Gaio Svetonio Tranquillo (70-126 circa)

Nella sua opera Vita dei dodici Cesari, una raccolta di dodici biografie degli imperatori da Cesare a Domiziano scritta intorno al 120, ci lascia due accenni ai cristiani. Egli ebbe accesso a tutti gli archivi e utilizzò le informazioni così trovate per scrivere le sue biografie degli imperatori (De vita Caesarum). L’occasione per parlare di Cristo è la cacciata dei Giudei da Roma sotto Claudio (41-54), che anche in Atti 18,2 è menzionata: “Claudio infatti aveva ordinato che tutti i Giudei abbandonassero Roma”.

Ecco il testo: “Cacciò da Roma quei Giudei che, istigati da Cresto, provocavano disordini continui.”

L’espulsione, avvenuta intorno all’anno 50 D.C., lascia intendere che già a quel tempo a Roma vivesse una comunità di Giudei seguaci di Cristo. L’errore di Svetonio sta nel ritenere che a quel tempo Gesù fosse presente a Roma.

Un'altro accenno ai Cristiani, Svetonio lo colloca nella vita di Nerone:

“Sottopose a supplizi i Cristiani, una razza di uomini di una superstizione nuova e malefica” (Vita Neronis XVI, 2)

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Svetonio (70/75-126 d.C.), in Vite dei dodici Cesari (circa 120 d.C.), afferma che l'imperatore Claudio (41-54) "cacciò i giudei da Roma perché si sollevavano continuamente su istigazione di un certo Cresto (impulsore Chresto)"(Vita di Claudio, 25,4). Si era nel periodo tra il 49 e il 51 d.C. Gli Atti degli apostoli (18,2) confermano l'editto di Claudio: un ebreo, Aquila, costruttore di tende, e sua moglie Priscilla furono cacciati da Roma e andarono a Corinto. Partigiani del messia-Gesù, diedero ospitalità a Paolo.

Misure antigiudaiche analoghe erano già state prese da Tiberio nel 19 e nel 30-31, ma ovviamente non sotto l'impulso di Cresto. Lo stesso Claudio, nel 41, pur difendendo gli ebrei dai pogrom dei cittadini pagani, si era opposto a una loro eccessiva diffusione ad Alessandria d'Egitto. A Roma le discordie dovevano essere sulla natura messianica di Gesù, tra i giudei ortodossi che la negavano e i giudei cristiani che invece l'affermavano. Nell'espulsione furono coinvolti entrambi i partiti, perché, sotto questo aspetto, né le popolazioni pagane né le autorità romane facevano particolari distinzioni nel I secolo.

Il nome di Cristo (Christos) poteva essere confuso da Svetonio con quello di Cresto (Chrestos), perché la pronuncia di entrambi i nomi era uguale e la grafia interscambiabile nella koiné, cioè nel greco universale parlato in tutto l'impero. Questo benché nella lettera di Plinio il Giovane a Traiano la dicitura sia esatta. (At 11,26 sostiene che il nome ha avuto origine in Antiochia). La critica ateistica ha creduto di ravvisare in questo "Cresto" un personaggio reale, diverso dal Cristo, per cui il passo di Svetonio non servirebbe affatto a dimostrare l'esistenza di Gesù. In effetti, tale nome era comunissimo tra gli schiavi e i liberti, o comunque tra gli immigrati asiatici. Si trova citato almeno 80 volte nelle iscrizioni latine di Roma.

Assolutamente da escludere è che il termine "cristiani" sia stato coniato dalle stesse autorità romane -come vuole Tertulliano- nella discussione del Senato seguita alla proposta dell'imperatore Tiberio di legalizzare il cristianesimo (cfr Apologetico, V,2). Quel dibattito -nel 35!- non c'è mai stato.

Né ha senso pensare che il nome di Cristo sia stato modificato da un copista cristiano per togliere il sospetto che i cristiani fossero coinvolti in quei tumulti. Oppure che i cristiani usassero il nome di Cresto per non essere riconosciuti come tali e sfuggire quindi alle persecuzioni. Come che sia, resta senza dubbio curioso un errore del genere da parte di uno storico amico di Plinio il Giovane, filologo e avvocato, uno dei collaboratori più stretti di Traiano, capo dell'ufficio-studi sotto Adriano, prefetto delle biblioteche e perfetto conoscitore del greco.

Lo storico Dione Cassio afferma che gli ebrei a Roma erano così numerosi che non si poteva cacciarli senza provocare tumulti, sicché Claudio si limitò a proibire le loro riunioni (Storia romana 59,6). Ma difficilmente le popolazioni pagane prendevano le difese degli ebrei quando questi venivano perseguitati o esiliati o espulsi definitivamente. E' però vero che l'editto di Claudio ebbe scarsi risultati, anche perché, nel complesso, la sua politica nei confronti dei giudei fu tollerante. I Druidi celtici o gli astrologi orientali subirono, in questo periodo, ben altra sorte.

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