UN DONO DELLA MADRE: La Medaglia dei Consacrati alla Madonna
La medaglia che la Vergine ha chiesto di far coniare, nel 1950, a suor Chiara Scarabelli è un dono: “Desidero dare un segno, un dono d'amore a tutti i miei figli, i beniamini del mio cuore, che amo, e dai quali sono amata, per mostrare loro la riconoscenza del mio cuore di Mamma”. Un dono che si identifica con il suo Cuore: “ Vengo (…) per dare loro il dono del mio cuore, affinché comprendano quanto io li ami…”. Maria ci dona il Suo cuore, non solo come espressione del Suo amore ma anche come capacità, da parte nostra, di amare Gesù col Suo stesso amore. Inoltre è un richiamo a vivere con coerenza e fedeltà i valori della consacrazione: “Esso sarà anche un richiamo per tanti, miei figli che amo con tenerezza, ma che non corrispondono al mio amore.” Non sarebbe possibile portare detta medaglia, che ha valore di segno, conducendo una vita in contrasto con quanto essa significa senza provare conflitto interiore e disagio. Sembra che rientri nello stile della Vergine confermare, con particolari segni, eventi ecclesiali che riguardano la sua persona. Le apparizioni dell'Immacolata a Lourdes nel 1858 seguono appunto la proclamazione di questa verità di fede da parte della Chiesa (Pio IX, 1854). L'apparizione a S.Caterina Labouré (27 novembre del 1830) alla quale la Vergine chiese di far coniare la medaglia raggiante (detta Miracolosa), non è stato forse un contributo venuto dall'alto ad incoraggiare la proclamazione della sua Immacolata Concezione? Può sorprendere allora che lei abbia voluto dare un segno di particolare gradimento, dopo che la Chiesa, accogliendo la sua insistente richiesta, consacrò al suo Cuore Immacolato il mondo intero?
Accordando credibilità all'apparizione della Madonna a suor Chiara Scarabelli (*), non si rischia forse di creare una certa confusione mettendo accanto alla Medaglia Miracolosa, così radicata nella devozione di tanti cristiani, un'altra medaglia, anch'essa voluta espressamente dalla Vergine Maria? Non ne potrebbe nascere confusione a scapito della trasparenza che devono avere i segni della pietà cristiana, i quali sono validi e raccomandabili unicamente se elevano lo spirito alla realtà significata? Non si rischia, poi, di cadere nel grottesco facendo apparire Maria, attraverso queste due medaglie, in concorrenza con se stessa? Queste ipotetiche difficoltà sono solo apparenti. Intanto il valore della Medaglia Miracolosa e la sua importanza per la pietà popolare non vengono assolutamente messi in discussione. La medaglia, di cui parliamo, "dono e richiamo" a vivere la consacrazione a Maria, ha senso solo per coloro che si sono consacrati al Suo Cuore. Portarla senza essere consacrati alla Vergine, sarebbe come portare un distintivo di appartenenza a un determinato movimento, senza farne parte. L’una medaglia non sostituisce l’altra! Si può esemplificare ciò con l'analogia degli anelli. Ci sono anelli portati con significati diversi e legati a ricordi più o meno importanti della propria vita (per es. l'anello di fidanzamento, quello che ricorda la nascita di un figlio, di un particolare momento della propria vita! ecc.) e c'è la fede matrimoniale, la quale, pur essendo di formato assai modesto, racchiude il significato più ricco: il patto nuziale. Questa medaglia potremmo considerarla come il segno della reciproca accoglienza e appartenenza del discepolo alla Madre espressa mediante la "consacrazione". IL SIMBOLISMO Non è possibile in questo depliant illustrativo approfondire il simbolismo di questa medaglia la cui sintesi e centro è il cuore. Questa parola «cuore» - come scrisse J. Guitton - è una delle più sintetiche che ci siano, perché raccoglie nel segno che illustra, un vangelo palpitante, l'essenza del cristianesimo riassunta da san Giovanni nell'assioma: «Dio è amore». Il simbolo dei due cuori nel rovescio della medaglia, strettamente uniti, quasi legati, da una corona di spine, entrambi circondati da fiamme, alludono ad una simbolica abbastanza ricorrente, dopo san Giovanni Eudes. La pietà cattolica associa spesso l'amore del Figlio e l'amore della Madre. L'unione di Gesù e di Maria in un solo cuore era già stata insegnata da san Giovanni Eudes. C’è un solo sacrificio salvifico: quello di Cristo accolto e vissuto pienamente nel cuore immacolato di Maria. Per questo Maria ha detto ripetutamente a suor Chiara che il suo sacrifico è un solo sacrificio con quello di Gesù. Gesù e Maria vi amo, salvate tutte le anime! “Gesù e Maria vi amo, salvate tutte le anime!” è l’invocazione che proclama l’unità di un amore solidale che ci ha salvati nella compassione. Questa giaculatoria inoltre non deve significare da parte di chi la recita solo un’espressione di amore che abbraccia contemporaneamente due persone, ma più ancora un inserimento nella relazione di amore di queste due persone, il che equivale a dire: Gesù, ti amo con la l’amore di Maria; Maria, ti amo con l’amore di Gesù. “Madre mia, fiducia e speranza, in Te mi affido e abbandono” La scritta come in cerchio, che attorniava la sua persona: "Madre mia, fiducia e speranza, in te mi affido e abbandono” racchiude gli elementi essenziali di ogni consacrazione mariana. Inoltre, l’espressione: “In te mi affido e mi abbandono” significa che il nostro radicarci in Maria rende possibile, come è avvenuto per lei, la fede fiduciosa, indefettibile e l’abbandono totale in Cristo, unico Salvatore, così come solo in Lui, per Lui e con Lui è possibile il nostro abbandono nel Padre. *** (*) A differenza delle apparizioni della Madonna a santa Caterina Labouré, approvate dalla Chiesa, quelle a suor Chiara Scarabelli non lo sono ancora. Questo non significa che esse non siano vere, ma semplicemente che la Chiesa, alla data attuale (2006) non si è ancora espressa. Riteniamo che esse abbiano i caratteri della soprannaturalità, anche se solo la Chiesa può confermare tale pensiero personale. Ad essa vogliamo lo sguardo per attendere, con fiducia e speranza, un esito positivo. Attualmente si sta lavorando alla preparazione di quanto è richiesto per aprire il processo canonico che ne accerti l'eroicità delle virtù. ***
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