San Maurizio nacque verso il 250 dopo Cristo, da genitori pagani in Africa, probabilmente nella regione egiziana che stava attorno alla città di Tebe. Infatti il suo nome Mauritius significa cavaliere africano. Non si conosce nulla della sua vita giovanile se non che abbraccia la carriera militare nell’esercito romano. Indubbiamente è un uomo e soldato di valore se rapidamente diventa comandante di legione che corrisponde all’attuale grado di colonnello. Non solo, ma addestra così bene una legione composta di suoi conterranei da formare un corpo sceltissimo di ufficiali e di soldati. Negli accampamenti romani si parla con ammirazione della legione Tebea o Tebana, comandata da Maurizio e le sue gesta vengono narrate con giustificato terrore dai nemici. La storia narra che la Divina Provvidenza volle che la legione Tebea operasse in Siria e Palestina e che soggiornasse per un inverno a Gerusalemme. In tal modo Maurizio viene a contatto con la luce del Vangelo attraverso le animate conversazioni con un Vescovo venerando. Il comandante della legione Tebea è un uomo troppo giusto per non essere attratto dalla verità della religione di Cristo e, dopo aver ricevuto il battesimo, comincia a vivere da “figlio della grazia”. L’ardore del neofita fa divampare ben presto in Maurizio l’ardore dell’apostolo. Maurizio pone ai suoi ufficiali il nuovo problema di ordine spirituale e sa parlarne con tanta convinzione che ben presto li converte al cristianesimo. In breve tutta la legione diventa cristiana. Gli anziani legionari, dal volto bruciato, ma dall’animo semplice, già animati da un sentito spirito di corpo, vengono sorretti e guidati da un più forte legame che consiste nella fede in Cristo. E questa fede verrà ben presto messa alla prova. Nel 285 dopo Cristo l’Imperatore Diocleziano, per dare maggiore solidità al vacillante impero, affida l’occidente a Massimiano, detto Erculeo, un soldato rozzo e brutale che soffoca nel sangue le rivolte che tal volta scoppiano nelle terre conquistate. Le usurpazioni dello stato, le guerre che impoveriscono la classe rurale, i grandi latifondi che ingoiano lentamente le piccole proprietà, condannano alla miseria i paesi che si reggono su una economia agricola. E la miseria, divenuta insopportabile, fa sollevare i contadini, i quali, armi in pugno, seguono i capi che hanno il coraggio di guidarli contro l’oppressore. Uno di questi episodi di sollevazione si verifica nella contrada di Bagaudi tra la Francia attuale e la Svizzera. Massimiano Erculeo muove contro di loro e, per essere sicuro delle sue truppe ad avere reparti fedelissimi ai suoi ordini; fa trasferire in Italia unitamente ad altri distaccamenti, le legione Tebea. La legione, agli ordini di Maurizio, approda in Italia e la sua prima tappa è Roma. Nella Città Eterna Maurizio e i suoi uomini si incontrano con la comunità locale e ricevono la benedizione del Papa San Marcellino. Con questa benedizione iniziano la lunga marcia di trasferimento, per le vie consolari, fino alla Liguria e al Piemonte. Passano per la piccola quadrata Torino –Augusta Taurinorum– si dirigono verso Aosta – Augusta Praetoria – e, passano sotto l’arco di Augusto, attaccano la montagna per raggiungere il valico del Gran San Bernardo, detto Sommo Poeninus. Passato il valico scendono a valle e piantano l’accampamento sulle rive del Rodano nei pressi della città di Ottoduro – l’attuale Martigny – in un luogo roccioso detto Agauno. Nella regione sono state già innalzate le tende degli altri accampamenti e il padiglione imperiale è a Ottoduro. E’ qui che si reca Maurizio per sentire le novità e per ricevere ordini, ma le novità sono poco rassicuranti. Massimiano Erculeo, con grossolana furbizia, lancia l’idea di mascherare la repressione delle sommosse contadine con la persecuzione dei cristiani rei di lesa maestà in quanto negano all'imperatore gli onori divini. In tal modo, con indiscriminati massacri, può conseguire il duplice scopo. Intanto ordina che tutte le truppe si concentrino a Ottoduro, presso il Quartier Generale per una solenne cerimonia religiosa durante la quale verranno celebrati sacrifici pagani per ottenere la protezione degli dei sull’impresa. Maurizio, profondamente amareggiato, torna ad Agauno e parla agli ufficiali e ai legionari. La risposta è una sola: “Finché Cesare ci comanda il combattere contro i nemici dell’impero, noi siamo pronti ad obbedire. Ma non possiamo perseguitare i cristiani né assistere a sacrifici idolatri”. Al mattino, mentre le trombe imperiali suonano l’adunata a Ottoduro, la legione Tebea non compare. Maurizio e i suoi legionari sono rimasti al loro accampamento. Massimiano dapprima ne è sconcertato, poi pensando che una severa lezione può servire a far cessare l’ammutinamento, ordina la decimazione della legione. Ogni dieci legionari un rango, uno viene tratto fuori e decapitato. I tebei non si spaventano. Potrebbero fuggire facilmente e asserragliarsi sulle montagne per vendere cara la pelle, ma non sono dei rivoltosi. Maurizio e i suoi ufficiali li esortano ad essere forti. Quando viene recata al campo imperiale la notizia che la decimazione ha avuto luogo e che nonostante questo i componenti la legione Tebea affermano di non voler perseguitare i loro fratelli cristiani e di non voler celebrare riti pagani, l’imperatore ordina una seconda decimazione. Neppure questa volta la legione si piega e viene meno alla sua fede cristiana. Maurizio, temendo che la loro resistenza possa sembrare contraria all’onore militare, indirizza all’imperatore, a nome dei legionari, un breve messaggio in cui afferma:
Massimiano furente ordina che tutto il rimanente esercito stermini la legione. Maurizio cade fra i primi e lo seguono fedelmente i suoi ufficiali e i suoi legionari. Il terreno roccioso di Agauno viene arrossato dal sangue dei martiri. Centinaia di salme decapitate vengono gettate in ampie fosse naturali e ricoperte di terra. Così l’invitta legione Tebea con San Maurizio e i suoi generosi capitani in testa, entra trionfalmente in Gloria. Passano pochi anni dal massacro della legione Tebea e sul labaro dell’Imperatore Costantino sfolgoreggia il monogramma di Cristo. I martiri hanno vinto. Fin dal 360 esisteva sul luogo del
martirio dei Santi Tebei, una chiesetta nella quale erano state collocate
le reliquie di San Maurizio e dei suoi compagni. Accanto alla chiesa venne
eretto un monastero e più tardi si aggruppò attorno ad esso un borgo che
prese il nome di San Maurizio. Oggi Saint Maurice nel Vallese, Svizzera,
vanta la più antica abbazia dell’occidente che custodisce un tesoro famoso
in tutto il mondo. San Maurizio, eroico condottiero della legione Tebea,
che combatté vittoriosamente per la Patria e morì, martire di Cristo sulla
catena delle Alpi, costituisce per gli Alpini un Santo Patrono del quale
possono essere fieri ed orgogliosi. Fonte: www.sacrarionazionalemauriziano.it ***
|