Il Rosario francescano:
La Corona francescana dei 7 gaudi |
L'uso di strumenti per aiutare nella
preghiera lo si riscontra in tutte le religioni. La corona divenne così
uno strumento pratico per tenere il conto delle preghiere che si devono
ripetere per un determinato numero di volte. La testimonianza più antica
nel cristianesimo sembra risalire al IV secolo, quando l'eremita Paolo di
Tebe (+342) si serviva di sassolini per contare le preghiere che voleva
recitare durante il giorno. Similmente anche nella vita di Chiara d'Assisi
(+1253) si narra: «Non avendo filze di grani da far scorrere per
numerare i Pater noster, contava le sue preghiere al Signore con un
mucchietto di pietruzze» (Legenda S. Clarae, IV, 4).
In effetti, quando nella Chiesa si era
cominciato l'uso di recitare le preghiere per un determinato numero di
volte, sorse la necessità di avere uno strumento che fosse d'aiuto nella
conta. Nacquero così i signacula o numeralia che erano
corone che comunemente servivano per contare i Pater noster che i monaci e
poi anche i frati laici recitavano al posto dell'Ufficio, come prescrive
la Regola di S.Francesco: «I chierici recitino il divino ufficio
secondo il rito della santa Chiesa romana eccetto il salterio, e perciò
potranno avere i breviari. I laici dicano ventiquattro Pater noster per il
mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza, sesta, nona, per ciascuna
di queste, sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; e preghino per
i defunti» (Regula bullata, III, 2-5).
Tali corone sono attestate da Tommasuccio
da Foligno (1319-1377) nel suo racconto di una visione in cui vide Chiara
e le sue monache tenenti in mano sfilze di Paternostri d'oro, d'argento e
di perle preziose. Di Chiara si narra ancora che avesse mandato in dono ad
Agnese di Praga una corona simile; la stessa cosa viene riferita di
Margherita da Cortona (+1297) che non avendo nulla da dare in elemosina
offrì uno di questi signacula. E' interessante poi notare che nella
riesumazione del corpo di Francesco d'Assisi nel 1818, fu trovata ai suoi
piedi una corona di 30 grani.
La leggenda all'origine della corona
La tradizione vuole far iniziare l'uso della Corona dei sette gaudi
all'apparizione della Vergine, avvenuta nel
1422 nel convento di Cesi (Portaria) nei pressi di Terni,
al novizio Giacomo delle Corone da Portaria. La leggenda riferisce che
mentre il novizio stava pregando nella chiesetta di fronte l'immagine
della Vergine, questa le disse di recitare ogni giorno sette decadi di Ave
Maria, intercalate con la meditazione dei sette misteri gaudiosi.
Questa leggenda, riportata da Marco da
Montegallo (+1496), si diffuse in special modo per opera di Perbalto de
Temeswar (+1504) con il suo Stellarium coronae benedictae Virginis
Mariae in laudem eius (Argentiane 1506), opera che divenne molto
popolare tra gli autori del XVI secolo. In seguito, anche Luca Wadding
(+1654) avvalorò questa apparizione come origine della Corona delle 7
allegrezze nell'Ordine dei Frati Minori.
Bernardino da Siena (+1444) fu il grande diffusione di questa Corona che
cominciò a portarla appesa al cordone imitato poi dai frati che seguirono
la sua riforma, e in special modo da Giovanni da Capestrano (+1456), che
diffuse la corona raccomandando le sette meditazioni e la genuflessione al
nome di Gesù. Dal XV secolo si cominciarono a rappresentate i frati con le
corone tra le mani sia negli affreschi come nelle miniature. Ne è ricca
l'opera Specchio dell'Ordine Minore, conosciuta come Franceschina, nel
codice di Perugia e in quello di Norcia. La corona è tenuta in mano anche
dalla rappresentazione della "Povertà che si sposa a S.Francesco", tavola
cinquecentesca fiorentina custodita nella pinacoteca di Monaco. La corona
appare, poi, attaccata al cordone del Beato Lucchesio nella terracotta di
Andrea della Robbia (+1528) che si trova nella chiesa di S.Girolamo a
Volterra. In seguito, anche le immagini di S.Francesco cominciano ad avere
la corona appesa al cingolo.
O Dio, vieni a salvarmi.
Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre…
Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno,
porta in cielo tutte le anime specialmente le più bisognose della tua
misericordia.
1. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Vergine Immacolata, per l'allegrezza
che t'inondò il cuore quando, dopo l'annuncio dell'angelo Gabriele, il
Verbo di Dio per opera dello Spirito Santo s'incarnò nel tuo purissimo
seno, e si realizzò il disegno eterno a cui eri stata predestinata insieme
con il Figlio prima della creazione del mondo.
1 Pater, 10 Ave e 1 Gloria
2. Ci rallegriamo con Te, o Maria, piena di grazia, per la consolazione
che hai provato nella visita alla cugina Elisabetta, quando essa, dopo
aver udito il tuo saluto, divenne profetessa e ti riconobbe vera "Madre di
Dio", e Giovanni, ancora nel grembo, veniva riempito del dono dello
Spirito Santo.
3. Ci rallegriamo con Te, o Maria, Tuttasanta, per quel gaudio
inesprimibile che hai provato a Betlemme, quando serbando illibato il
giglio della tua verginità, partoristi senza dolore il tuo divin figlio
Gesù, che era venuto a portare la pace e la redenzione al mondo, e lo
vedesti adorato dai pastori.
4. Ci rallegriamo con Te, o Maria, regina della pace, per la somma letizia
che sperimentò il tuo cuore, quando vedesti i Re Magi venire riverenti da
terre lontane a prostarsi davanti al tuo divin figlio Gesù, e adorarlo
come vero uomo-Dio, Redentore del mondo, e vedendo tu in loro l'omaggio di
tutti i popoli.
5. Ci rallegriamo con Te, o Maria, via di salvezza, per il giubilo che
provò il tuo cuore amoroso, quando cercato per tre giorni lo smarrito
Gesù, lo trovasti nel tempio fra i dottori, che già spandeva i raggi della
sua infinita sapienza a quanti lo cercano con cuore sincero.
6. Ci rallegriamo con Te, o Maria, madre della vita, per quella gioia che
ti riempì il cuore quando vedesti il tuo figlio risorto da morte il giorno
di pasqua.
7. Ci rallegriamo con Te, o Maria, porta del cielo, per l'esultanza del
tuo cuore quando, dopo la morte, il Dio ti fece risorgere e fosti condotta
in cielo, in anima e corpo, per regnare accanto al Figlio quale mediatrice
di grazia e nostra avvocata.
Dopo il Salve Regina si aggiungono poi altre 2 Ave Maria in memoria
dei 72 anni cui sarebbe vissuta la Vergine, e un Padre Nostro, un Ave e un
Gloria per le intenzioni del Sommo Pontefice.
Litanie lauretane
Preghiera finale
O Signora Santa, Regina santissima, Madre di Dio e Madre di Misericordia,
Regina della Pace e Avvocata nostra, ti abbiamo offerto questa Corona in
memoria delle tue sette allegrezze, in segno del nostro desiderio di
appartenere a Te come tu sei appartenuta al Signore. Per questo, con San
Bonaventura ti diciamo: «Io sono tutto tuo: e ogni mia cosa è tua, o
Vergine benedetta sopra tutte le cose». Intercedi affinché ci sia fatto il
dono di grazia di poter servire Dio e il prossimo, e in fedeltà con le
promesse del nostro Battesimo, di rinnegare il male in tutte le sue forme
per poter essere come te, o Immacolata, figli del Padre celeste, fratelli
del Signore nostro Gesù Cristo e abitazioni dello Spirito Santo. Aiutaci a
vivere impegnando la nostra vita per il Vangelo, obbedendo alla Chiesa,
sempre pronti a testimoniare la nostra fede davanti agli uomini, affinché,
da te protetti, soprattutto nell'ora della nostra morte, possiamo giungere
con te nella gloria dei cieli. Amen.
O Maria, Signora Santa e Immacolata, prega per noi.
S.Bernardino da Siena e S.Giovanni da Capestrano insegnavano di inchinare
il capo o di genuflettere quando si pronuncia il nome di Gesù nella recita
dell'Ave Maria. E' esso il cuore di tutta la corona.
Fonte: http://accademiamariana.org
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