Il miracoloso quadro di

suor Eusebia Palomino

- Beatificata il 25 aprile 2004 -

III domenica di Pasqua

(...) Il fatto miracoloso del dipinto dell’Annunziata di Firenze ci meraviglia, ma non più di tanto. Pensiamo alle tante Madonne dette di San Luca, perché ritenute dipinte in modo miracoloso dallo stesso Evangelista, ed alle Immagini Acheropite del Salvatore, dipinte non da mano d’uomo, a partire da quella custodita nella Cappella della Scala Santa di Roma.

E che dire del quadro di Suor Eusebia Palomino dipinto in modo straordinario, tanto da essere riconosciuto come “miracolo” valido per la sua beatificazione avvenuta il 25 aprile del 2004? Manuel Parreño Rivera, pittore ormai di fama internazionale, dipinge con il piede, perché una brutta poliomielite lo ha privato fin dall’inizio della vita dell’uso degli avambracci. Nel 1979 gli viene richiesto, anche se è notoriamente non credente, di dipingere un quadro di Suor Eusebia; egli accetta, come una delle tante ordinazioni che riceve, ma poi indugia e ritarda in modo inspiegabile ad iniziare l’opera. Ritrattista dal vivo, stenta a ritrarre la personalità del soggetto, avendo soltanto una piccola foto, di qualità scadente, ritagliata da un gruppo in bianco e nero, di almeno quarant’anni prima. Non ha mai conosciuto Suor Eusebia, ne ha solo sentito parlare.

La direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice che ha ordinato il quadro, non si arrende e cerca anche la mediazione di Suor Eusebia. La prega ed invita molti a pregarla

«perché induca il pittore alla grande decisione d’iniziare il quadro». Quando all’inizio del 1984 il tribunale ecclesiastico decide il calendario delle sessioni conclusive del processo di beatificazione, il pittore, pressato, riprende finalmente i pennelli, ma non riesce a concludere nulla: «potrò almeno dire di aver iniziato quel benedetto quadro».

Il 14 aprile è la data stabilita per la traslazione della salma di Suor Eusebia e si vorrebbe esporre il quadro, ma nulla ancora è realizzato. Il 31 marzo, il pittore è davanti alla tela (130 per 81 cm) ben tesa e si sente preso come da un fuoco divorante. Dopo circa due ore si accorge di aver messo sulla tela colore su colore, in modo anche troppo incalzante, e che sta avvenendo un’essiccazione rapida dell’olio. Dopo poco più di quattro ore il quadro è finito. Il pittore si sente prima sorpreso e poi terrorizzato.


«Una macchia di colore è caduta su un occhio del ritratto, ricoprendolo di una grande ombra scura. Mentre, irritato, cerca di rimediare, l’artista si accorge che il guaio è già sparito; gli è bastato raccogliere con l’alluce la macchia di colore per vedere il volto bellissimo e, per di più, già completamente asciutto. Il Maestro Manuel Parreño Rivera non può far altro che inchinarsi. Nulla ha fatto lui. Tutto ha fatto Dio.

Attraverso un lunghissimo iter, durato sei anni, con studi scientifici, perizie, consultazione di esperti, si arriva a concludere che quanto è avvenuto quel giorno a Valverde supera ogni possibilità naturale. Intervengono poi i Consultori Teologi e infine, il 16 dicembre 2003, l’apposita Commissione cardinalizia sancisce in modo definitivo l’inspiegabilità dei fatti. Il 20 dicembre successivo, alla presenza del Santo Padre, viene pubblicato il Decreto, che dice: “Siamo di fronte ad un evento miracoloso”». (1)

 Don Mario Morra SDB; Fonte: RIVISTA MARIA AUSILIATRICE marzo 2005


(1) Maria Collino, Suor Eusebia Palomino, Leumann, Elledici, 2004.

SUOR EUSEBIA PALOMINO:

LA PICCOLA SANTA DI VALVERDE DEL CAMINO

Ho scritto il profilo di diversi santi o di candidati alla santità, ma i miei prediletti sono i “piccoli”, gli umili, quelli che hanno patito e che sono stati considerati dei buoni a nulla, da coloro che la sanno lunga. Penso a S.Bernardette Soubirous, a S.Teresina di Lisieux, al Suddiacono Girard, al piccolo (grandissimo!) Silvio Dissegna (1967-1979) di 12 anni, la cui causa di beatificazione ora procede a Roma.
Dio è il primo a prediligerli. È il suo stile: Dio sceglie quelli che sono nulla per confondere i forti (1 Cor 1,27). Una di questi piccoli è quella che stiamo per presentare.

Nata in un tugurio

Spagna, Cantalpino, un povero paese di contadini e di pastori. Nel 1899, in una famiglia poverissima, cui mancava spesso il pane, nasce Eusebia Palomino. La sua casetta – l’ho vista in una foto – è uno squallido tugurio, più povera dell’abitazione di Giovannino Bosco ai Becchi di Castelnuovo d’Asti.
Eppure Eusebia e i suoi familiari sono sereni, persino felici: mentre la mamma prepara la frugale cena, papà spiega il catechismo alle bambine. Pregano insieme il Signore e la Madonna. Vivono nell’abbandono fiducioso in Dio: Lui sa che ci sono pur loro al mondo.
A sei anni, Eusebia comincia a frequentare le prime classi elementari del villaggio. Sovente a scuola non è preparata, anche perché è spesso assente: i suoi hanno bisogno di lei nei lavori. Ma è intelligente e sa tante cose che le compagne più fortunate non sanno.
Non ancora decenne, un giorno segue il papà che lascia la casa e va a chiedere l’elemosina per sopravvivere nei paesi dove non è conosciuto. Per strada, Eusebia canta, prega la Madonna, come si parla con la mamma. Ritorna a Cantalpino e trova lavoro come “baby sitter” e domestica.
Il primo incontro con Gesù nella Comunione la rapisce di felicità. Possiede Lui, è posseduta da Lui. Per vivere fa anche la pastorella: le affidano pecore, mucche, vitellini cui accudire. È grande la pace nei pascoli: Eusebia, in silenzio, prega il dolce Ospite della sua anima.

Serva di Gesù Servo

Ma la povertà e la miseria sono sempre grandi. Così verso i 13 anni, trova lavoro a Salamanca. Il distacco dai suoi è doloroso. È assunta come serva in una casa di signori: come “criada”, cioè serva tutto-fare. Un’esperienza nuova che non la intimidisce.
Quando va a far la spesa, per strada avvicina i poveri e dà loro il poco che possiede. Non riesce a tenersi dal fermarsi con i bambini per parlare loro di Gesù, della Madonna, del loro amore per noi. I soldati che incontra, soli, spesso sbandati, le fanno tenerezza: con una semplicità disarmante, da vera bambina, dà loro una medaglietta della Madonna, ricorda loro i doveri cristiani. Quelli la guardano, la ascoltano incantati. Forse è un angelo disceso dal cielo?

Vede che le altre ragazze vanno a divertirsi: i balli, le compagnie rumorose. Prova il desiderio di fare le stesse cose, ma una Voce interiore le dice: “Questo non è per te”. Da fanciulla aveva avuto dei sogni e ora continua ad averli. Una notte aveva sognato Gesù Crocifisso: le sue piaghe erano splendide e illuminavano il mondo. Un’altra volta sogna la Madonna con tanta gente ai suoi piedi. Poco tempo dopo, incontra una ragazza che la invita all’oratorio tenuto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Eusebia va, scopre un mondo nuovo: le pare d’essere nata proprio per vivere in quel mondo. Le Salesiane la assumono come collaboratrice, per lavorare in cucina, nell’orto, dove c’è da sfaccendare. Notano che ha qualcosa di eccezionale, sotto i suoi modi dimessi e schivi.
Le alunne dell’oratorio, dopo qualche giorno, fanno amicizia con Eusebia: è giovane come loro, parla con dolcezza, con una naturalezza da stupire. In breve tutte la cercano e commentano: “Dice cose meravigliose sulla Madonna”. Le ragazze vorrebbero stare sempre con lei. Ha su di loro un ascendente straordinario.
Un giorno passa l’Ispettore (il superiore della “provincia”salesiana) e le dice: “Tu vuoi diventare Figlia di Maria Ausiliatrice?”. Eusebia risponde: “Sì”. Non aveva mai avuto altro desiderio. Il 31 gennaio 1921, inizia il suo cammino formativo come postulante. Continua a lavorare come tuttofare. È un’innamorata di Gesù. I suoi scritti traboccano di espressioni ardenti. Davanti al tabernacolo, esclama: “Adiòs, mio Prigioniero, che te ne stai lì, pazzo di amore per me. Perché non mi fai tua prigioniera e pazza di amore per Te?”.
Il 5 maggio 1922, veste l’abito religioso: è novizia. Incarico: ortolana, con tutte le mansioni che capitano. È devotissima della Madonna e si fa sua “schiava d’amore” secondo l’insegnamento di S. Luigi da Montfort. Ama “il rosario delle Sante Piaghe” rivelato da Gesù stesso all’umile visitandina suor Marta Chambon.
Alla vigilia dei voti, si ammala gravemente e non è ammessa alla professione. Quando sta per essere rimandata a casa, le superiore la ammettono ai voti. Diventata finalmente Figlia di Maria Ausiliatrice, spiega: “Facciamoci sante, il resto è solo perder tempo”.

Vive da serva, come Gesù, Servo di Dio, con un “sì” pieno, totale.

I fioretti di suor Eusebia

È destinata alla casa salesiana di Valverde del Camino. È l’agosto del 1924. Gli incarichi sono ancora quelli di un’umile “criada”: cucina, orto, guardaroba, qualche volta in oratorio. Ha un temperamento forte, ma è umile, dolcissima, mortificata, sempre pronta a spezzarsi dalla fatica. L’intimità con Gesù è sempre più profonda. Trova Dio dappertutto: nella preghiera, nella natura, nelle bambine che vengono all’oratorio. Vive alla sua presenza ma diventa estatica davanti al Tabernacolo, soprattutto quando Gesù Eucaristico è esposto solennemente sull’altare.
Le fanciulle la ascoltano e non si staccherebbero mai da lei: ella parla loro di Gesù Crocifisso, della Madonna, delle missioni, del Paradiso. Tutte la vogliono e la cercano e sentono in lei il fascino della santità. Uno dopo l’altro succedono tanti piccoli grandi episodi che stupiscono. Un giorno, tranquillizza con dati precisi e sconcertanti una madre che ha il figlio in guerra in Marocco. Un’altra volta fa scaturire l’acqua da un pozzo asciutto; un altro giorno, “non permette” che piova su una povera casa in costruzione, perché il proprietario non sia danneggiato. Un’altra volta, trova uova nel pollaio quando le altre suore, un istante prima, non ne avevano trovato neppure uno.
È sempre più innamorata della Madonna – che invoca con i titoli di Immacolata e di Ausiliatrice, come don Bosco, e diffonde, senza tregua la “schiavitù” d’amore a Lei, come aveva insegnato il Montfort. A Valverde, a Cantalupo, in altri paesi che riesce a raggiungere, moltissimi fanno “la consacrazione” alla Madonna. Così diffonde, per la salvezza della Spagna, alla vigilia della terribile rivoluzione comunista, il “rosario delle sante Piaghe di Gesù”.

Nel 1930, suor Eusebia emette i suoi voti perpetui. Invitata dalla maestra delle novizie, tiene uno stupendo discorso sull’amore di Dio. Chi l’ascolta, non comprende da dove possa venire quella sua sapienza così semplice e alta. A Valverde, molti, compresi sacerdoti e seminaristi, vengono a consigliarsi con lei su cose importanti, decisive. Intanto la rivoluzione avanza: bruciano i conventi, sacerdoti e credenti hanno vita sempre più grama.
Illuminata da Dio, suor Eusebia vede nel futuro e parla chiaro: “Ci saranno dei martiri”. Le sue profezie si avvereranno tutte. Si offre vittima per la salvezza della Spagna. Qualche tempo dopo, si ammala. Tutti la vogliono vedere: attorno al suo letto giungono i sacerdoti, i seminaristi, i bambini con le mamme. È serena, abbandonata al Signore, anche se comprende che verranno fatti terribili: “Ora il re dovrà andarsene. Ma tornerà e si chiamerà Juan Carlos”.

La storia, 40 anni dopo, le darà ragione.

Il 10 febbraio 1935, suor Eusebia, a soli 36 anni, va incontro a Dio. “Durante la mia sepoltura – aveva detto – le campane suoneranno a gloria”. Capita così che all’uscita dalla chiesa, le campane da sole si mettono a suonare l’alleluja pasquale. Presto si parla di grazie e di miracoli.
Ma il miracolo più bello è lei, la piccola povera “mendicante” di Cantalpino, diventata un capolavoro dell’amore di Dio.

Oggi attende la gloria degli altari: “Dio ha deposto i potenti dai troni e ha innalzato gli umili”.

 Paolo Risso

Fonte: RIVISTA MARIA AUSILIATRICE gennaio 2002

INDIETRO