Il sogno delle tre fermate |
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Il 12 ottobre 1844 era sabato. Il giorno
dopo dovevo comunicare ai ragazzi che il nostro Oratorio si trasferiva
nella periferia di Valdocco. Ma non sapevo dove li avrei radunati, come
sarebbero stati accolti, chi mi avrebbe seguito e chi no. Quell'incertezza
mi preoccupava. Alla sera andai a letto con il cuore inquieto.
In quella notte feci un nuovo sogno, che mi sembrò la continuazione di
quello fatto ai Becchi quando avevo nove anni. In sogno mi trovai in mezzo
a un esercito di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, arieti,
cani, uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, o meglio uno schiamazzo
così terribile da far spavento ai più coraggiosi. Io volevo fuggire, ma
una signora vestita come una pastorella mi invitò ad accompagnare quello
strano gregge, mentre essa lo precedeva. Girovagando ci recammo in luoghi
diversi, e ci fermammo tre volte. Ad ogni fermata molti di quegli animali
si trasformavano in agnelli, così che il numero di questi animali mansueti
aumentava sempre più. Dopo molto cammino mi sono trovato in un prato, dove
gli animali saltellavano e brucavano l'erba insieme, senza nemmeno tentare
di farsi del male a vicenda.
Ero molto stanco e volevo sedermi ai bordi di una strada, ma la signora mi
invitò a continuare il cammino.
Percorso un ultimo, breve tratto, eccoci in un vasto cortile. Aveva tutto
intorno un porticato, e all'estremità una chiesa. Il numero degli agnelli
divenne grandissimo. Sopraggiunsero parecchi pastori per custodirli. Ma si
fermavano poco, presto se ne andavano. Allora successe una meraviglia:
molti agnelli si mutavano in piccoli pastori, che crescendo si prendevano
cura del gregge. I piccoli pastori diventavano sempre più numerosi. Allora
si divisero in gruppi diversi, e andavano in altri luoghi, a raccogliere
altri strani animali e a guidarli in luoghi sicuri.
Volevo andarmene, ma la signora mi invitò a guardare verso sud. Vidi un
campo seminato a granturco, patate, cavoli, barbabietole, lattughe ed erbe
varie. « Guarda un'altra volta », mi disse. Guardai di nuovo e vidi una
chiesa alta e stupenda. C'era un'orchestra che stava per suonare, un coro
che stava per cantare, e io ero invitato per cominciare la Messa.
All'interno della chiesa correva una fascia bianca su cui, a caratteri
enormi, stava scritto: Questa mia casa. Di qui uscirà la mia gloria. Nel
sogno domandai alla signora dove mi trovavo, che cosa era tutto quel
camminare, quelle fermate, e cos'erano quella casa, la prima chiesa, e la
seconda chiesa. Mi rispose:
- Comprenderai tutto quando vedrai con gli occhi del tuo corpo quello che
oggi vedi con gli occhi della mente.
Io però credevo di essere sveglio, e dissi:
- Vedo già adesso con gli occhi del mio corpo, e vedo chiaro. So dove vado
e quello che faccio.
In quel momento suonò la campana dell'Ave Maria sul campanile di San
Francesco, e mi svegliai.
Quel sogno era durato quasi tutta la notte. Vidi tanti particolari che qui
non ho saputo descrivere. Allora credevo poco a ciò che avevo visto, e
meno ancora capivo che cosa significasse. Ma capii tutto man mano che gli
avvenimenti si verificarono. Anzi, questo sogno insieme a un altro, mi
servì più tardi come programma delle mie decisioni.
Don Bosco
Memorie dell'Oratorio
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