San Colomba (o Colombano) Abate

Irlanda c. 525-530 - Bobbio, Piacenza, 615

23 novembre - Memoria Facoltativa

Irlanda c. 525-530 - Bobbio, Piacenza, 615

Colombano è uno dei rappresentanti del mondo monastico che danno origine a quella 'peregrinatio pro Domino', che costituì uno dei fattori dell'evangelizzazione e del rinnovamento culturale dell'Europa. Dall'Irlanda passò (c. 590) in Francia, Svizzera e Italia Settentrionale, creando e organizzando comunità ecclesiastiche e fondando vari monasteri, alcuni dei quali, per esempio Luxeuil e Bobbio, celebri per gli omonimi libri liturgici. La regola monastica che codifica la sua spiritualità è improntata a grande rigore e intende associare i monaci al sacrificio di Cristo. La sua prassi monastica ha influito sulla nuova disciplina penitenziale dell'Occidente. (Mess. Rom.)

Etimologia: Colombano = dolce, delicato

Emblema: Bastone pastorale

Per evangelizzare l'Irlanda, nel V secolo, San Patrizio s'era mosso dalla nativa Inghilterra, aveva percorso l'Europa meridionale, la Francia e l'Italia, e finalmente era giunto missionario tra i fieri Celti, pescatori e pastori, che popolavano la verde isola boreale. In virtù dell'opera apostolica di San Patrizio, e per quella di altri due grandi monaci irlandesi, San Colomba e Santa Brigida, l'isola divenne fertilissimo vivaio di cristiani austeri, retti e animosi. Perciò, nei secoli successivi, quando i paesi d'Europa subirono le invasioni dei barbari, e sul suolo seminato dalle rovine e dai rivolgimenti nacquero le ortiche delle eresie e i seccumi dell'indifferenza, dall'isola nordica traboccò come un fiotto di sangue vivo e generoso per una spirituale trasfusione.

I missionari irlandesi percorsero il cammino inverso di San Patrizio: dalla loro isola scesero cioè verso l'Inghilterra, la Normandia, la Francia, l'Italia. Si spinsero fin nella Germania, iniziandone la conversione. Fu la cosiddetta "diàspora" irlandese in Europa, così chiamata dal nome di una pietra che, sottoposta al calore, si scinde in minuti frammenti. In questo caso, i frammenti furono semi fecondi e ottimamente selezionati: infatti, benché provenienti da un paese lontanissimo da Roma, benché aventi differenti tradizioni religiose e riti di carattere locale, i missionari irlandesi rappresentarono in Europa la massima obbedienza al Papa e la giù assoluta lealtà nei confronti della Chiesa di Roma.

Moltissimi sono i Santi appartenenti alla diàspora irlandese, e numerosissimi quelli scesi In Italia e in Italia onorati. Quasi ogni regione ne vanta uno, e spesso tanto popolare da apparire come tipico del luogo. Basti citare Sant'Orso d'Aosta, San Frediano di Lucca, San Cataldo di Taranto, San Donato di Fiesole, Sant'Emiliano di Faenza, San Felice di Piacenza, e così via.

Ma il primo e più celebre fu San Colombano ricordato il 23 di novembre. Sarebbe difficile attribuirgli il nome di una località, per quanto in Italia (dove una decina di paesi ripetono oggi il suo nome) venga detto San Colombano di Bobbio, e in Francia San Colombano di Luxeuil, per avere egli fondato questi due celebri monasteri di tipo irlandese. In realtà, la sua azione ebbe carattere e importanza europea e fu di altissimo esempio ai Santi irlandesi che seguirono le sue gesta. Da giovane egli aveva fatto scuola d'ascetismo sotto la regola di San Comgall, la più rigida e austera di tutto il monachesimo irlandese. Era passato di penitenza in penitenza, e di isola in isola, perché in mezzo ai laghi sorgevano i principali monasteri. Uno ne fondò egli stesso, a Bangor, destinato a diventar celebre. E qui fu per una decina di anni maestro dei più giovani.

Giunse però anche per San Colombano il tempo di spiegare le forti ali a più lunghi voli. Dopo essersi recato in diverse località dell'Irlanda, con dodici fedelissimi compagni varcò il mare, e fece il suo primo nido nella Gallia, in quella regione tra il Reno e la Mosa che diventerà poi il Belgio. E' difficile anche per gli storici seguire le apostoliche peregrinazioni di San Colombano nei decenni che seguirono. Ciò che non mutava era la rigidità della Regola.

Si pensi che la semplice omissione di un "Amen" in coro, era punibile con 30 colpi. Un'intemperanza nel mangiare era pagata con una settimana a pane e acqua. Digiuni e disciplina erano pratiche giornaliere.

Finalmente passò le Alpi e giunse in Italia, preceduto dalla fama della sua saggezza e santità. Dapprima consigliere dei Re longobardi, poi a loro inimicatosi per la sua opposizione all'Arianesimo, venne relegato sui monti dell'Appennino ligure, tra Genova e Pavia. Qui, novantenne, quasi con le sue mani, costruì la chiesa e il monastero di Bobbio, dove morì nel 615. Ma non soltanto a Bobbio restò legata la gloria e la memoria di San Colombano, un Santo irlandese d'importanza europea.

Fonte: Archivio Parrocchia - www.santiebeati.it


San Colomba - Abate del VI secolo

San Colomba, al maschile, o alla latina, San Columba, forma, con San Patrizio e Santa Brigida, la grande triade dei Santi irlandesi. Era nato, nel 521, di stirpe regale, già Abate di un monastero, quando il Re Diarmaid, non rispettando il diritto d'asilo, fece prendere e uccidere un Principe che Columba aveva ospitato e protetto dentro le sacre mura. Fu allora che la colomba mistica mise fuori gli artigli dell'aquila. L'Abate mosse addirittura guerra al Re, mobilitando monaci e popolo. Lo vinse in battaglia e il suo sollevamento costò la vita a tremila combattenti.

Un concilio scomunicò il fiero monaco, che si sottomise alla condanna e pensò all'espiazione. Andò perciò volontariamente esule. Per la strada, chiese a un santo eremita dove dovesse andare per far penitenza. «Rivolta quella pietra che è ai tuoi piedi», gli rispose l'eremita.

Colomba voltò la pietra e vi lesse due I. Quelle due I, in latino, significavano: «Va' a Iona», che era un'isoletta deserta e scoscesa della Scozia. In quell'isola, l'aquila ridiventata colomba, fece il suo nido, cioè fondò il monastero che potrebbe essere chiamato il Montecassino delle isole britanniche, perché fu la culla dei monachesimo inglese. Infatti al monastero di lona accorsero numerosissimi giovani, per mettersi sotto la guida spirituale del grande Abate. E da lona si diffusero le «famiglie di Colomba», per convertire i popoli ancora dediti al Druidismo, cioè al Paganesimo boreale.

Lo spirito del monaco gaelico traspare in questa sua poesia:

«Quando tutte le tribù della Scozia saranno mie ‑ cantava il principe monaco - non vorrò che una piccola cella, nel mio bel convento di Derry. Ecco perché Derry m'è cara: ciò si deve alla sua pace e alla sua purezza. Su ciascuna foglia di quercia, a Derry, io vedo posato un angiolo bianco del cielo. Cara Derry, cara piccola dimora, cara querceta, cara celletta!»

Nell'invecchiare gli scemavano le forze del corpo e s'invigorivano quelle dell'anima. Pregava, studiava, componeva poesie e, quando gli avanzava tempo, ricopiava i codici, dando ai suoi monaci esempio di operosità. «Egli aveva una figura angelica - scrisse di lui chi lo conobbe. ‑ Era una natura d'eccezione. Brillante nelle sue parole, santo nelle sue azioni, grande nei suoi consigli».

Era intento a ricopiare un salterio, quando la notte del 9 giugno 597, giunse al versetto che diceva: «Coloro che cercheranno il Signore non mancheranno di nessun bene». Terminato il versetto, staccò la penna dal foglio, la posò sul banco, dicendo: «lo mi fermo qui. Un altro scriverà il resto».

S'alzò a fatica. Entrò nella chiesa del monastero, e si distese ai piedi dell'altare, dove, a mezzanotte, fu trovato morente dai monaci che entravano in coro per cantare Mattutino.

          (Piero Bargellini, Mille Santi del giorno, Vallecchi editore, 1977)

INDIETRO