Il massacro nella chiesa di Kibeho

- La passione del Rwanda -

Fui pure sorpreso e sconvolto, quando questo paese esemplare cadde in un improvviso scatenamento di violenza che nulla lasciava attendere in questo paese ben guidato da una Chiesa esemplare.

Il "diavolo", il cui nome greco, diabolos, significa il divisore, ha il genio di distruggere, opponendo le famiglie e le comunità, le nazioni e le etnie, con un particolare accanimento contro tutto ciò che minaccia il suo regno e con un odio prioritario per la Chiesa. malgrado la vittoria della croce, Cristo non ha incatenato il demonio, ne rispetta la libertà che Egli ha creata, fino alla fine del mondo.

Questo scatenamento di violenze sanguinarie, causa di esili massicci verso i paesi vicini, sovraffollati per tale affluenza, dove molti morirono, fu per l'opinione mondiale, che non cerca la profondità, uno scandalo assai abusato, talvolta sprezzante.

La Vergine aveva avvertito, (più chiaramente che a Medjugorje), di questa minaccia contraria al Suo messaggio di pace. Padre Gabriel Maindron aveva dato prova di molto coraggio e di oggettività, dando notizia sette anni prima di queste cose strazianti percepite dai veggenti il 15 agosto 1982, per "8 ore".

"Le ragazze vedevano immagini terrificanti: fiumi di sangue, persone che si uccidevano tra loro (...), fuoco dappertutto, cadaveri abbandonati senza alcuno per seppellirli (...), corpi decapitati. La folla presente quel giorno (circa 20.000 persone) ha conservato un'impressione di paura o di panico e di tristezza" (Les apparitions de Kibeho, 1984, p.183).

Padre Maindron non comprendeva nulla di quanto scriveva. I suoi lettori, terrorizzati da questa apocalisse inverosimile, si domandavano se egli non drammatizzasse, ma il dramma si è realizzato alla lettera, poco dopo la fine delle apparizioni pubbliche.

La cosa più sconcertante e peggiore è che Kibeho stessa non è stata preservata dall'orrore: più di 10.000 tutsi rifugiati nella parrocchia di Kibeho vi furono massacrati nell'aprile 1994. Coloro che si barricarono all'interno della chiesa vi furono bruciati vivi; un anno dopo seguì un altro massacro di più di 8.000 hutu sulla piazza stessa delle apparizioni: uno scandalo incomprensibile come la tortura e la morte di Gesù Cristo sotto gli occhi della Vergine, in contrasto con le promesse ricevute all'Annunciazione:

Siederà sul trono di Davide suo Padre e il suo regno non avrà fine (Lc 1,32),

come l'ha sottolineato Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater. Lei aveva ricevuto anche, è vero, la predizione delle "contraddizioni" e della spada dei dolori che trafiggerà la sua vita.

Maria non ha potuto fermare le violenze in Rwuanda, come non poté fermare lo scatenamento contro Suo Figlio sul Golgota.

Il merito maggiore di monsignor Misago, uomo di profonda cultura e vita spirituale, fu di assumere di petto questo scandalo, alla luce della croce che è il fondamento stesso del cristianesimo. Ha saputo far prendere coscienza di questo mistero che c'impegna, sulle tracce di Cristo e della Vergine. Il combattimento del serpente contro la Donna (Gen. 3,15), del dragone contro la Madre del Messia e della Sua discendenza (Ap. 12,1-20), durerà fino alla fine del mondo, non senza la vittoria dei martiri.

Tratto dal libro:

"Le apparizioni della Madonna in Africa: Kibeho" ; di padre Gianni Sgreva - passionista -

Ed. Shalom, 2004

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