Apparizione di Argenta
(FE) 5 Giugno 1606
Madonna della
Celletta |
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Sulla s.s. 16 tra Ferrara
e Ravenna, nelle immediate vicinanze dell'antica cittadina di Argenta, ed
in prossimità dell'argine del fiume Reno, sorge il Santuario della
Celletta che spicca tra le verdi campagne, solenne e armonioso nelle sue
linee architettoniche classicheggianti a pianta ellittica.
Cenni storici.
Degno di
ammirazione e di affetto da parte di tutti gli Argentani, il
santuario deve il suo nome alla prima "cella" che racchiudeva
l'affresco dell'immagine della Vergine col Bambino. Il canonico
argentano Don Francesco Leopoldo Bertoldi nella sua Storia
della Madonna della Celletta ci fa sapere che Giampaolo dei Fanti
detto Dainese, abitante in San Biagio, nel 1490 di ritorno a casa
assieme a sua moglie precipitò col calesse nel fiume durante una
tempesta.
Vedendosi in
pericolo di morte invocarono la protezione della Vergine promettendo
di edificare una cappella in suo onore. Salvati ambedue, adempirono
il voto fatto e la cappella fu subito denominata dal popolo
"celletta". Nel 1580 i Pubblici Rappresentanti di Argenta fecero
ampliare la chiesetta a motivo della grande affluenza di fedeli e fu
commissionato al pittore Francesco Balestri il restauro
dell'immagine poiché alcuni malviventi ne avevano deturpato il
volto; in quell'occasione furono aggiunti i santi patroni Giacomo e
Nicolò. Nel 1605 un altro pittore argentano, Nicolò Balestri,
aggiunse due angeli in atto di sorreggere sul capo della Vergine una
corona regale.
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Una prodigiosa
apparizione avvenuta il 5 giugno 1606 alla contadina Sigismonda
Conti, sposa di Lorenzo Valdagni, aprì un immenso e continuo
pellegrinaggio di fedeli attratti anche dalla promessa che la
Vergine fece alla donna:
"Tu dirai e
farai dire ovunque che chi digiunerà tre sabati e domanderà
grazie, le otterrà se ne sarà degno". |
E già nel 1619 si
contavano 150.000 ex-voto in oro e argento. |
La fama del
Santuario cresceva e il 21 novembre 1606 giunse pellegrino alla
Celletta il Cardinale Aldobrandini finché l'1 febbraio 1607
l'Arcivescovo di Ravenna nominò cappellano Don G.Battista Beccari
affinché celebrasse il culto divino nel piccolo luogo sempre
affollato. |
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Cosicché i
Rappresentanti Pubblici decisero di innalzare in onore della Vergine
un Tempio più degno con le offerte del popolo argentano e dei
numerosi pellegrini che giungevano da ogni parte. Fu affidato
l'incarico all'architetto Marco Nicolò Balestri e il 13
febbraio 1607 se ne pose la prima pietra. Morto il Balestri successe
all'incarico l'architetto Gianbattista Aleotti, pure
argentano che ultimò la costruzione del santuario. |
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La devozione
dei fedeli crebbe in particolare
dopo il terremoto che il 16 marzo
dello stesso anno distrusse Argenta e i borghi vicini: San
Biagio, Boccaleone e Bando. La sua furia sembrò arrestarsi
davanti al Santuario rimasto illeso. Nonostante tante rovine e
la distruzione di mura, torri e abitazioni le vittime furono
pochissime, per questo gli abitanti con le pubbliche autorità,
civili e religiose, si recarono in processione alla Celletta
ringraziando la Vergine e San Giuseppe di averli salvati e
facendo voto di andarvi ogni anno nel medesimo giorno cosi come
attesta la lapide marmorea conservata tuttora all'ingresso del
Santuario sulla parete sinistra datata 12 maggio 1669. Il 7
maggio del medesimo anno il
tempio fu consacrato dal messo arcivescovile monsignor Cocacio e
il 7 ottobre, con grande affluenza di popolo e di
festeggiamenti, l'immagine fu trasportata con la parete
dall'antica celletta al nuovo tempio. Fu questa la data scelta
per la ricorrenza annuale in cui si commemora la festa della
Beata Vergine del Rosario. |
Note artistiche. La Pinacoteca Comunale di Argenta, ospitata
nell'antica chiesa di San Domenico, conserva alcune opere
pittoriche provenienti dal Santuario. Tra esse è da ricordare la
cinquecentesca Madonna col Bambino e i santi Lazzaro e Giobbe
(1513) attribuita a Benvenuto Tisi detto il Garofalo, che ornava
l'altare di San Lazzaro. Più recente la tela del Terremoto di
Argenta di Camillo Ricci, seguace dello Scarsella, eseguita
dopo il voto del 1624.Un'altra tela di dimensioni più modeste
raffigurante Cristo nell'orto, del 1600, fu donata dal giurista
Bondini.
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Ma l'opera che
ancora oggi possiamo ammirare nella prima cappella a sinistra
dell'altare maggiore è la tela raffigurante la Fuga in Egitto
della Sacra Famiglia, copia ottocentesca del pittore ferrarese
Fei, il cui originale si trova nella Pinacoteca ed è di
proporzioni più ridotte. L'opera fu commissionata come ex-voto
dopo il terremoto del '600 al pittore francese Dulauvier,
allievo di Guido Reni, risultato troppo costoso, e nel 1635 fu
collocata nella cappella dedicata anticamente a San Giuseppe. |
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Non v'è
traccia degli affreschi della volta eseguiti dal pittore
bolognese Sante
Nucci del 1870 e della torre campanaria dopo il
bombardamento del 12 aprile 1945 che risparmiò solo l'altare
della Madonna. Nell'edificio attuale, ricostruito, sono
state sostituite alle antiche opere moderne sculture lignee
di Ortisei, tra cui il grande crocifisso molto
venerato dai fedeli.
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Signore
fa' che io sia tuo degno
sacerdote non solo nell'altare,
ma nella vita e nel sacrificio
di me stesso. Sempre!
don
Minzoni |
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A perpetua memoria
L'Aleotti fu
tumulato nel Santuario nel 1878 come ricorda l'antica lapide
marmorea sul pavimento dell'ingresso, e così anche Marco Nicolò
Balestri traslato nel terzo centenario della consacrazione
(1924).
Altro illustre
argentano fu monsignor Giovanni Mesini (1879-1969). La sua
attività è legata in modo significativo al culto di Dante che onorò
con solenni celebrazioni nel centenario del 1921, da lui promosso
con numerose pubblicazioni e con cicli di letture dantesche. A lui
si deve l'interessamento per la ristrutturazione del Santuario dopo
i danni bellici del 1945. Il suo corpo riposa nella cappella della
parte destra della navata ed una lapide ne ricorda la memoria.
E' degno di ricordo e ammirazione l'apostolato svolto per più di
quarant'anni dal rettore Don Gino Flori
(+ 06-01-2003) la cui presenza nel Santuario fu significativa
per i fedeli e tutti gli argentani.
Parrocchia Argenta
Via Don Minzoni
20, 44011 Argenta (FE) tel. 0532804092 fax 0532310322 |
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