"Pronto, Paolo? Sto cercando Paolo Brosio,
uno dei volti più noti della televisione."
Dall’altra parte del telefono si sentono
forti folate di vento e un respiro affannoso. Infine un lontano:
“Pronto, chi è?”. Dico il mio nome e chiedo dove mai si trovi.
“Sono a Palermo” mi spiega “per una
puntata di Stranamore, ma in questo momento sto salendo il Monte
Pellegrino col rosario in mano alla ricerca del santuario di santa
Rosalia”.
"Ma che ti è successo? Si dice di una
folgorazione sulla via di Damasco."
“Ma io sono stato a Medjugorje”, dice
ridendo. “Ero provato da una grande sofferenza; ora però vivo un’immensa
gioia, Antonio, perché ho trovato Gesù”.
"Puoi raccontarmi come è successo o –
visto il fiatone che hai – rischi di stramazzare a terra?"
“No, ce la faccio. Ti dico subito. La mia
vita, fino ai 50 anni era trascorsa spensierata, con un certo connotato
ludico da eterno ragazzo, anche se molto dedita al lavoro. Certamente
senza problemi di fede o di coscienza. Ma cominciamo dall’inizio della
storia: venti anni fa ho conosciuto una ragazza e me ne sono
innamorato”.
"Poi cosa è successo?"
“Per raggiungere lei, che lavorava a
Milano, dalla Liguria, dove ero giornalista del Secolo XIX, nel 1990
sono andato al Tg di Emilio Fede. Avevo già fatto alcune cose buone,
come la Moby Prince, ma con Mani Pulite cominciò la mia notorietà
televisiva. Tuttavia già lì feci il primo naufragio. Io dico sempre –
scherzando – che il mio primo matrimonio finì perché mi ‘misi’ con Fede
e lasciai mia moglie”.
"In senso professionale… "
“Sì, si lavorava tutto il giorno,
praticamente la mia vita coincideva col lavoro. Sia chiaro, sono grato a
Fede che mi ha permesso di crescere professionalmente. Ma ho fatto
veramente 900 giorni sul marciapiede, come poi ho titolato il mio
libro”.
"Il marciapiede davanti al Palazzo di
giustizia da dove facevi i collegamenti."
“Esatto”.
"Poi nel 1996 approdi al salotto di
“Quelli che il calcio…” e fai l’inviato per Fabio Fazio."
“Sì, le cose vanno a gonfie vele. Scrivo
libri che vendono un sacco di copie, faccio fior di programmi in Rai,
dal Giro d’Italia a Domenica in, da Linea verde all’Isola dei famosi.
Poi torno a Mediaset con lo sport, le prime serate, Stranamore. Insomma
una carriera fortunatissima, durante la quale incontro un’altra ragazza
che mi fa innamorare e che diventa mia moglie”.
"Stavolta una storia felice?"
“In realtà seguono quattro anni di scontri
familiari. Nel frattempo era morto mio padre. E’ stato un dolore
fortissimo. Era una persona meravigliosa, al contrario del figlio
scellerato che sono io. Era il mio punto di equilibrio”.
"Anche tua mamma è una persona
straordinaria."
“Sì, un carattere forte, combattente,
toscana verace, donna simpatica e sincera, di grande fede. Ma, come
tutti quelli che hanno una forte personalità, non è facile starle
vicino. Io ci ho litigato di continuo. Mio padre però era perfetto per
lei, calmo, buono, umile pur essendo molto colto, un grande esperto di
letteratura inglese antica. Era il pilastro della mia vita”.
"La sua perdita è stata una mazzata per
te."
“Terribile. Ma poi è arrivata l’altra, il
naufragio con mia moglie. Ognuno per la sua strada. Per me un dolore
infinito. A cui ho reagito nel modo peggiore”.
"Cioè?"
“Con la logica mondana che dice ‘chiodo
scaccia chiodo’, cose contrarie al cammino con Gesù”.
"Era un tentativo di dimenticare, di
lenire il dolore?"
“Sì, accusavo un grande vuoto, sempre
più grande. Io sono andato in crisi su tutto. Quell’abbandono mi ha
spaccato il cuore. Oggi però ho capito che proprio da quella mia
disperazione sono sbocciate sulle mia labbra quelle parole che mi hanno
salvato: Ave Maria”.
"Eri religioso?"
“Ma figurati. Ogni tanto capitavo
distrattamente in chiesa, ma la mia vita era altrove. Ricordavo a fatica
tre preghiere. Neanche il Gloria al Padre. Il Credo lo sto imparando
ora. Ma quelle “Ave Maria” ripetute fra le lacrime, tante e tante volte,
mi hanno salvato perché stavo percorrendo sentieri scuri, veramente
brutti, credimi”.
"Di che tipo?"
“Beh, sentieri brutti per dimenticare mia
moglie. In realtà però, in quel modo, le cose per me andavano sempre
peggio e l’angoscia era sempre più dilaniante”.
"Sai che ci sarà qualche sciocco che
ironizzerà?"
“Guarda, io non sono nessuno e non ho da
insegnare niente, ma spero che raccontare questa mia vicenda possa
servire anche ad altri, perché quando precipiti nel dolore sei più
vulnerabile e rischi di più di finire a fare cose brutte e
irrecuperabili”.
"Dicevi di quelle Ave Maria gridate nel
pianto… "
“Sì, mi è venuto naturale cercare la sua
protezione perché di Gesù, di Dio avevo timore, invece sentivo lei come
una mamma buona. La sua natura umana la sentiamo più vicina a noi, alle
nostre sofferenze. Lei ha una pena infinita per chi soffre”.
"Ti eri raccomandato a lei altre volte?"
“Io non avevo mai pregato. Ho cominciato a
pregare continuamente la Madonna perché stavo male da piangere, non
riuscivo più a lavorare e più cercavo di dimenticare più combinavo guai
e stavo peggio. Non avere più mio padre e mia moglie al mio fianco mi
aveva fatto smarrire me stesso…”.
"Poi cosa è successo?"
“E’ successo che, pregando, ho sentito il
bisogno fortissimo di incontrare la Madonna. E dov’è che si può
incontrare? In un posto solo: a Medjugorje” (Medjugorje è il villaggio
della Bosnia Erzegovina dove dal 24 giugno 1981 la Madre di Gesù appare
ogni giorno a sei ragazzi. Milioni di persone vi si recano).
"Quel tuo “bisogno di incontrarla” che hai
avvertito – secondo chi è più esperto di Medjugorje – è la sua chiamata.
Dunque colei che hai invocato fra le lacrime ti ha risposto, come una
madre che prontamente tende le braccia al figlio caduto a terra e
ferito…"
“Sì. Prima di partire mi sono procurato
dei libri su Medjugorje e ho letto tutto, subito, con un’avidità che ho
provato solo da bambino quando leggevo Salgari”.
"In effetti iniziava un’avventura tutta
nuova…"
“Infatti mi sono detto: questa è la mia
strada. Ho perfino rimandato di sei giorni l’inizio delle puntate di
Stranamore”.
"E Mediaset?"
“ (Ridendo) Quando alla riunione ho detto:
‘no fermi, io il 3 ho un appuntamento con la Madonna a Medjugorje’,
tutti mi hanno guardato chiedendosi se ero impazzito. Ma alla fine hanno
dovuto cedere”.
"A Medjugorje cosa è successo?"
“Là, guidato da Milenko e Mirella, una
quantità inimmaginabile di emozioni, di incontri, di storie. Non so come
sia stato possibile in così pochi giorni. Un’esperienza fortissima
della presenza della Madonna. Una pace, un silenzio, una gioia… Ho
conosciuto anche Vicka (una dei veggenti). E poi i tanti ragazzi ex
tossicodipendenti che là sono stati recuperati. I bimbi orfani di suor
Cornelia. Insomma non ci sono parole umane per una cosa tanto
sconvolgente. Appena sono tornato l’ho raccontato al mio amico
Andrea Bocelli perché lui mi poteva capire: c’è stato anche lui e lì ha
pure cantato”.
"Il luogo che più ti ha colpito?"
“Tutti, ma davanti al crocifisso di
bronzo che sta dietro la chiesina, davanti a quelle gocce d’acqua,
quelle lacrime, che inspiegabilmente scendono da Lui, ho abbracciato le
gambe di Gesù e piangendo non l’ho più mollato. Io mi ero affidato a
Maria e lei mi ha portato a stringermi a suo Figlio. E lì, Antonio, ho
trovato la pace”.
"E cos’hai fatto?"
“Ho ricevuto i sacramenti e ho
scritto su un foglio tutti i nomi delle persone amiche e dei malati che
gli raccomandavo e l’ho dato a Vicka perché la Madonna li benedicesse
durante l’apparizione. E l’ha fatto”.
"E ora?"
“Ora voglio fare tutto quello che posso
per quella terra che mi ha salvato. Anzi, tramite te lancio questo
appello: a maggio farò un aereo per portare più gente possibile a
Medjugorje. Il prezzo del viaggio organizzato, seppure basso, sarà
maggiorato di un po’ di euro che verranno donati all’orfanotrofio di
suor Cornelia”.
"Non ti ferma più nessuno… E tua madre?
Chissà quanto avrà pregato quando tu stavi male?"
“Oh sì, lei sente sempre Radio Maria. Da
anni mi parlava di Medjugorje: guarda quanto tempo ho perso…”.
Intervista di Antonio Socci ***
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