Pedofilia, ecco la Rete degli orchi.
Su Internet i
siti dell'orrore
250mila quelli
censiti, ne vengono
chiusi a centinaia ma risorgono in continuazione
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di PAOLO BERIZZI
16
luglio 07
Fonte: "Repubblica" |
MILANO - Per
entrare nella stanza dell'orco non bisogna nemmeno bussare. Si saltano le
presentazioni. Nessuna maschera o identità posticcia. Al massimo: un
nickname a scadenza. In molti casi neanche quello. Entri e fai i tuoi
porci comodi, e anche ottimi affari. Indisturbato. Impunito. Senza pagare
un centesimo. Anche se con Internet non sei un drago. Bastano un minimo di
dimestichezza telematica e un paio di dritte giuste per accedere
gratuitamente alla galleria degli orrori della pedofilia on line. Lì si
può mettere in piedi, in quattro e quattr'otto, un mercato nostrano,
redditizio. Scarichi, gratis, foto vietatissime, e le rivendi.
Spiega un italiano che si firma Eric e che conosco su un forum cileno:
"Crei un free book a costo zero, lo immetti sul web, attivi le modalità di
pagamento attraverso il solito sistema di carte di credito, e il gioco è
fatto". In un giorno puoi mettere in cascina anche 10 mila contatti. Che
sono un bel po' di soldi. Su 10 mila visitatori il 10 per cento (1000
utenti) acquista; un book di 10 foto viene sugli 80 euro (70 $); in
ventiquattro ore i più furbi riescono a tirare su anche 80mila euro. Si
chiamano pedosciacalli. Sono i nuovi raider della pedofilia telematica.
Scaricano gratis e rivendono. Una figura di pedofilo autarchico, furbetto.
Il business prima del piacere sessuale. O assieme. Sono loro, oggi, il
vero incubo delle polizie postali di tutto il mondo.
Per un po' di giorni abbiamo navigato nel mare grande della
pedopornografia: per capire quanto fosse diffuso, e quanto fosse facile
entrarci. Troppo, in entrambi i casi. Abbiamo conosciuto i pedosciacalli e
i pedofili delle chat, quelli che si scambiano materiale non a fini di
lucro ma solo per piacere. E i pedofili culturali, certo, la versione
sofisticata, solo apparentemente platonica, dell'orco. E poi i pedofili
sfacciati, quelli che si mostrano in viso e ti invitano a entrare nella
loro "grande famiglia". Quella dove l'amore "non ha barriere", e "i nostri
angeli e le nostre ninfe meritano solo dolci carezze". Entrando in queste
"grandi famiglie" - sono 256.302 i siti web monitorati dal 2001 a oggi
dalla polizia postale, 155 quelli chiusi in Italia, 10.376 quelli
segnalati all'estero - abbiamo visto foto e video di bambini e bambine di
ogni età. Nudi, seminudi, qualcuno cosciente, la maggior parte no, tutti
abusati, ridotti a pupazzi con lo sguardo vitreo dai loro aguzzini. È
stato un viaggio nell'orrore, in un nero mercato che prevede anche la
morte. I pedofili immettono nel circuito telematico immagini delle loro
prede da morte dandole in pasto - a pagamento, fino a 20 mila euro in
Europa, molto meno se riesci a scovarle sugli ormai diffusissimi e più
economici portali mediorientali, soprattutto iraniani e iracheni o
africani - ai maniaci del pedosnuff (snuff, morire). Oppure le fissano sul
digitale quando devono ancora nascere.
Quando sono feti di
sette-otto mesi. "La merce più rara e più ambita della pedofilia estrema,
assieme ai bambini sfigurati vittime di incidenti stradali, oggi sono le
ecografie neonatali - spiega don Fortunato Di Noto, dell'associazione
Meter impegnata da anni nella lotta alla pedofilia - . Gli "infantofili",
e cioè gli amanti del genere da 0 a 4 anni, una tipologia in continua
crescita, se le contendono a caro prezzo: anche 10 mila euro se l'immagine
è nitida. E il commercio sul web è sempre più fiorente". Alcune ecografie
provengono dagli ospedali e dagli studi medici del Sud Italia, da Napoli,
da Palermo, o dai paesini sonnacchiosi dell'entroterra dove tutto accade e
nessuno sa. Non sanno i medici, non sanno le ostetriche, non sanno i
genitori. Chi sa benissimo ciò che sta facendo sono i cyber utenti. Una
tribù che ogni giorno a tutte le ore si scambia materiale, esperienze,
curiosità, indirizzi web, consigli, sulla loro ossessione.
Sono un esercito gigantesco i pedofili virtuali. Alex, americano del New
Jersey, barba e capelli stile Bee Gees, non si fa problemi a mostrarsi in
viso, sbracato in poltrona, o nel letto, in compagnia delle sue lolite.
Nel suo portale - del quale omettiamo volutamente l'indirizzo ma che è in
assoluto uno dei più frequentati e forniti - Alex espone i prodotti della
ditta. Si va dai neonati alle bambine di sette-otto anni. Ci sono foto da
voltastomaco. Decine di porn lover page e in mezzo lui, in canottiera,
orgoglioso, che tiene in braccio una bambina con addosso solo il
pannolino. Mi informa che questo mese c'è un'offerta speciale: "79 $ per
tutta la settimana". In pratica: paghi e per sette giorni hai accesso alle
immagini. Ma decine di foto sono scaricabili senza pagare. Crearsi un
quaderno personale è un attimo. Rivenderlo, pure. Una delle cose più
impressionanti di questo mercato è la facilità con cui da consumatore puoi
diventare produttore. Per dire: ci sono navigatori italiani che hanno
spremuto il sito di Alex e ne hanno fatto un pozzo di approvvigionamento
per i loro business. Non daremo il nome di questi e altri siti e chat e
forum - l'iniziale e basta - per evidenti ragioni. Se ne occuperà la
polizia postale. Gli adolescenti sono già bombardati dai pedofili via
telefonino: una pioggia di messaggi per invogliarli a spogliarsi, a
inviare foto in cambio di ricariche telefoniche e piccole regalie. Un
adescamento sempre più diffuso, che ha per obiettivo finale l'incontro.
I primi connazionali con cui entriamo in contatto li incrociamo sul forum
"K...". Una chat di boylover e girlover dove si danno appuntamento
pedofili di tutto il mondo. Non ci sono foto, su "K"; solo messaggi. Dopo
essere stati esaminati e accettati accediamo alla room chiamata the lounge.
Michele-Ita e Salvatore-Ita: ci si firma così, con nome - vero o falso che
sia - e sigla della nazione di provenienza. Michele mi dà il benvenuto in
inglese: "Ciao, sono felice di conoscere una persona come me libera da
pregiudizi. Questo - aggiunge con soddisfazione - è l'unico forum dove si
può conversare liberamente e condividere in allegria la passione per i
bambini e le bambine". Provo a rivolgere a Michele qualche domanda
vagamente personale. E' evasivo. Mi dice solo: "Ho 48 anni e adoro i
bambini tra i 10 e i 14 anni". I pedofili (a eccezione dei "culturali")
non amano parlare troppo di sé. Di solito vanno subito al sodo. Si
concentrano sulla preda. Sulle fotografie, sui video. Scambiano dritte sui
siti dove poter reperire materiale. Salvatore-Ita snocciola un indirizzo
buono fatto di molti numeri: "Vai su "2..." e troverai roba interessante".
Clicco. Si schiude l'home page di uno dei portali più grossi e hard nel
panorama della pedofilia virtuale. Sequenze interminabili di neonati e
bambini ritratti in pose oscene. Mi accolgono in modo ospitale: "Benvenuto
nella "sick...", il paradiso della depravazione infantile". Scene di sesso
tra adulti e bambini, o solo tra bambini. Sono minori di varie
nazionalità. A occhio, soprattutto Europa dell'Est, Asia, Africa. Secondo
i dati raccolti dall'associazione Meter e incrociati coi colleghi di altre
nazioni, i bambini coinvolti nel mercato pedopornografico sono oltre 2
milioni: il 78% femmine, il 22% maschi. Per il 70% sono di razza bianca,
per il 20 di provenienza asiatica e africana, e per il 10 di origine araba
e mediorientale.
- L'archivio di free
photo su "2...." è corposo. Basta cliccarci sopra e le puoi scaricare. La
prima e anche l'ultima cosa che pensi è: possibile che nessuno riesca a
bloccare quella sequenza di immagini? Domenico Vulpiani è il direttore
capo della polizia postale: "I siti a pagamento, che in effetti contengono
anche delle foto e dei video scaricabili gratuitamente, in realtà offrono
sempre lo stesso materiale: sono come un film porno, le immagini sono
sempre quelle. Ai veri pedofili oggi interessa roba nuova, produzione
domestica, casalinga, non i posati, pure hard e molto spinti, dei pay
site. Il materiale se lo scambiano nelle chat. Tra una discussione e
l'altra. Anche se apparentemente innocuo, il terreno più infetto e
pericoloso oggi sono proprio le chat". Lolita, Fiordaliso, Ninfe. Nomi da
retorica pedopornografica. Parole chiave con cui accedere alle decine di
forum dell'orgoglio pedofilo. E alle loro bacheche. Sempre su "2...": "Mi
intriga molto la sezione dei ragazzini", scrive un tedesco che si firma
Hans B. Eric, dalla Francia, ringrazia: "Complimenti per l'ottimo lavoro.
Questo è in assoluto il sito che preferisco". Hans B lo ritrovo un paio di
giorni dopo chattando su "C...", una chat creata dal cileno Alain (vive a
Santiago, fa l'insegnante, film preferiti Fucking Amal e Lolita). "Vieni a
trovarmi su "f..." e su "l...". Poi mi dici cosa ne pensi, a proposito di
amore libero e senza più barriere. Ok?". Aggiunge: "Ho molto materiale da
offrirti, tu ne hai? Potremmo scambiare qualche video, cose con piccoli
angeli di due o tre anni...".
"La centrale mondiale della pedopornografia oggi è San
Pietroburgo - continua don Di Noto - La maggior parte dei bambini e anche
la produzione di video e fotografie provengono da là. Gli italiani quei
siti li divorano, ne creano di loro ma su server stranieri. Perché sui
server italiani c'è un controllo capillare e ormai serratissimo, divulgare
materiale è rischioso". Usa, Russia, Iran, Iraq, Israele, Sudafrica,
Nigeria: la mappa dell'"olocausto bianco", come lo chiamano le decine di
organizzazioni che combattono la pedofilia in tutto il mondo, è in
continuo e sfuggente movimento.
Su 158 milioni di minori sfruttati ogni anno in tutto il pianeta, si
calcola siano almeno 2 milioni quelli coinvolti nel mercato
pedopornografico. Una tratta da 1 milione e 200 mila piccoli schiavi ogni
anno. I loro corpi ingrassano gli affari dei pedosciacalli. Le persone
arrestate per pedofilia on line dalla polizia postale, dal 2001 a oggi,
sono state 187; 3.346 le perquisizioni, 3.655 i soggetti denunciati in
stato di libertà. "Stiamo mettendo a punto una black list. In pratica
vieteremo l'accesso a tutti i siti pedopornografici con i provider
italiani - spiega Marcello La Bella, direttore della polizia postale di
Catania - Almeno con quelli... Perché con i provider stranieri uno può
accedervi comunque".
Per questo la maggior
parte dei nostri pedofili on line si sposta, almeno virtualmente, in
Olanda e in Belgio e nel Lichtenstein (patria dei pedofili culturali). Per
la serie: fatta la legge, trovato l'inganno.
L'americano Alex è un pedofilo sfacciato. Sa di rischiare la galera, anzi,
come informa nel suo sito, al fresco ci è già stato. Ma tant'è, "amo i
bambini e amo passare il tempo in loro compagnia. Questo sito è una grande
famiglia dove chiunque può accedere". Altri, più subdoli di Alex,
autosdoganandosi e rivendicando il loro diritto ad "amare i minori", si
nascondono dietro il fragile paravento della pedofilia culturale.
Teorizzano. Filosofeggiano sui portali dove è tutto un inno all'orgoglio
pedofilo. Si ammantano di una patina culturale, tirano in ballo il
Simposio di Platone. Poi abbandonano i sofismi e si fiondano nella
vetrina-labirinto dove sono esposte le loro vittime: e lì comprano
"piccole creature" con cui divertirsi. Una delle principali porte di
accesso italiane alla pedofilia culturale è il sito "J...". Sull'home page
campeggia il ritratto di un adolescente con la folta chioma pettinata a
caschetto. Sopra c'è scritto: ""J" è stato creato apposta per quanti
scoprono di potersi innamorare di bambini o giovani. Di questi tempi - si
legge - non è cosa facile scoprire questa parte di sé. Qui si può parlare
di questi sentimenti in un'atmosfera confidenziale. Potrai ascoltare come
altre persone vivono questa condizione e ti sarà possibile fare la tua
scelta. Ricordati che non sei solo!". E poi: "Ti aiuteremo a vivere questo
amore in un modo responsabile e rispettoso delle leggi".
Sono discussioni che vorrebbero apparire igieniche, quelle dei pedofili
culturali. Chattando nei loro forum si possono tracciare dei profili
umani. Uomini dai 30 ai 60 anni, cultura medio-alta, affetti da un
apparente sdoppiamento della personalità. Pedofili sì, ma in senso buono,
è la loro tesi. Che poi non si capisce come sia possibile. Il confine è
molto, troppo labile. Scrive Carlo M, 46 anni, divorziato: "L'unica forma
di amore puro e innocente puoi provarla per un bambino. Non credo più alle
storie con gente adulta, uomo o donna che sia. Tradiscono, mentono. Non
hanno la purezza e la sincerità dei nostri splendidi angeli". Gli diamo
corda, e così anche a Eugenio che si fa chiamare Gene. Scrive: "Lo studio
come lo sport sono ambiti dove il bambino o l'adolescente può e deve
trovare libero sfogo. A noi tocca il compito di incanalare quello sfogo in
una crescita formativa". Può sembrare una frase innocente, ma a leggere
tra le righe mette i brividi. Né conforta la tesi di Domenico Vulpiani:
"In realtà al vero pedofilo della pedofilia culturale non importa nulla.
Non gli servono le parole ma le immagini".
Vado per l'ultima volta nella child room di "2...", e subito in quella,
violentissima, di "P...". Un link mi trascina nell'archivio "Lolita...".
E' un pugno al ventre. Mi inviano una cartolina dal Canada. Non avrei mai
voluto riceverla. Mi assale un conato di vomito. Esco dalla stanza
dell'orco con il desiderio di non entrarci più.
***
“E tutto ciò che
farete ad uno
di questi
piccoli,
lo
farete a Me”
(Vangelo di Matteo
25,40) |
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