Apparizione di Colere
(BG) 2 Luglio 1654
Beata Vergine della Visitazione
o
Madonna delle Fontane
detta Madonnina |
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IL LUOGO DELL'APPARIZIONE
Il passeggero, che
salendo da Castione della Presolana giunge alla Cantoniera, ha subito
innanzi a sè un meraviglioso panorama: è la valle di Scalve, territorio
eminentemente alpestre, recinto da alte catene di monti che nel suo
insieme forma un paesaggio suggestivo.
Gli speroni delle montagne ricoprono qua e la, con lo smeraldo dei
pascoli, le tinte rossastre delle rupi. I boschi di pini, di faggi, di
abeti si arrampicano sugli erti pendii. In alto, le vette dolomitiche si
stagliano nel cielo. Giù nella valle, il fiumicello Dezzo si apre un
passaggio nel profondo e angusto canalone che si è scavato attraverso i
secoli nella gola rinserrata fra le vette alte e rocciose. Tutte borgate
sparse qua e là nel fondo della valle o aggrappate sul pendio delle
montagne che hanno la loro storia, i loro nomi, le loro grandezze.
A sinistra si intravede Colere. Sorge alle pendici della Presolana che,
con le sue rupi giganti e i suoi precipizi paurosi sembra schiacciare i
caseggiati. Questo paese si gloria soprattutto di una cosa: che la Vergine
sia apparsa sul proprio territorio; ed è particolarmente geloso del suo
Santuario per il quale ha profuso in ogni tempo, con gioia, quanto aveva
di meglio.
CONDIZIONE RELIGIOSA
AL TEMPO DELL'APPARIZIONE:
ERESIE E RIFORMA
Le condizioni religiose della Valle sono
totalmente legate alla storia della Chiesa. Limitandoci solamente ai tempi
che precedono l'apparizione della Madonna a Colere ci sembra di guardare
come in una notte profonda. Quel periodo di tempo che va dall'abiura di
Lutero alla condanna di Giansenio (1656) rimarrà memorando nella storia
della Chiesa e della civiltà per i grandi contrasti che l'hanno
caratterizzato per gli urti violenti delle tenebre contro la luce, per gli
edificanti splendori della fede contro le demolizioni dell'errore. E'
sempre l'eterna lotta della luce contro le tenebre.
Le passioni umane, alimentate da un rinato paganesimo, servendosi della
stampa allora appena nata per la diffusione dei principi più nocivi alla
compagine religiosa, cercavano di pervertire le coscienze umane e
cristiane. La Chiesa dal canto suo depositaria della verità custode vigile
della morale, centro propulsore della grazia e della santità trovava in sè
stessa le divine risorse necessarie per affrontare il poderoso problema di
una vera e sana riforma.
E' il periodo della lotta accanita dei Santi contro gli Apostati. Lutero,
Calvino, Melantone, Giansenio e loro affiliazioni travolgono nel vortice
della ribellione e dell'errore intiere popolazioni. S.Carlo Borromeo che
partecipa al Concilio di Trento, riesce a portare nella Lombardia una sana
riforma. Il nuovo Credo dettato e professato dai novelli falsi profeti
getta nell'umanità segni nefasti di cui i posteri raccoglieranno i frutti
avvelenati. Il Concilio di Trento e tutti i Padri che vi parteciparono
riescono a dare al mondo tutto una sana riforma nei costumi e nella
morale.
IL SEGNO DELLA
VITTORIA
Ma il segno della
vittoria, scelto da Dio nel tempo a predire i trionfi eterni è sempre
l'identico. E' quello predetto ai progenitori nel paradiso terrestre,
predetto da Isaia profeta ad Achaz, quello visto in cielo da Giovanni a
Patmos: Maria.
Maria SS. fu sentinella vigile sugli spalti della sua terra diletta:
scolta insonne e indomita, come nel vaticinio dei biblici canti. Appena
concluso ad Almenno (1506) il ciclo quattrocentesco di manifestazioni
prodigiose, inizia col pianto presago di Bratolongo (1511) nuovo poema di
amore. "Credete in me ed io crederò in voi". Ed in tale inesausto
riscontro di entusiasmi, promuove, come in nessun altra terra, assistenza
continua, soccorso evidente. Accende fari illuminanti di rinnovata fede;
crea centri di penitenza, di preghiera, di propulsione; strappa alle Bolle
sorgenti sanatrici: sull'Alben (1504), sui Colli d'Erbia (1550), nella
Foppa di Gerosa (1558), a Stezzano (1586); sparge stelle in B.S. Caterina
(1602) e ad Ardesio (1608) scuote, anima, incita i Suoi figli, conforta
con incessanti grazie.
L'APPARIZIONE |
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Giovedì, 2 luglio 1654!
E' il giorno luminoso che segnò per la parrocchia di Colere e per tutta la
Valle di Scalve il principio di una serie ininterrotta di grazie e di
miracoli. Giorno santo che fece della Madonnina un Santuario visitato da
Vescovi e santi e da centinaia e migliaia di fedeli che vi si recano in
pellegrinaggio e pregano fervidamente la Madonna, sicuri di essere
esauditi.
L'apparizione della Madonna, per Colere e per tutta la Valle fu come una
schiarita dopo un pauroso temporale. Duravano ancora infatti le
conseguenze della grande peste del 1630-31 così bene descritta da
Alessandro Manzoni nel suo romanzo "I Promessi Sposi". Le cronache della
Valle ci riferiscono: "nel 1630-1631 ci fu nella Valle la peste. Se in
tutta la Lombardia operò stragi, nella nostra valle fece un vero
sterminio".
Molte terre rimasero incolte. Chiuse le miniere, i forni e le fucine che
davano pane e vita alla valle e che avevano portato la popolazione da
sette a dodici mila: cifra mai raggiunta.
I Paesi erano rimasti quasi deserti; certe contradelle come Magnù, Legna,
Fontone, Fucine Caio, Ronchi di Vilminore e altre a Bueggio e a Schilpario
furono completamente spopolate. I numerosi cimiteri che affiorano a tutt'oggi
ci possono dare una pallida idea del terribile flagello che, spopolando
intere contrade, ridusse i superstiti ad un magro manipolo. Fu appunto
poco dopo questa desolazione che la Santissima Vergine volle portare con
la sua Apparizione e col miracolo una ondata di gioia e di santa speranza.
La mattina del 2 luglio
un pastore di Borno, Bartolomeo Burat (1) a buon'ora partì da casa sua
(forse nei pressi di Salven o Paline), con il suo gregge, e valicato il
giogo del Giot, scese ad Azzone e poi al Dezzo. Pagato ivi una piccola
tassa, proseguì lungo il Dezzo verso l'alta Val di Scalve. Il suo aspetto
era abbastanza buono, ma una malattia insidiosa, la tubercolosi, minava la
sua vita. Una tosse secca secca, che di tanto in tanto lo tormentava,
sembrava facesse contrasto con la statura robusta e la faccia abbronzata
del pastore.
Giunse poco dopo al luogo detto "Fontane". Ivi la Valle si biforca e l'un
ramo conduce a Schilpario e l'altro alla Manina. Vi erano alcune
fontanelle (che davano appunto il nome al luogo) e una Cappellina in cui
era dipinta la Madonna con Gesù in braccio. Si fermò col suo gregge. Era
terribilmente stanco. Quando ecco uno sbocco di sangue, un secondo, un
terzo, un altro ancora.
Si vide perduto, anche
perchè il luogo era deserto; le prime case lontane. Appoggiato al suo
bastone, sollevò gli occhi supplichevoli alla Vergine Santa che sembrava
lo guardasse dalla sua Cappellina, e... meraviglia!, accanto alla Cappella
vede una nobile e fulgente Signora che gli sorride. La visione si
avvicina, china la mano nella fontana, sfiora la sua fronte ed esclama:
"Fa cuore, caro figlio, sei guarito".
Al momento del miracolo altri erano sopraggiunti che casualmente venivano
a dissetarsi colà. Il Curato di S.Andrea Don Duci di Bareggio e due altre
persone; è tradizione che fosse un avvocato col suo servo.
Bartolomeo Burat è come fuori di sè per lo stupore e per la gioia. Un
sogno, un'allucinazione? No, no, fu proprio la Madonna, la cara Madre di
Gesù che l'ha toccato con la mano bagnata dell'acqua delle fontane, che
gli ha parlato, che l'ha guarito. Si sente come un altro uomo, pieno di
forze e di salute, perfettamente ed istantaneamente guarito.
Felice coincidenza! In
quel giorno, 2 luglio, la Chiesa Cattolica celebrava ovunque la "Visita di
Maria Vergine alla sua cugina Elisabetta" ed ecco che Maria Santissima in
quel giorno e forse nella stessa ora in cui incontrò Elisabetta, visita il
povero Bartolomeo Burat, lo guarisce miracolosamente e fa del luogo detto
"Delle Fontane" una sorgente meravigliosa di prodigi e di grazie.
Fortunato pastore, Bartolomeo Burat! Ma fortunata anche tu o parrocchia di
Colere! Fortunata anche tu ,Valle, di Scalve! La Vergine Santa con
l'apparizione alle "Fontane" vi ha dato un pegno della sua particolare
predilezione e ha disposto che il giorno in cui si commemora la sua Visita
alla sua Cugina Elisabetta, sia per voi un giorno particolarmente sacro e
vi assicuri che Maria vi ama, vi predilige, vi vuol beneficare.
La notizia del fatto
meraviglioso e delle grazie operate in seguito fu tramandata oralmente,
finchè il Parroco di Colere Don Giovanni Magri ne scrisse una memoria nel
1736 che in seguito venne consegnata in Curia Diocesana dove tuttora si
conserva al Faldone n. 92 che riguarda appunto la Parrocchia di Colere.
Nell'anno 1654 c'era sulla cattedra di San Pietro il santo Pontefice
Innocenzo X (1644-1655) e governava la Diocesi di Bergamo Mons. Luigi
Grimani, patrizio veneto (1633-1656).
(1) Nell'Archivio
parrocchiale di Borno non si trovano simili cognomi. D. Arici pensa che il
Burat fosse oriundo dalla Valle Cavallina ove simili cognomi sono
frequenti. L'opinione più probabile è che il Burat soggiornasse a Borno
benchè nato in altro luogo.
FINE DELLA LITE TRA SCALVE E BORNO
Fra le tante grazie operate dalla SS.
Vergine, dopo la sua apparizione alle Fontane, si deve senza dubbio
mettere la composizione pacifica di una lunga lite tra Scalve e Borno. Era
incominciata nel 1091, per il possesso ed i confini del Negrino, montagna
ricca di vaste abetaie e di buoni pascoli, posta fra l'una e l'altra
comunità.
Nonostante i frequenti interventi e decisioni delle Autorità superiori,
questa lite esecranda continuò per secoli dando occasione ad atrocità e
delitti. L'odio vicendevole era tramandato di generazione in generazione.
Dopo l'apparizione della Madonna alle Fontane, Scalvini e Bornesi si
trovarono assieme a pregare fervidamente davanti alla Madonna. Ai piedi di
Maria gli animi piano piano si chetarono. Il 15 marzo del 1682, con una
semplice sentenza arbitrale, si fissarono pacificamente i confini e si
ponevano i termini che sono ancora quelli che attualmente esistono fra i
due territori.
Ciò che gli uomini in seicento anni non avevano potuto ottenere con
ricorsi e sopraricorsi e interventi, l'ottenne Maria con la sua materna
bontà e liberalità. D'allora in poi sentimenti di reciproca benevolenza
legano per sempre Scalvini e Bornesi.
COSTRUZIONE DEL SANTUARIO
L'afflusso dei devoti, la generosità degli
offerenti suggerirono presto l'idea di edificare un Santuario sul luogo
dell'Apparizione. E il santuario sorse dalle linee semplici ed eleganti
insieme. Un bell'affresco riproduceva il fatto dell'apparizione.
La Vergine Santa era ivi invocata col titolo di "Madonna delle Fontane".
Ben presto divenne comune anche quest'altro titolo "Madonnina". Per i
milanesi la "Madonnina" è la statua della Vergine che dalla guglia più
alta del Duomo vigila e protegge la grande città di Milano. Per gli
Scalvini la "Madonnina" è la Madonna delle Fontane, è la Madonna onorata
in quel luogo della sua apparizione, è il Santuario stesso eretto in suo
onore.
Quante generazioni hanno pregato, supplicato e pianto in quel Santuario.
Quante famiglie raccolte nella propria casetta hanno invocato e pregato la
Madonnina! Quanti emigranti, così numerosi a Colere e in tutta la Valle di
Scalve, prima di partire si sono inginocchiati davanti alla Madonna e
l'hanno poi pregata in mezzo alle loro fatiche, ai loro sacrifici, ai loro
dolori e alle loro scarse gioie!
Quante preghiere! Ma anche quante grazie! Tutti i Coleresi e tutti gli
Scalvini che hanno passato la quarantina, ricorderanno ancora i numerosi
quadretti "Ex voto" che ornavano le pareti di quel santuario, purtroppo
distrutto dall'inondazione del Gleno nel 1923.
Gli attestati di grazie ricoprivano le
mura del Santuario e della Sagrestia. Erano così numerosi e così vari che
il Santuario della Madonnina poteva gareggiare con qualunque anche grande
Santuario mariano. Quadri a olio riproducevano strepitosi miracoli e
grazie insigni ottenute invocando la Madonnina.
Periodo storico:
nel
1691 venne realizzato un portico e dal 1722 al 1737 vennero portate a
termine altre opere. Ingrandita nel 1863 e negli anni successivi per far
fronte al sempre maggiore afflusso di fedeli, venne rasa al suolo dal
disastro della diga di Gleno nel 1923 e riedificata nel 1928. Sembra che
sul luogo dell'apparizione esistesse sin dal '400 una modesta cappella
molto venerata.
Fonti:
http://www.scalve.it -
www.cmscalve.bg.it
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