La
leggenda dell'apparizione della Madonna
sull'Isola di San Nicola
- Isole Tremiti -
- Metà del IV° secolo
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e la Chiesa di
Santa Maria a Mare |
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Verso la metà del IV°
secolo la Santa Vergine apparve ad un pio eremita che si era ritirato
sull'isola per indicargli il luogo dove era sotterrato un tesoro col quale
doveva costruirgli una chiesa.
L'eremita, temendo una
tentazione demoniaca, non ubbidì. La Madonna gli apparve nuovamente
intimandogli di obbedirLe. L'eremita allora scavò sul luogo indicato, dove
trovò una corona ingioiellata e dei vasi contenenti monete d'argento e
d'oro. Con le monete fece edificare la chiesa, mentre col diadema trovato
incoronò una statua della Madonna fatta innalzare sopra l'altare maggiore.
Notizie tratte dal libro:
"Apparizioni mariane" di M.Gamba.
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IL RIFUGIO DELL’EREMITA
di BARBARA CARAZZOLO
Secondo un’antica leggenda il primo ad abitare queste isole sarebbe stato
un contemplativo. Oggi le loro bellezze, della natura e della storia, ne
fanno una meta per turisti dal "palato fino".
Turchese? No, blu profondo. Cobalto? Magari verdeazzurro. Color zaffiro?
Verde smeraldo? Sì, forse, ma più trasparente. Come cristallo di rocca,
come un diamante. Gemme preziose, i colori del mare delle isole Tremiti.
Virano dal blu più profondo al verde più chiaro, acquistano il violetto
del sole al tramonto, rubano trasparenze alla sabbia più fine o alla
roccia bianca della scogliera, si impregnano del verde bruno delle alghe o
di quello tenero delle foglie delle roselline selvatiche che, in alcuni
punti, crescono quasi fin sopra al mare. E l’orgia di colori continua
sulla terraferma, soprattutto su una delle cinque isole che formano questo
piccolo arcipelago adriatico posto a poche miglia dal Gargano.
Di una, Pianosa, non parleremo affatto perché è completamente disabitata,
brulla e talmente piatta che la sua massima elevazione raggiunge appena i
quindici metri sul livello del mare, tanto che, nei giorni di burrasca, le
onde la scavalcano agevolmente. Dall’89 è riserva marina integrale ed è
vietata qualsiasi forma di accesso. Per giunta è talmente lontana dalle
sue sorelle che lo sguardo non la sfiora nemmeno nelle giornate più terse.
Quasi attaccate l’una all’altra, invece, San Domino, San Nicola, Capraia
(detta anche Capperaia per via delle piante di capperi che prima vi
crescevano rigogliose, anche lei disabitata) e il piccolissimo Cretaccio,
poco più grande di uno scoglio, brullo e destinato a sparire nel tempo,
visto che già oggi, da un anno all’altro, è possibile notare il suo
progressivo sbriciolamento dovuto al mare, al vento e alla fragilità della
sua roccia.
Ma più che sorelle queste isole sono sorellastre, tante sono le differenze
tra loro. La prima, San Domino, l’unica dove sorgono gli alberghi e i
piccoli residence che garantiscono i 2.500 posti letto di cui dispongono
le Tremiti, è un tripudio di verde. Quasi interamente coperta da una fitta
pineta che avvolge anche gli edifici e si spinge fin sopra le scogliere, è
stata soprannominata negli anni "la perla verde dell’Adriatico", "l’orto
del Paradiso" (ma ora non è più coltivata e vive di solo turismo), il
"regno d’Aleppo" dalla varietà predominante dei pini, quelli con gli aghi
lunghi, la chioma fitta e il profumo pungente. Profumo che si mescola con
armonia agli odori del sottobosco ricco di mirti, lentischi, rosmarini,
euforbie, cisti, orchidee e roselline selvatiche. È un profumo fragrante,
che impregna l’isola intera e riporta la memoria a qualche anno fa,
nemmeno tanti, quando anche in altre località marine le automobili erano
poche e l’odore di smog non aveva ancora spento il profumo degli alberi.
Non a caso l’accesso all’isola è consentito solo alle vetture dei
residenti, ma ogni albergo o pensione ha il proprio furgoncino per gli
ospiti.
San Domino, comunque, si gira tranquillamente a piedi, percorrendo le
decine di sentieri che entrano ed escono dalla pineta e arrivano spesso
fino alle baie, alle calette e alle grotte che orlano l’isola. Si può
anche affittare una mountain bike (si trovano proprio nella piazzetta
centrale, dove si svolge gran parte della vita sociale e notturna di San
Domino), mentre è quasi obbligatorio affittare un gommone (al porto
d’attracco dei traghetti) per poter visitare agilmente le tante grotte,
alcune davvero particolari, come quella del "bue marino", la "grotta delle
viole" o quella "delle rondinelle". Se non siete particolarmente in
confidenza con la guida di un gommone (l’impresa, però, è facilissima), al
porto organizzano dei giri guidati oppure accompagnano gli ospiti in una
delle spiaggette raggiungibili solo dal mare (speciale quella dei Pagliai)
e tornano a riprenderli all’ora stabilita.
In un modo o nell’altro un giro delle isole dal mare è d’obbligo vista la
ricchezza, la bellezza e la varietà di questa costa dove il vento e il
mare hanno dato alle rocce, nei secoli, forme bizzarre ben rese dai nomi
che la fantasia popolare ha attribuito a ciascuna di loro. C’è la "punta
dell’elefante", che sembra davvero un pachiderma gentile che bagna la
proboscide nell’acqua. C’è la "ripa dei falconi", una spaccatura in
verticale della costa alta circa 80 metri, dove nidificavano numerosi i
falchi e dove, in passato, venivano a rifornirsi i falconieri francesi. Ci
sono la "punta del diavolo" e quella della "provvidenza", la prima
chiamata così perché, quando c’è burrasca di scirocco, il mare in questo
tratto fa "il diavolo a quattro", mentre la seconda, che viene subito
dopo, rappresenta un rifugio riparato e tranquillo. Poi ci sono la "punta
del vapore", dove nel 1864 fece naufragio una nave a vapore inglese, e la
"cala degli inglesi", dove i naufraghi approdarono con una parte del
prezioso carico. E a proposito di tesori, l’isola ne è davvero ricca.
Sembra che in passato molti nobili longobardi abbiano approfittato della
potenza e della forza dei monaci guerrieri che abitavano l’isola di San
Nicola per custodire qui i loro favolosi tesori. "Punta del diamante" si
chiama così proprio perché vi è ancora nascosto un diamante di
straordinaria grandezza che qualcuno si diverte anche adesso a cercare.
La leggenda dell'eremita.
E d’altronde la storia
stessa dell’isola comincia, dice una bella leggenda riportata dalla
Cronica Istoriale di Tremiti scritta nel ’500 da don Benedetto
Cocarella, grazie al ritrovamento di un tesoro. Sembra che nel IV secolo
dopo Cristo le Tremiti, disabitate ma rifugio di corsari, fossero state
scelte come luogo di vita contemplativa da un eremita. Costui avrebbe
avuto, un giorno, l’apparizione della Madonna che lo esortava a scavare
nel suo luogo di preghiera per trovare un tesoro di monete e monili
preziosi con cui avrebbe dovuto edificare una chiesa in onore della
Vergine Maria. L’eremita, però, forse scettico sull’autenticità
dell’apparizione oppure poco incline ad abbandonare l’ascesi per
trasformarsi in costruttore, ignorò completamente l’invito.
La Madonna, allora, gli apparve una seconda volta "con viso alterato e
occhi sdegnati" per rimproverarlo della sua disobbedienza. Il povero
eremita si mise finalmente all’opera e, secondo la Cronica di don
Cocarella, il tesoro fu davvero trovato e il santuario costruito. Ma la
notizia del miracolo si diffuse in fretta, San Nicola fu invasa da
innumerevoli pellegrini e il sant'uomo fu costretto a chiedere aiuto
all’autorità del Papa, che decise di affidare il governo dell’isola, ormai
popolata, all’Ordine religioso dei benedettini.
Fine della leggenda e inizio della storia. I monaci, prima i benedettini,
poi i cistercensi e infine i lateranensi, fortificarono sempre più l’isola
di San Nicola (più piccola e impervia dell’altra) per difenderla dai
corsari, dai pirati dalmati, dai Turchi e dai Normanni, e in breve
l’abbazia diventò una vera e propria fortezza inespugnabile e ricchissima.
Alla fine del ’700 il dominio sulle Tremiti passò ai Borboni e l’isola
diventò una colonia penale, destinazione che continuerà ad avere durante
il Regno d’Italia e di tutta la dittatura fascista. Mussolini, in questa
cittadella fortificata metà carcere e metà terra di confino, continuò a
mandare detenuti comuni, deportati politici e perfino i prigionieri della
guerra di Libia, compreso il famoso capo dei ribelli Omar Pascià di
Bengasi.
Oggi San Nicola, che al contrario di San Domino è brulla e priva di
vegetazione d’alto fusto, è un magnifico monumento abitato. L’intera
isola, comprese le case dei tremitesi, è nell’abbazia fortificata dove è
tutto un susseguirsi di mura interrotte da feritoie e piombatoi (quei fori
dai quali veniva gettato olio bollente sugli assalitori), torri di
guardia, corti, antiche cisterne per la raccolta dell’acqua piovana,
alloggi per carcerati (con le finestre a bocca di lupo) e per carcerieri.
Al centro la chiesa di Santa Maria a Mare, costruita sopra le fondamenta
della vecchia cappella eretta dall’eremita.
Girare per queste strade acciottolate, affacciarsi dalle mura, sbirciare
dalle feritoie, occhieggiare dalle bocche di lupo è una vera magia, tanta
è la storia e le leggende che si concentrano in questi pochi metri
quadrati. E lo sarà ancora di più quando saranno terminati i restauri
dell’intero complesso e saranno aperte al pubblico le antiche sale,
destinate secondo i progetti del sindaco Antonio Greco ad ospitare anche
mostre e incontri culturali internazionali. Un pubblico che, come
purtroppo in tutte le piccole isole, tende a concentrarsi nei mesi estivi
soffocando la bellezza dei luoghi e godendo poco e in modo a volte
superficiale dell’anima profonda del posto. Sono troppi, infatti, i
visitatori "mordi e fuggi" che arrivano la mattina e ripartono la sera,
accontentandosi di un’occhiata veloce e ingorda e di un consumismo
turistico indifferente alle bellezze della natura e della storia.
Queste isole sono un parco naturale, ma non c’è vincolo al mondo che possa
insegnare il rispetto profondo per la bellezza. Così capita di vedere
barche che filano a tutta velocità sottocosta disturbando gli uccelli
(oltre ai gabbiani, galleggiano beate le berte e svolazzano le rondini di
mare), o cartacce e sacchetti di plastica gettati in pineta o abbandonati
sulle spiaggette, o cuori e nomi incisi sulle pietre antiche. Peccato,
anche perché se è vero che una parte dei tremitesi si accontenta del
guadagno estivo portato da questo intenso turismo giornaliero (diecimila
persone al giorno, a luglio e agosto sono tante), un’altra parte degli
isolani sta cercando di organizzare un’offerta sempre più qualificata e
diluita nel corso di tutto l’anno.
Tra questi, per passione e competenza, spicca Enzo Santoro, il
proprietario del ristorante "Il pirata" a Cala delle Arene. Suo padre,
Ferdinando, è stato uno dei primi a capire l’enorme potenzialità del
turismo alle Tremiti e il suo locale, che gode di una posizione
incantevole e vantaggiosa proprio tra una delle poche spiagge dell’isola e
il molo di approdo dei traghetti, è un punto d’incontro fisso per gli
artisti che da anni hanno scelto le Tremiti come meta preferita per le
loro vacanze. Il più celebre di tutti è certamente Lucio Dalla, che qui ha
una casa e una barca e che è facile incontrare, ma non a luglio e agosto,
ai tavolini del "Pirata". Può capitare anche, dopo cena, di assistere ad
un suo piccolo concerto improvvisato con gli amici o di prendere parte ad
una discussione sul progetto di far nascere, proprio qui alle Tremiti, un
Festival cinematografico e artistico sul Mediterraneo.
Tratto da: Famiglia Cristiana n.34 del 13.08.1997
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L'Assunzione della
Madonna: la festa più attesa
delle Tremiti
Nella magia delle Tremiti la ricorrenza
più attesa è la festa patronale dell'Assunzione della Beata Vergine Maria,
che viene celebrata il 14, il 15 e il 16 Agosto. Durante questa festività,
l'immagine della Madonna, custodita nella chiesa di San Nicola, viene
scortata in processione sia a terra tra le vie dell'abitato, con una
piccola sosta a San Domino il giorno di ferragosto, sia a mare intorno
alle isole su di un peschereccio opportunamente addobbato. Sempre la sera
del 15, da non perdere il grande spettacolo pirotecnico sul mare con i
fuochi d'artificio. Negli stessi giorni gli abitanti dell'isola
organizzano altre manifestazioni quali una frittura gigantesca di pesce
azzurro in piazza, sagre dell'anguria e del pesce fritto e l'albero della
cuccagna.
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Visto il carattere
marinaresco dell'articolo è bello poter concludere questa pagina
con la preghiera dei pescatori alla Madonna, la Stella del Mattino di
tutti coloro che vivono grazie al duro lavoro in mare:
A Maria Stella Maris...
«Benedici le nostre umili case e tutte le persone a noi care che, col
cuore anelante, attendono in angoscia, ogni giorno, il nostro ritorno
dal mare. Benedici noi che questa gracili barche sfidiamo ogni notte
le tenebre e i venti e le onde e fa che i frutti del nostro aspro
lavoro siano abbondanti per provvedere ai nostri bisogni».
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