1929, reloaded
Le file di ansiosi risparmiatori davanti
alle banche per ritirare i depositi: si ripete in USA ciò che avvenne nel
‘29. Solo, la vecchia foto in bianco e nero ci è riproposta a colori. Wall
Street che crolla, come allora. Le «solide» istituzioni finanziarie che
devono essere messe sotto la tenda a ossigeno.
Il crack speculativo con la svalorizzazione degli «attivi» di carta (fase
uno) che si trasmette alle banche commerciali (fase due) e si ripercuote
nell’economia reale, con chiusure di aziende, licenziamenti in massa,
insolvenze a catena nel ceto medio, caduta verticale dei consumi (fase
tre).
In Gran Bretagna, la polizia ha proposto seriamente di istituire di nuovo
il «servizio nazionale», come si fece nel 1945, per occupare i giovani
senza lavoro e senza titolo di studio - i più proni alla delinquenza - in
opere sociali e lavori pubblici. E’ la fase quattro: anche Roosevelt,
negli anni ‘30, irregimentò milioni di disoccupati, per occuparli in
opere pubbliche. La fase cinque può essere quella del razionamento, delle
economie pianificate per la necessità imposta dalla penuria, delle tessere
alimentari: a ciascuno tanti grammi di grassi, tanti di proteine, tanti di
farina.
Insomma tutto si ripete. Con qualche aggravante: i prezzi di petrolio e
alimentary, che dopo il ‘29 erano al minimo (deflazione), ora continuano a
salire nonostante la stagnazione (stagflation). E peggio che nel ‘29, il
centro dell’impero mondiale è senza testa, con un presidente screditato e
in uscita, senza iniziativa e senza autorità; e il suo successore non
entrerà in carica che fra molti, lunghissimi mesi.
Le stesse avidità stolte e insaziabili, lo stesso capitalismo svincolato
da ogni regola, ha prodotto la stessa rovina. Ovviamente, anche le stesse
menzogne.
I media ripetono ai risparmiatori USA davanti alle banche: niente paura, i
vostri depositi sono garantiti dallo Stato. Infatti esiste il Federal
Deposit Insurance Co (FDIC), che in caso di insolvenza paga depositi fino
a 100 mila dollari. Solo che il FDIC dispone, per queste garanzie, di 52.8
miliardi di dollari. E ne ha già spesi 8 solo per salvare i depositi di
una sola banca, la IndyMac; e le banche che diventeranno insolventi nei
prossimi mesi saranno - secondo le stime - tra le 150 e le 300; persino il
FDIC, che ha l’obbligo dell’ottimismo ufficiale, calcola che saranno una
novantina. I suoi fondi bastano per sei o sette banche.
Il Telegraph consiglia, con lugubre euforia, «50 modi per approfittare dei
tristi tempi economici»: le Mercedes vengono con 2 mila dollari di sconto!
La British Airways fa la svendita estiva di voli a lungo raggio, e vi
consente anche lo sconto sull’albergo e l’auto a noleggio! Ci sono banche
e ditte di costruzioni, alla ricerca disperata di liquidità, che emettono
obbligazioni al 7,5%, e che sui conti correnti danno il 6,45%! Se vi
fidate, se avete i nervi d’acciaio, perchè quegli interessi parlano di
insolvenza imminente dei debitori
(1). Ma anche questa
lugubre euforia è una replica del 1929.
Ma il particolare è comunque istruttivo: dice che nonostante le «iniezioni
di liquidità» fatte dalle Banche Centrali, nonostante la riduzione dei
tassi primari da parte della Federal Reserve al 2,5%, il costo del denaro
è comunque rincarato in modo proibitivo, chi ha soldi da prestare chiede
il 7-8% come minimo.
Finito il credito facile, la causa delle allegre bolle finanziarie che
stanno scoppiando una dopo l’altra. C’era tantissimo «denaro», ed ora di
colpo non ce n’è più, s’è prosciugato. Eppure le Banche Centrali americane
ed europeee hanno alluvionato di liquidità le banche e i fondi
speculativi; questo denaro dovrebbe circolare in massa nel sistema,
provocando inflazione ma mantenendo lubrificata la grande giostra. Invece
la giostra è a secco, cigola, si arresta.
Dov’è finito quel fiume di liquidità? Semplice: le banche se lo sono messo
nelle riserve in copertura delle perdite subite e di quelle che si
aspettano. Non lo prestano. Così, avviene un fenomeno inaudito: la massa
monetaria (la moneta di tutti i tipi, da M1 a M4), in USA ed Europa si è
striminzita anzichè aumentare. Ciò segnala che è in atto una deflazione,
mentre i rincari delle merci segnalano inflazione.
«Se le Banche Centrali reagiscono in eccesso alla fiammata inflattiva
provocata da greggio e granaglie - scrive Evans-Pritchard - possono
innescare una spaventosa catena di eventi». Ossia aggravare la deflazione,
instaurando la replica della Grande Depressione
(2).
Claude Trichet, il capo della Banca Centrale Europea - c’è bisogno di
dirlo? - sta facendo proprio questo. Equivocando il senso dei rincari
(dovuti a petrolio, quindi fuori della sua possibilità di azione) ha
scelto di combattere un’inflazione che non esiste in termini monetari,
mantenendo altissimi i tassi d’interesse.
Il 4.5%, misura «irresponsabile» l’ha definita Zapatero, perchè condanna
alla recessione la Spagna, dove il 20% dell’economia è costituito
dall’edilizia, e dove quasi un milione di case sono invendute perchè i
mutui sono troppo cari. Trichet, duro nella sua dottrina, mantenendo
assurdamente divaricato il differenziale tra il tasso europeo e i Buoni
del Tesoro americani, ha ottenuto solo una cosa: che fiumi di denaro
rovente si sono rifugiati nell’euro abbandonando il dollaro che rende meno
e si squaglia; con ciò, ottenendo un euro assurdamente forte, che
strangola le esportazioni. Al punto che l’Europa crolla a picco prima
ancora dell’America.
Il solo dato positivo è che gli speculatori, ormai, ritengono l’euro
sopravvalutato del 20-30%. Entro due anni lo abbandoneranno, e l’euro
tornerà debole - com’è debole l’economia reale europea - e tornerà
competitivo. Se saremo ancora vivi, s’intende.
Per allora, il dollaro sarà sparito come riserva mondiale, e colossi come
Cina e Giappone - che siedono su montagne di dollari - avranno ancora
voglia di comprare le cravatte di Armani al 20% di sconto? Saremo
competitivi, ma nel gelo globale del consumo.
Trichet sta cercando di domare il rincaro del greggio provocando
l’ulteriore abbassamento dei salari reali in Europa, già erosi
dall’inflazione reale degli anni scorsi: fa calare la benzina togliendoci
i soldi per comprarla, e anche il posto di lavoro da cui prendiamo i
salari. E’ una scelta inumana, ossia da banchiere e burocrate.
Spunta in ritardo, come nel 1929, la coscienza che è in atto non una
recessione, ma la Depressione.
Ha osato scrivere la parola sir William Rees-Mogg, influente eurocrate e
opinionista del Times (3).
Dopo una vita di menzogne liberiste, ora che ha raggiunto gli 80 anni, si
permette di dire la verità. Per la prima volta su un grande giornale, un
potente columnist che è anche membro dei poteri forti, evoca la Grande
Depressione.
Il Dow, l’indice azionario di Wall Street, non tornò ai livelli pre-29 se
non un quarto di secolo dopo, alla fine del 1954, scrive Rees-Mogg; se la
storia si ripete, «il mercato azionario tornerà ai livelli del 2007 nel
2032».
Avremo 25 anni di vacche magrissime: uno spazio grande per una vita
umana, e milioni di vite umane passeranno dalla giovinezza alla maturità
nella miseria e nella caduta di speranze e prospettive. Il peggio è il
sospetto che tutto questo, il crack, il caos e la rovina di milioni di
vite, sia voluto, progettato.
Era il 1994, e David Rockefeller parlava allo United Nations Business
Council. Disse: «We are on the verge of global transformation. All we need
is a major crisis, and the nations will accept the New World Order»
(4). «Siamo sulla soglia
di una mutazione globale. Ci manca soltanto una cosa: una crisi rilevante,
e le nazioni accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale».
Stranamente, ha ripetuto in questi giorni la stessa cosa George Bush
senior, l’ex-presidente ed ex capo della CIA, il padre dell’alcolista
subnormale alla Casa Bianca: «Da questi tempi di sconvolgimento può
emergere il nostro obbiettivo, un Nuovo Ordine Mondiale».
Hanno previsto tutto? Si preparano ad imporci l’ordine totale?
Di Maurizio Blondet -
www.effedieffe.com 16 luglio 2008
1) «50 ways to profit
from the economic gloom», Telegraph, 11 luglio 2008.
2) Ambrose
Evans-Pritchard, «Monetarists warn of crunch across Atlantic economies»,
Telegraph, 11 luglio 2008. «European recession looms as Spain crumbles»,
Telegraph, 15 luglio 2008.
3) Sir William
Rees-Mogg, «This recession could easily tips into a depression», Times, 14
luglio 2008.
4) Citato da Pino
Cabras, «Strategie per una Guerra mondiale», Cagliari 2008, pagina 65.
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