Storia di Shazia, 12 anni, cristiana
Nessuno a Hollywood le
dedicherà un film (che pure sarebbe da Oscar), nessuno scrittore la
immortalerà in un romanzo, nessun giornale occidentale – che dedica pagine
e pagine al burqa in Francia – ha sollevato clamore.
Perché i cristiani sono tornati come al tempo di san Paolo: “siamo
diventati la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti”. Dunque la
triste storia di Shazia Bashir, 12 anni, cristiana, non può far notizia.
Come non fa notizia che proprio i cristiani siano il gruppo umano più
perseguitato del pianeta. Nemmeno i credenti lo sanno e si fanno semmai
bersagliare dalle accuse opposte.
L’Avvenire di Dino Boffo
aveva mostrato una certa sensibilità per il dramma dei cristiani oppressi,
in decine di paesi del mondo (250 milioni di cristiani ogni giorno a
rischio e migliaia di vittime ogni anno): era un forte incentivo ad aprire
gli occhi. Ma di recente Boffo è stato ingiustamente indotto alle
dimissioni dopo un’assurda polemica.
Detto questo la storia di questa ragazzina cristiana, Shazia Bashir, non
si può tacere. Oltretutto è solo la punta dell’iceberg.
L’ha fatta emergere dal silenzio, una settimana fa, l’agenzia missionaria
Asianews (del Pontificio istituto missioni estere), che fa un lavoro
eccezionale, ma come una voce che grida nel deserto. Ha lanciato la
notizia così, dal Pakistan: “Lahore, domestica cristiana 12enne torturata
e uccisa”. L’agenzia riferisce che viene accusato il padrone musulmano:
“La giovane lavorava presso la famiglia di un potente avvocato della
città, dove era soggetta a violenze sessuali, fisiche e psicologiche. La
morte della ragazza ha scatenato le proteste della comunità cristiana, che
chiede giustizia. Attivista per i diritti umani: il 99 per cento delle
giovani cristiane che lavorano per musulmani sono vittime di violenze e
abusi”.
Vedremo se e come le autorità arriveranno a individuare e punire il o i
colpevoli. Ma non ci si possono fare illusioni sulla tutela dei cristiani
in un paese come il Pakistan.
L’agenzia Asianews aggiunge: “ ‘I genitori di Shazia non hanno potuto
vedere la figlia’ denuncia Razia Bibi, 44 anni, zia della vittima. La
12enne è morta il 22 gennaio scorso in ospedale a causa delle ferite
subite. Sohail Johnson, (attivista per i diritti umani, nda) conferma che
il cadavere presentava i segni delle torture in 12 punti diversi del corpo
ed è stata ricoverata ‘con la mandibola fratturata’. In un primo momento
la famiglia dell’avvocato ha proposto un risarcimento di 250 dollari ai
genitori per non sporgere denuncia; poi si sono dati alla fuga. La polizia
li ha arrestati dietro pressioni del governo federale”.
Il giorno dopo la morte di Shazia i cristiani hanno manifestato di fronte
agli uffici dell’Assemblea provinciale del Punjab. “L’associazione dei
legali di Lahore, invece, si è schierata a difesa del potente avvocato
musulmano. La minoranza cristiana” scrive ancora Asianews “esprime dubbi
sull’indipendenza e l’efficacia delle indagini avviate dalla polizia”.
Va detto che non stiamo parlando di un paese marginale: il Pakistan ha 180
milioni di abitanti, è addirittura una potenza nucleare e si trova in una
posizione geopolitica strategica, fondamentale nella lotta occidentale al
terrorismo islamico.
Ma gli Stati Uniti sbagliano profondamente se si illudono di potere
vincere quella guerra solo tramite la via militare, in alleanza col regime
pakistano.
Anche perché il Pakistan, che dovrebbe essere un pilastro di questa lotta
al terrorismo, è uno dei paesi più integralisti, quello dove è stata
inventata ed è tuttora in vigore la vergognosa “legge sulla blasfemia” che
dà praticamente diritto di vita o di morte sui cristiani o su chi non si
riconosca nel credo coranico.
I cristiani lì sono una minoranza ridotta alla miseria, vessata in ogni
modo. Le famiglia cristiane sono così povere che per sopravvivere sono
costrette a mandare le figlie a lavorare già da bambine e in genere
l’unico lavoro che possono fare è quello delle serve presso le ricche
famiglia musulmane.
Dove però – scrive Asianews – “sono sovente vittime di abusi e violenze
fisiche, sessuali e psicologiche”.
Secondo un’organizzazione per i diritti umani “in alcuni casi i loro
padroni le danno in spose a domestici musulmani, obbligandole a
convertirsi all’islam”. In sostanza “queste vulnerabili ragazze cristiane
non godono di alcuna protezione”.
La Chiesa italiana e il Vaticano si sono spesso (anche in queste ore)
pronunciati in difesa degli immigrati. Giustamente. Ma chi si occupa dei
poveri cristiani di quei paesi, così poveri da non poter neanche tentare
di emigrare?
Ragazzine come Shazia sono costrette a subire una vita infernale per
una paga di 12 dollari al mese, a volte neanche corrisposta: perché la
Chiesa, tramite le parrocchie, la Caritas o tante altre organizzazioni,
non lancia una grande campagna per le “adozioni a distanza” di queste
ragazzine cristiane?
Io credo che tantissimi sarebbero disposti a dare 12 dollari al mese, cioè
8 euro al mese, per salvare queste povere fanciulle da un simile inferno.
La vita di una fanciulla cristiana di dodici anni vale almeno 8
euro?
Mi chiedo perché gli stessi
cattolici, che nei primi secoli onoravano e veneravano le giovani
cristiane martirizzate dai pagani, ignorano la sorte terribile e il
martirio di tante fanciulle in molti paesi.
Nei primi secoli addirittura i padri della Chiesa scrivevano pagine
immortali in onore di queste fanciulle: penso al caso di sant’Agnese,
martire a 16 anni. Sant’Ambrogio, san Girolamo e san Damaso esaltarono il
suo esempio, la Chiesa la venera da 1700 anni, a lei ha dedicato chiese e
memorie liturgiche.
Mentre noi cristiani del XXI secolo neanche conosciamo i nomi dei martiri
di oggi. Nel tempo dell’informazione planetaria globale i cattolici stessi
ignorano la vastità e la crudeltà dell’odio anticristiano e delle
persecuzioni nel mondo.
Così nessuno ha mai pensato
di aiutare le povere famiglie cristiane di questi paesi, né di realizzare
un qualche osservatorio internazionale o un’agenzia di difesa sul modello
dell’ “Anti defamation league” o di Amnesty international.
Non si potrebbe sostenere di
più il lavoro di associazioni come “L’Aiuto alla Chiesa che soffre”? Non
si potrebbero moltiplicare gli sforzi e le organizzazioni di questo tipo?
Non potrebbero i cattolici e il Vaticano, anche in accordo con le
organizzazioni cristiane protestanti (questo sarebbe il vero ecumenismo),
creare ad esempio un’équipe di avvocati specializzati con la missione di
fornire assistenza legale gratuita a livello internazionale, per
patrocinare le cause dei cristiani perseguitati in ogni sede giuridica,
politica o amministrativa?
Sono domande che personalmente pongo da anni, con articoli, libri e
conferenze. Ma non ho mai avuto il barlume di una risposta. Forse perché i
molti uffici del Vaticano sono impegnati con tanti altri problemi
delicati.
Ma siamo sicuri che la tragedia dei cristiani perseguitati sia una
questioncella secondaria? Siamo sicuri che non si possa fare di più?
Quando leggo articoli come quello apparso ieri sul Foglio, dove Vittorio
Feltri rivela che è stato “un informatore attendibile, direi
insospettabile” che, riassume il Foglio, “ha spacciato per vero un
documento falso sull’ex direttore di Avvenire Dino Boffo, creando il caso”
e portando alle sue dimissioni, e che tutto questo è nato quando –
aggiunge Feltri – “una personalità della chiesa della quale ci si deve
fidare istituzionalmente mi ha contattato”, viene da chiedersi con
amarezza: veramente ci sono “personalità della chiesa” che si dedicano a
questo?
Si deve sperare che si faccia chiarezza assoluta. E che i cattolici
dedichino le loro energie ai poveretti che, nel mondo, soffrono a causa
della loro fede cristiana e aspettano aiuto.
Antonio Socci
da Libero, 31 gennaio 2010
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