La Madre di Dio nel culto orientale: La Vergine "Sorgente di Vita"

Istambul - Turchia

Mosaico della Madre di Dio con il Bambino Gesù, tra l’Imperatore Giovanni II Comeno
e l’Imperatrice Irene
[sec. XII] – Chiesa di Santa Sofia, Istanbul.

La singolare storia dell’unico Santuario mariano rimasto di Costantinopoli, gloriosa sede del Patriarcato ecumenico – Per il continuo grande afflusso di malati, è detto la "Lourdes dei Bizantini".

La Turchia moderna, Stato geograficamente asiatico ma che aspira a far parte dell’Europa allargata, possiede già al di là dei Dardanelli un territorio appartenente alla vecchia Europa e comprendente la città di Istanbul: la Costantinopoli che è stata per dieci secoli Capitale dell’Impero bizantino, fondato da Costantino. Il cambiamento del nome avvenne con la conquista turca della Città nel 1453 e la sua trasformazione in Capitale dell’Impero ottomano, fino al cambiamento di questo, nel 1924, in uno Stato laico che porta il nome di Repubblica di Turchia, con relativo trasferimento della sua Capitale nella città asiatica di Ankara.

Qui tratteremo dell’unico Santuario mariano rimasto a Istanbul, quello che porta il nome greco di Madonna della "Zoodochos Pege", ossia della "Fonte viva" [o "Sorgente di Vita"].

Storia del Santuario

L’origine del Santuario è legata alla presenza a Costantinopoli di una fonte di acqua miracolosa. Secondo la tradizione, il futuro Imperatore Leone I (457-474), ancora semplice soldato, nelle vicinanze della Capitale si era imbattuto in un cieco che aveva smarrito la strada e gemeva per la gran sete; volendo aiutarlo, ma non trovando acqua nei dintorni, udì una voce che gli indicò lì vicino una polla d'acqua seminascosta. Il cieco poté così dissetarsi e, lavandosi il volto, riacquistò miracolosamente la vista. Divenuto Imperatore, Leone I fece costruire una chiesetta in onore della Madonna, dandole il nome di "Zoodochos Pege" [ossia "Sorgente di Vita"]. Nel secolo VI l’Imperatore Giustiniano (527-565) la trasformò in una grande Basilica, dotandola di annesso Monastero. Da allora il Santuario-Basilica divenne meta di pellegrinaggi per gli Imperatori, che vi si recavano con solenne pompa più volte l’anno, e luogo di molti miracoli di guarigione, che non sarebbero mai cessati: nel secolo XIV, Niceforo Callisto, autore dell'Ufficio della festa, ne elenca sessantatre, quindici dei quali avvenuti mentre egli era in vita.

Nel 1453 i Turchi musulmani, dopo un lungo assedio alla Capitale bizantina, conquistano Costantinopoli, che viene saccheggiata dalla soldatesca infuriata per la sua lunga resistenza. Saccheggiarono Chiese, Monasteri e Conventi; depredarono case e palazzi, portandone via non solo il contenuto, ma anche gli abitanti rimasti senza nessuna difesa.

La Miracolosa fontana " Zoodochos Pege [Sorgente di Vita]" nella Cripta del Santuario di Balilkli, Istanbul.

Quelli che si erano rifugiati nella Cattedrale di "Santa Sofia" furono barbaramente trucidati. Le Chiese, compresa la stessa Cattedrale, quando sono rimaste in piedi, furono trasformate in Moschee. Dei numerosi Santuari mariani esistenti, l’unico rimasto è quello della "Fonte Viva", sia pure dopo alterne e terribili vicende.

Infatti, anche questo il Sultano aveva dato ordine di distruggere, usandone i materiali per la costruzione di una Moschea. Più tardi i Cristiani poterano costruire una chiesetta annessa alla fonte miracolosa, anche questa distrutta nel 1821; ma i Cristiani ottennero dal sultano Mahmoud II (1808-1839) di ricostruirla ancora. I lavori si conclusero il 30 dicembre 1834 e il patriarca Costandinos II poté presiedere la cerimonia della Dedicazione alla presenza di dodici Arcivescovi e di una grande folla di Sacerdoti e laici.

Il Santuario continua ad essere mèta ininterrotta di Pellegrinaggi, soprattutto in occasione della sua festa liturgica. Posto fuori della "Porta di Silivri", nel quartiere detto "Balilkli" [per cui la Madonna che vi si venera è chiamata anche "Balilklitissa"], esso si compone non solo della Chiesa e della fonte sottostante, ma anche di un Camposanto che raccoglie le tombe di un gran numero dei Patriarchi di Costantinopoli.

Frequentatori del Santuario sono in maggioranza Pellegrini greci, non solo di Costantinopoli, ma anche delle vicine terre del Mar della Marmora e delle Isole Cicladi. Per il continuo grande afflusso di malati, Balilkli è stata chiamata anche la "Lourdes dei Bizantini". L’infermo che vi giunge viene bagnato in una specie di piscina alimentata dall’acqua della fonte; si versa poi per tre volte l’acqua miracolosa sulle membra dolenti, e se ne fa bere al malato che viene poi avvolto da un telo bagnato che si lascia asciugare sul corpo.

Madonna "Sorgente di Vita" nei mosaici della Chiesa "San Salvatore in Coro", presso il Santuario.

La festa liturgica bizantina e il tema iconografico

Anticamente, la festa liturgica si celebrava il 9 luglio e l'8 gennaio, oltre alla data mobile attuale del venerdì dopo Pasqua. Si finì però per privilegiare quest’ultima data per l'afflusso dei Pellegrini a Costantinopoli durante il periodo pasquale. La festa ha un proprio Ufficio liturgico, anche se è piuttosto ridotto per la sua coincidenza con la settimana di Pasqua. I testi sono di una rara bellezza: ispirandosi alla fonte miracolosa, celebrano la Madre di Dio "Sorgente di Vita", vista sotto il duplice aspetto di colei che riceve da Dio la vita, che è Cristo, e di colei che la dà alle anime, come esprimono i testi liturgici.

Il Tropario della festa così invoca Maria: "Tu che hai generato la Pioggia sovraceleste, ti sei dimostrata Fonte che fa scorrere la vita, o Vergine, e sempre tu fai sgorgare per noi dalla tua fonte il nettare dell'immortalità, l'acqua zampillante verso la vita con flussi melliflui. Bevendone, noi ti acclamiamo: Ave, o Fonte della Vita! ".

Il Kondakion e l’ Ikos, a loro volta, prendendo in prestito il ritmo poetico dell'Acatisto, celebrano la Fonte identificata con Maria. L'Autore ricorre ed accumula molte immagini e figure tratte dalla Scrittura e dalla natura, il tutto espresso in poetiche salutazioni [chairetismi o Ave]. Il Santuario e la festa liturgica della Madonna "Fonte di Vita" hanno costituito una ispirazione feconda di raffigurazioni presenti non solo sui muri, in affresco e mosaico, ma anche su tavole lignee, icone grandi e piccole, che i Pellegrini trovavano nel Santuario e portavano a casa per loro propria devozione e quella dei loro cari.

Le prime raffigurazioni della Madonna "Sorgente di Vita" conosciute nel mondo bizantino sono quelle dei tipi iconografici mariani abituali [quali l'Odigítria, l'Eléousa, ecc.], con netta preferenza per il tipo dell’Orante, con o senza il Bambino in grembo. [La più antica immagine di quest’ultimo tipo si riscontra in un mosaico della Kariye Djami di Istanbul, risalente al secolo XIV]. L'immagine si distingue dalla sola iscrizione posta ai lati del capo della Madonna, composta dalle iniziali del nome di Maria e dal nome aggiunto, così: "Madre di Dio - Zoodochos Pege [o Sorgente di Vita]".

Un nuovo tipo di "Madonna Sorgente di Vita" sembra abbia fatto la sua comparsa nel secolo XVI. La più antica raffigurazione conosciuta risale al 1555: si riscontra in un affresco del parecclísion di San Giorgio nel Monastero athonita di San Paolo: Maria è seduta maestosa in una grande vasca di fontana simile alla fonte battesimale; è del tipo dell'Orante-Platytera [cioè: "più vasta dei cieli"] e tiene in grembo il Bambino. L'iscrizione è la stessa incontrata nelle raffigurazioni precedenti. Il tipo iconografico della Madonna "Sorgente di Vita", che si ritrova nelle numerose icone dei secoli XVII-XIX e in quelle che vengono tuttora dipinte in Grecia e nel mondo ortodosso, è stato codificato nei manuali di pittura. Quello greco del monaco athonita Dionisio da Furnà, intitolato "Ermeneutica della pittura", del secolo XVIII, propone agli iconografi il seguente schema:

"Una piscina tutta d'oro e la Madre di Dio nel mezzo, con le mani tese in su e, dinanzi a lei, Cristo che benedice con ambo le mani e tiene sul petto l'Evangelo con la scritta: "Io sono l'acqua viva", e due Angeli che tengono con una mano la corona al di sopra della testa della Vergine e, con l'altra, cartigli che dicono, uno: "Salve, fonte immacolata e vivificante", e l'altro: "Salve, sorgente immacolata, che hai ricevuto Dio". Sotto il fonte battesimale una cisterna con acqua e tre pesci dentro e, dall’una all’altra parte di essa: Patriarchi, prelati, sacerdoti, diaconi, Re e Regine, Principi e gran dame che si lavano e bevono con coppe e bicchieri, e molti infermi e paralitici che fanno lo stesso. Infine, sono raffigurati un sacerdote con una Croce che benedice un indemoniato, portatogli dinanzi per essere liberato dalla possessione diabolica, ed un capitano di vascello che versa l'acqua sul tessalo risuscitato" [cfr. Dionisio da Furnà, Ermeneutica della pittura, p.194].

Da notare che la presenza dei pesci nella vasca non è simbolica, perché i pesci esistono davvero nella piscina del Santuario: proprio per questo il quartiere dove esso si trova ha meritato di essere chiamato dai turchi "Balilkli", che in turco significa "dei pesci".

Il tema "Maria Sorgente di vita" in Oriente e in Occidente

Il titolo di Maria "Sorgente di vita" è molto antico e pieno di risonanze bibliche e patristiche. Esso si ispira ad alcuni testi dell'Antico Testamento, quali ad esempio il ‘Cantico dei Cantici’ in cui la sposa è così descritta: "Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata... Fontana che irrora i giardini, pozzo d’acque vive e ruscelli sgorganti dal Libano" [Ct 4,12.15].

I Padri della Chiesa vi hanno ben presto visto la figura della Chiesa e di Maria. Verso la fine del secolo II ad esempio, Abercio, Vescovo di Gerapoli, poteva far scolpire su un epitaffio, conservato ora in Vaticano, le seguenti parole: "La fede ovunque mi guidava, e ovunque essa mi forniva in cibo un pesce di sorgente, grandissimo, puro, che la casta Vergine ha pescato, e distribuiva agli amici, tanto da cibarsene in perpetuo. Essa possiede un vino delizioso e lo dà con il pane".

Nel secolo IV Efrem Siro (+373) invoca così Maria: "Ave, Madre di tutti; ave, Sorgente di grazie e di consolazione per tutti". Nella seconda metà del secolo V, l'Autore anonimo dell’Acatisto celebra la Madonna come "Roccia dalla quale sgorgano le acque di vita", "Sorgente di latte e di miele" (stanza XI), "Fonte dei sacri misteri", "Sorgente di acque abbondanti", "figura dell'antica piscina", "Fonte che monda le anime", "Coppa che versa letizia" (stanza XXI). In queste invocazioni viene poeticamente messa in rilievo la molteplice funzione mediatrice di Maria in favore della Chiesa e dei fedeli: Maria è esaltata come fonte e sorgente di tutte le grazie. Anche l'Occidente latino, per celebrare Maria, è ricorso ad immagini quali "Fonte del giardino chiuso", "Pozzo di acque vive", ecc.

San Bernardo, il grande devoto della Vergine del secolo XII, ne ha illustrato il concetto nel suo celebre "sermone dell'acquedotto", traendone un paragone estremamente espressivo del ruolo mediatore di Maria. Dopo Bernardo, poeti e compositori di Laudi mariane abbondano in variazioni sul tema.

George Gharib

Fonte: rivista "Madre di Dio", marzo 2005

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