’entusiasmo della gente ha come primo effetto la liberazione del Pilone dai rovi che lo soffocano, quindi il Comune di Ceresole, in accordo con il Parroco, decide di costruire una Cappella che incorpori il Pilone; il 5 agosto dell’anno seguente 1645 viene già celebrata la prima Messa a ricordo del miracolo. I lavori proseguono negli anni successivi; la Cappella viene ampliata e nel giro di soli tre anni diventa, su progetto di Mastro Simone Scoazzino di Carmagnola, un Santuario, inaugurato la prima domenica di settembre del 1647. Prendono parte alla funzione migliaia di pellegrini provenienti da ogni parte del Piemonte, e tra la grande commozione dei presenti, la Madonna è proclamata “Patrona del paese”. Ancora oggi sul marmo della pala d’altare possiamo leggere l’antica scritta: “Rosa mistica, Ceresoliarum Patrona”. Al termine della Messa viene letta la Bolla pontificia che concede, per i sette anni successivi, l’indulgenza plenaria a tutti i pellegrini presenti alla festa, fissata per la prima domenica di settembre. Intorno alla Chiesa vengono costruiti i portichetti per accogliere i pellegrini che affluiscono in modo sempre crescente, e sul lato sinistro sono edificate due camere per il custode. Il primo custode è un eremita dal nome Francesco al quale nel 1649 subentra il cappellano P.Anselmo di S.Michele, Agostiniano Scalzo che, negli anni in cui è rettore, fino al 1662, raccoglie le testimonianze riguardanti le guarigioni ed i fatti più significativi che avvengono per intercessione della Madonna e scrive il primo libro sul Santuario, intitolandolo “La mistica città di rifugio eretta dalla Gran Madre di Dio nelli confini di Ceresole sotto titolo della Madonna del Pilone, con una raccolta delle Grazie operate in quel Venerando Luogo”. Nella Bibbia, le Città di rifugio sono le sei città fondate da Mosè, nelle quali, chi avesse ucciso involontariamente qualcuno, poteva trovare rifugio. Per P.Anselmo il titolo del libro vuole significare tre realtà: 1) Il paese di Ceresole è stato scelto dalla Madonna per effondere le sue grazie sugli uomini, ed è pertanto territorio sacro a Dio. Per questo Ceresole diventa Città di rifugio nella quale “gli uomini non devono temere la giustizia divina, perché godono di una protezione soprannaturale”. 2) Città di rifugio è poi il Santuario, luogo sacro a Dio e rifugio dei pellegrini e dei cristiani, eretto “nelli confini di Ceresole sotto il titolo della Madonna del Pilone”. 3) Mistica Città di rifugio è poi Maria che ha scelto il paese di Ceresole, lo presidia e lo custodisce, affinché chiunque ricorre a Lei abbia protezione spirituale contro il maligno, e possa sfuggire lo sdegno e l’ira divina: “acciò gli peccatori si schermissero dall’ira di Dio”. Il Santuario della Madonna della Rosa di Ceresole è ancora oggi centro di spiritualità e di devozione mariana. All’inizio del mese di maggio, ogni anno, la statua della Madonna della Rosa è portata processionalmente dal Santuario alla Chiesa parrocchiale dove rimane venerata per tutto il mese mariano, ed al termine viene ricondotta con grande solennità al suo Santuario. La seconda domenica di settembre si svolge con grande solennità la festa annuale che termina con il tradizionale bacio della Rosa d’oro. Il Santuario della Madonna della Rosa di Ceresole d’Alba è stata Chiesa giubilare per il Grande Anno Santo del 2000. Don Mario Morra SDB (1) P. Anselmo di S. Michele, “La mistica città di rifugio. Il primo Documento sul Santuario di Ceresole d’Alba - 1666” a cura di Alberto Lusso (Gribaudo Cavallermaggiore, 2000). Fonte: rivista "Maria Ausiliatrice", gennaio 2000 |