Mariuccia la Santa di Volvera

1918 -27/06/1993

Con grande piacere abbiamo riscontrato che, nei numeri precedenti di questo giornalino, gli articoli sulle esperienze di vita vissuta in Volvera e sulla storia del nostro territorio hanno riscosso parecchi consensi. Per questo abbiamo deciso di far nascere una vera e propria rubrica, che chiameremo "Volv'era", a cui sarà dedicato spazio in ogni numero. Uno spazio che riteniamo interessante per tutti i cittadini: per i volveresi doc che così possono ripercorrere le esperienze del passato e della propria giovinezza; per tutti gli altri, e soprattutto per i "nuovi arrivi", interessati a scoprire com'era il nostro paese e incuriositi dai racconti e dalle testimonianze di chi Volvera l'ha vissuta veramente.

Proprio per ampliare e ancora migliorare questa sezione a partire da questo numero l'Associazione Insieme per Crescere ha chiesto la collaborazione di "una penna di fama": Giuseppe Carossia, autore di due libri e giornalista, per molti anni, dell'Eco del Chisone.

Diamo inizio, infatti, ad una serie di articoli e approfondimenti su una persona speciale, che molti hanno incontrato personalmente e probabilmente tutti hanno sentito nominare: Mariuccia Sopegno, più conosciuta come "la santa di Volvera".

Grazie alla preziosa disponibilità e collaborazione del signor Carossia, attento ricercatore e curatore del museo in via di allestimento, possiamo ripercorrere la vita, le esperienze e il contributo che la santa ha dato alla storia di Volvera. Buona lettura!

 Ivan Marusich -  Insieme per Crescere ( www.insiemepercrescere.org ) 


Mariuccia la Santa di Volvera 

Chi, come, dove, quando, perché? Chissà quante volte si saranno sentiti fare queste domande dai loro interlocutori gli abitanti di Volvera nei confronti di Maria Sopegno “la santa di Volvera”; ma questa stessa domanda se la saranno posta essi stessi in particolare i giovani o coloro che solo recentemente sono venuti ad abitare in questo paese dalla continua espansione urbanistica e demografica. Mariuccia era una bambina di salute cagionevole caratterialmente timida e remissiva. All’età di sette anni, come lei stessa ha scritto sul suo diario, un fatto straordinario segnò il resto della propria esistenza. Più volte nella stalla in cui dormiva le apparve, circondata da una luce splendente, la Madonna che in una di queste le disse: “ dove poserai le tue mani darai sollievo e guarigione agli ammalati”. A seguito delle affermazioni di aver visto, come essa amava definirla, “la donna luminosa vestita di bianco” Mariuccia venne accusata di essere una bambina visionaria e dalle bugie facili; nell’intento di farle desistere da queste sue dichiarazioni vennero adottati vari provvedimenti non ultimo quello di allontanarla dal suo ambiente naturale e per un certo periodo anche dalla famiglia e dalla scuola del paese e questo spiega il motivo per cui Mariuccia ha frequentato parte delle elementari alla scuola Rignon (zona Crocetta) di Torino.

Ma chi era veramente Mariuccia Sopegno? Don Giovanni Mantello nella sua omelia funebre la definì: “una donna buona e semplice che nella vita ha sempre fatto del bene”. Mariuccia per oltre sessant’anni fece della sua vita una vera missione di bontà cristiana e per tutti ha sempre avuto parole e gesti atti a dare benefici e serenità. Ha sempre continuato nella sua missione a favore di quanti amava definire: “i miei ammalati” anche quando i contrasti nei suoi confronti si sono fatti più ostili sino a culminare con l’arresto subito ritratto a seguito della dura contestazione di quanti avevano avuto benefici materiali o spirituali a lei attribuiti.

Non ha mai desiderato evidenziare le sue doti benefiche ma da tutti le sono state riconosciute bontà, serenità e tanta umiltà. Queste doti fanno sì che molti di coloro che hanno conosciuto questa meravigliosa donna ritornano a Volvera, dodici anni dopo la sua dipartita, per renderle omaggio e ringraziarla dei suggerimenti e benefici avuti. Nel 1933, all’età di quindici anni, Maria Sopegno venne sottoposta a visite e controlli da un gruppo di psicologi (questo fatto e i relativi risultati sono comprovati da documenti scritti) i quali confermano l’eccezionalità dei poteri medianici a lei attribuiti. Queste affermazioni vennero riprese e ridiscusse da riviste specializzate di informazione medica le quali, seppure con argomentazioni diverse (a tutela e nell’interesse della classe medica) confermarono l’eccezionalità del caso in esame. La rivista "IL SANITARIO ITALIANO" tra l’altro scrive “…E’ uno dei rari fenomeni altamente spirituali… I fatti tutti lo comprovano… Invano la scienza potrà rilevarne i suoi segreti…”. Successivamente negli anni 40-50 molti medici e primari (per ovvi motivi di riservatezza non vengono rivelati i nomi) invitarono Mariuccia a recarsi presso ospedali e cliniche private per avere la possibilità di avere un suo parere in casi di difficile soluzione.

In quasi tutti questi casi la sua risposta fu di diniego assoluto motivata dal fatto di voler continuare presso la sua casa di Volvera, quella che considerava la sua missione come le aveva indicato nelle sue apparizione “la signora illuminata vestita di bianco”. A queste richieste fece qualche eccezione e solo in alcuni casi su espressa richiesta si recò presso alcuni ospedali e in particolare in una clinica collinare nell’intento di dare un beneficio materiale e spirituale. Notevole è stata la sua collaborazione con il medico condotto dott. N. Andreis e gli anziani, forse, ricordano ancora quando entrambi si recavano dagli ammalati che si sentivano così doppiamente aiutati.

Nessuna differenza o privilegio ha mai avuto Maria Sopegno nei confronti di religiosi o laici, ricchi o poveri, nomadi o persone altolocate, industriali, commercianti, agricoltori, per lei erano persone tutte uguali. Vi era comunque una categoria di persone a cui riservava maggior attenzione ed era quella dei bambini e per loro ha sempre riservato un trattamento particolare. La predilezione che Mariuccia aveva per i bambini lo dimostra la decisione che essa stessa volle mettere in atto dopo gli anni ‘50, quando sempre più lunghe erano le attese per essere da lei ricevuti.

Tutti i giorni dalle ore 11:00 alle 12:00 a bambini, suore e sacerdoti veniva data la possibilità di accedere alla sua presenza senza dover attendere il proprio turno, attesa che, seguendo la prassi normale, in certi periodi era superiore agli otto/dieci giorni.

A seguito di queste sue intenzioni, sovente al mattino, oltre a suore e sacerdoti che pregavano con circospezione cercando di mimetizzarsi tra la folla, si potevano vedere bambini, probabilmente di Volvera, che, dopo aver marinato la scuola in accordo con i propri genitori, si offrivano per accompagnarsi ad adulti a seguito di un lauto compenso e permettere loro di accedere alla presenza di Mariuccia evitando lunghe attese. I giornali, sempre attenti a quanto stava accadendo a Volvera e alla continua ricerca di scoop, subito segnalarono questa anomala situazione evidenziandola con titoli quali: “Affittasi bambini, cinquemila lire e vi portano dalla Santa di Volvera”. Tra le doti "medianiche" attribuite a Mariuccia  notevole era quella di individuare la malattia con la sola imposizione delle mani o manipolando un indumento che era stato a contatto dell’infermo; per via di questo dono, tra quelli che lei amava definire “i miei ammalati” erano molti coloro che, dopo lunghi giorni di attesa, quando si trovavano al suo cospetto le porgevano fazzoletti o indumenti di parenti o conoscenti nell’intento di portare loro beneficio e alleviare le pene.

La grande quantità di posta in arrivo rendeva difficoltosa la consegna a domicilio e giornalmente i fratelli o i nipoti di Mariuccia si recavano presso l’ufficio postale per ritirare lettere e raccomandate, ma soprattutto i pacchi contenenti indumenti e la richiesta di beneficio. Per agevolare la risposta all’interno dei pacchi quasi sempre venivano inserite delle buste affrancate con il nome e l’indirizzo del mittente. Molte erano le lettere provenienti dall’estero, altrettante quelle con indirizzi incompleti o errati, ma a queste ultime bastava un accenno con le parole Santa o Mariuccia e non vi erano dubbi che fossero a lei destinate.  “La Santa di Volvera” era l’indirizzo più frequente.

Oltre alle decine di migliaia di lettere ricevute per posta o depositate nella casa, molte persone che si ritenevano beneficiate hanno voluto esprimere il proprio ringraziamento per l’avvenuta guarigione con degli ex-voto. Diverse sono le tipologie inviate: quadri, pitture, fotografie; sovente questi ex-voto sono corredati da nome, luogo e data. I primi risalgono agli anni Trenta e sono ancora esposti all’interno della casa, mentre i più recenti sono datati 2005. Questa è una riprova di quanti ancora oggi siano riconoscenti a Mariuccia, dopo dodici anni dal suo decesso, a conferma di una dimostrazione d’affetto che dura da oltre settant’anni e testimonia quante persone abbiano tratto beneficio materiale o spirituale dalla medianità a lei attribuita.

Dopo gli anni Cinquanta il grande numero di persone presenti a Volvera e la pressione da essi esercitata per avvicinarla e vederla di persona hanno reso la sua vita sempre più difficile, ma lei, con abnegazione e volontà, volle sempre essere vicina a quelli che amava definire “i miei ammalati”.  La sua vita privata non esisteva più e lo si poteva constatare in particolare alla sera: quando si allontanava da Volvera per recarsi a pregare in qualche chiesa dei dintorni, subito veniva circondata da quanti le chiedevano di essere beneficiati. La domenica, unico giorno di riposo, si recava alla Santa Messa a Torino o Pinerolo in chiese e orari differenti per non essere disturbata nei momenti di preghiera.

Fatto sta che, prima a seguito di qualche contrasto con il clero da lei certamente non voluto ma subìto, e poi a causa della pressione esercitata, per troppa devozione, dai suoi beneficiati, contro la sua volontà Mariuccia venne allontanata dalla chiesa che più di tutte amava: la sua parrocchia. A questo proposito il destino le è stato ulteriormente avverso. La gran massa di persone (10.000, forse più) presenti per il suo funerale e l’impraticabilità della strada hanno impedito al suo feretro di essere accolto all’interno della chiesa parrocchiale. La cerimonia funebre è stata celebrata nel cortile della casa dove era nata ed aveva sempre vissuto.  

Molte sono state le opere benefiche volute da Mariuccia a favore della comunità e alcune di queste destinate in modo particolare al paese natio. Tante volte a nomadi e indigenti, bambini e anziani che si recavano a farle visita dava degli aiuti e per tutti aveva parole di conforto. Grande è stata da parte loro la gratitudine per gli aiuti ricevuti e lo hanno dimostrato in modo particolare i bambini dei nomadi che con altri beneficiati hanno ricoperto con petali di rose la strada percorsa dal corteo funebre.

Il Ricordo

Sono trascorsi quasi tredici anni dalla scomparsa di Maria Sopegno, avvenuta il 27 giugno 1993. È doveroso ricordare quanto Mariuccia è stata amata, e continuerà ad esserlo da coloro che hanno tratto beneficio dalle sue doti benefiche o spirituali. Molte sono le persone che da vicino o lontano tornano a Volvera spinte da un amorevole ricordo: qui, in tempi vicini o lontani, hanno trovato sollievo dai mali, materiali e spirituali, da cui erano afflitti oppure hanno tratto beneficio da avvenimenti, ritenuti impossibili o insperati, a lei attribuibili. La riprova di quanto sopra affermato è l’enorme quantità di annunci di nascite esposti alle pareti della sua casa. Qui Mariuccia per circa sessant’anni ha ricevuto coloro che fiduciosi si rivolgevano a lei, che benevolmente amava definirli “i miei ammalati”. Ancora oggi, sia a casa sia al cimitero, continuano le visite individuali o in gruppi per richiedere ancora una volta un aiuto o ringraziare dei benefici avuti. Numerose sono le lettere che continuano a pervenire da tutte le località, anche dall’estero. Molte persone, nonostante siano a conoscenza del suo decesso, si rivolgono a lei come ad una persona ancora in vita indirizzando addirittura le lettere “alla defunta Maria Sopegno”.

Innumerevoli sono i registri di attestazione completati con le scritte più diverse; mentre alcune riportano solo data e firma, altre sono veri e propri messaggi di ringraziamento o richieste di aiuto. Per poter accogliere la grande quantità di fotografie, lasciate all’interno della camera dove lei riceveva, è stata messa a disposizione un’urna di grandi dimensioni dove depositarle. Molti sono anche i fiori che, come segno di riconoscenza e a suo ricordo, vengono depositati nella casa o al cimitero.

Sicuramente Mariuccia, oltre alle munifiche donazioni di cui ha gratificato il paese natio, riconosciute attraverso la dedica di una via del paese, ha avuto un ruolo preminente nel far conoscere Volvera in Italia e all’estero. Per tanti anni il commercio ha avuto un’impennata di vaste proporzioni dovuta al continuo flusso di persone in paese, in attesa di essere da lei ricevute. Per comprendere appieno quanto Mariuccia ha rappresentato per Volvera in tutti questi anni, oserei dire che è stato un periodo epocale, basta ricordare che il nome di Volvera è stato ed è tuttora così abbinato: “Volvera, il paese della santa”.

Questa è stata la Mariuccia, una donna semplice e buona che indossava un vestito scuro con l’immancabile collettino di pizzo bianco.

Giuseppe Carossia

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