CRISTIANI SOTTO ATTACCO (E I MASS MEDIA
IRRIDONO)
18.04.2006
Ferrara, Ratzinger e Pilato……………un misterioso
anagramma
Il più acuto giornalista italiano, Giuliano Ferrara (sul Foglio) e il più
grande intellettuale del mondo, Joseph Ratzinger (concludendo la Via
Crucis al Colosseo) hanno chiamato in causa Ponzio Pilato, il prefetto
romano che mise a morte Gesù. Il motivo è semplice. Questo personaggio,
nato fra il reatino e l’Abruzzo, è particolarmente moderno, lo sentiamo
come uno di noi a causa di quel drammatico dialogo riportato nel Vangelo.
Pilato interroga l’imputato. Gesù lo fissa, calmo, e gli dice: “il mio
regno non è di questo mondo”. Pilato è incuriosito da quell’uomo di cui ha
sentito dire cose inaudite, è colpito dal suo volto, dalla sua forza
interiore. Ma da governatore pragmatico vuol capire innanzitutto se è un
sovversivo: “Dunque tu sei re?”. Allora Gesù gli dichiara apertamente che
sì, è re, ma della verità, cioè del cosmo e della storia: “Tu lo dici: io
sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per
rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia
voce”.
Pilato tace, visibilmente stupito, ma non è tipo da seguire ciò che gli
dice il cuore. Sa che solo il potere conta e quell’uomo di Nazaret sembra
del tutto inerme e indifeso, uno che non conta nulla. Pilato, come si
pensa oggi, ritiene che non esista la Verità: esiste solo il potere di
imporre una propria verità. Così risponde scetticamente a Gesù con una
battuta che non attende una risposta: “e che cos’è la verità?”. In latino
le parole di Pilato, come riporta il Vangelo, suonano così: “Quid est
veritas?”.
Quelle stesse parole, anagrammate, contengono la risposta: “est vir qui
adest” (è l’uomo che sta di fronte). Lo nota tre secoli più tardi
Agostino d’Ippona. Se solo Pilato avesse capito cosa stava dicendo, se
solo avesse aspettato la riposta da quell’uomo che era ed è la Verità
fatta carne. Ma il prefetto romano aveva un pregiudizio (la Verità non
esiste) e così condannò l’innocente, perché non gli conveniva mettersi
contro la folla. Che la verità non esista è proprio il dogma dei tempi
moderni, che pure dicono di essere contro tutti i dogmi. E’ la “dittatura
del relativismo”. Ferrara – dicevamo - ha evocato la domanda scettica di
Pilato (“quid est veritas?”) facendo di lui il simbolo dei mass media, che
sono relativisti “eppure amano presentarsi come la bocca della verità,
senza quel minimo di ironia che pure servirebbe”. Non si tratta solo di
ironizzare sulle sviste e le topiche di cui i media sono pieni. Ma di
riflettere sulle pretese “verità” spacciate ogni giorno che si rivelano
spesso - com’è accaduto nelle recenti elezioni o al referendum dell’anno
scorso – delle balle, propalate per sciatteria o per ideologia, per
convenienza o per conformismo. Questo gioco – anche quando viene fatto
senza malizia, solo per ignoranza – non è innocente. Fa enormi danni.
Benedetto XVI ha citato Pilato come simbolo degli “intellettuali
scettici”: egli “ha cercato di essere neutro”, ma alla fine ha scelto per
il potere e la carriera condannando l’innocente, Gesù. Se infatti la
verità non esiste, non esistono neanche innocenti e colpevoli e le scelte
hanno un solo criterio: il potere.
Il “caso Pilato”, secondo Benedetto XVI, dimostra che davanti a Gesù non è
possibile essere solo spettatori neutri. Si può essere “terzisti” in
politica, ma con Cristo non si può: si è con Lui (magari come poveracci,
pieni di peccati) o contro di Lui, magari ritenendosi e vivendo da
“persone perbene”. Quante “persone perbene” gridarono – in quella piazza –
“crocifiggilo!”. O lo lasciarono gridare senza difendere l’innocente.
Non esistono “terzisti” neanche oggi di fronte alla Chiesa, che
misteriosamente, per i cristiani, è il corpo stesso di Gesù e si trova
esattamente nelle terribili condizioni di Gesù in quel venerdì 7 aprile
dell’anno 30. Massacrata fisicamente e umiliata moralmente.
Voglio citare solo i fatti delle ultime ore. Dei fondamentalisti islamici
assaltano alcune chiese cristiane in Egitto affollate per le cerimonie del
venerdì santo: un morto e dodici feriti. E’ l’ennesima aggressione alla
minoranza cristiana. Con il regime che cerca di coprire o sminuire. Lo
stesso giorno di venerdì santo si è venuti a sapere del caso di Nassem
Bibi, trentenne cristiana del Pakistan. Il 3 marzo scorso, quando
imperversavano le manifestazioni contro le vignette blasfeme danesi, una
folla inferocita cominciò a insultare Bush, il cristianesimo e profanò una
croce. Allora Naseem protestò, disse che anche loro dovevano rispettare la
religione altrui. Fu picchiata a sangue e poi accusata di blasfemia. Ora è
in carcere, rischia la pena di morte e la sua famiglia è dovuta fuggire
per evitare ulteriori violenze.
Il laico Rushdie, che se ne sta al caldo dei diritti d’utore in Europa, è
stato protetto da una sollevazione generale dell’occidente intellettuale,
ma per la povera e indifesa Naseem, o per i tre contadini cristiani
condannati a morte in Indonesia, non si fanno appelli, né polemiche
internazionali. Oltretutto sono solo la punta dell’iceberg. Per i
cristiani, decine di Paesi – islamici o comunisti - sono lager a cielo
aperto o regimi da apartheid. I missionari cristiani continuano ad essere
macellati nell’indifferenza generale. In Occidente ci si occupa della
Chiesa quasi solo per attaccarla, coprirla di accuse false, di polemiche
assurde. Contro i cristiani è permesso ogni dileggio, qualsiasi
umiliazione. Perfino nelle serie tv per ragazzi. Negli Usa il
popolarissimo cartone “South Park”, appena premiato dagli oscar tv, ha
visto cancellare una sua puntata perché vi appariva Maometto con un
elmetto da football. Così gli autori si sono “divertiti” con una scena
blasfema su Gesù, mandata in onda proprio nella Settimana Santa. Il
portavoce del network ha spiegato che “la raffigurazione di Maometto per i
musulmani è sacrilega, temevamo proteste e scontri”.
Su Gesù invece si può sputare a piacimento. Del resto c’è pure “Popetown”
(La città dei papi), un altro cartone prodotto dalla Bbc che dopo essere
stato interrotto nel Regno Unito, per le fortissime polemiche che ha
scatenato, sarà trasmesso dalla rete Mtv in Germania, Austria e Svizzera:
“la serie, ambientata in un Vaticano del tutto surreale” scrive
Internazionale “ha come protagonisti un papa di otto anni, completamente
pazzo, che brandisce mitragliatrici e vende bimbi orfani come schiavi,
affiancato da un cardinale criminale”.
Allegria. Le librerie poi sono alluvionate dalle assurdità del “Codice da
Vinci” (presto anche in film), pieno di accuse infondate alla Chiesa. I
giornali durante la settimana santa hanno amplificato la montatura del
“Vangelo di Giuda” che tutti sanno trattarsi di una balla stratosferica
dal punto di vista storico. E La Repubblica ha dedicato un’intera pagina a
un libello di prossima uscita dal titolo esplicito: “Contro Ratzinger”.
Melissa P. intuisce l’onda montante e scrive una lettera aperta contro il
cardinal Ruini lanciata ieri da Marco P. (cioè Pannella che pure va da una
disfatta referendaria a un flop elettorale). Non poteva mancare David
Yallop che dopo il best-seller antivaticano “In nome di Dio” lancia ora
“Habemus papam”. Sono solo alcuni casi di questi giorni.
Ieri “Repubblica” titolava così: “Pasqua amara per il Vaticano. La Chiesa
finisce sotto scacco”. Di veri laici se ne vedono pochi. Il vero laico è
chi si schiera dalla parte della vittima innocente anziché dalla parte del
potere e delle urla della folla. Pilato il relativista, dice il Papa,
sceglie di stare dalla parte del potere e della sua carriera. Altro che
terzismo.
di Antonio Socci
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