Il gruppo di Schònstatt e la cappella Il 29 settembre 1943, festa di S.Michele Arcangelo, il parroco Martin Humpf prese possesso della parrocchia di Pfaffenhofen. Sua sorella Anna l'aiutava con il suo lavoro, non solo come donna di casa, ma anche come collaboratrice nella cura d'anime. Si occupava pure dei giovani. Pfaffenhofen contava allora 1300 abitanti. Appena il parroco ebbe cominciato il suo lavoro pastorale, sua sorella Anna si occupò subito della gioventù femminile. Essa riunì alcune ragazze, che si radunavano di tanto in tanto in casa parrocchiale, chiamando questi incontri "l'ora di canto", per non entrare in conflitto con le leggi del Terzo Reich. A quei tempi era difficile educare religiosamente la gioventù, poiché il Regime Nazionalsocialista cercava di influenzare la gioventù contro la Chiesa. Circa una ventina di persone, dai 15 ai 25 anni, si riunivano per "l'ora di canto", che seguivano assiduamente. Certe volte, in primavera o di estate, si facevano anche dei giri in bicicletta. Anna Humpf sapeva entusiasmare e guidare le giovani. Esse andavano quindi volentieri a queste riunioni, poiché trovavano un ideale nell'istruzione religiosa: MARIA! La signorina Humpf era sempre stata un membro attivo nel movimento di Schónstatt. Esso è un movimento di apostolato religioso, che cerca di educare le ragazze, proponendo loro Maria come modello. Anna voleva dare loro un orientamento spirituale, e vi riuscì molto bene. Quest'ideale affascinò queste ragazze, formandole per tutta la vita. Una di queste giovani era appunto Barbara Ruess. Per poter fare un ritratto esatto di lei, conforme alla realtà, io voglio riportare verbalmente ciò che Anna Humpf scrisse di quell'epoca: "Dapprima conoscevo Barbara solo perché la vedevo alle sacre funzioni in Chiesa. Qualche volta si inginocchiava vicino a me, e fui subito colpita dal raccoglimento di questa giovane: quando pregava si capiva benissimo che la sua vita interiore era assai ricca. Faceva la Comunione quasi sempre, anche se a quei tempi non era molto in uso. Dapprincipio, Barbara non veniva all'ora di canto, poiché era gravemente ammalata. Nel 1945 venne ai nostri incontri e collaborò a formare, con la sua maniera del tutto originale, una bella associazione. Più tardi essa mi confidò che veniva all'associazione femminile perché io avevo sempre presentato la Madonna come l'ideale della donna e della ragazza. Barbara aveva uno spirito molto critico e faceva molte riflessioni ed obiezioni su Schónstatt. Dal 25 novembre al 2 dicembre 1945 ci fu la settimana religiosa, tenuta nella nostra parrocchia dal Padre Bezler di Schónstatt, che era l'assistente ecclesiastico della gioventù femminile di Schónstatt. Egli predicava ai mattino e alla sera, e teneva anche delle conferenze durante il giorno per la gioventù femminile sul movimento di Schónstatt. Padre Bezler è conosciuto come un pensatore dalle idee chiare e profonde, che ha il dono di persuadere la gente con argomenti basati sul ragionamento e non sul sentimentalismo. E questo era proprio lo stile che piaceva a Barbara. Io notai, nel corso delle discussioni, che Barbara faceva tanta domande, e capivo che aveva ancora tanti dubbi nei riguardi di Schónstatt. Essa tuttavia cercava di esporli lealmente, discutendo con rispetto e dignità. Fra l'altro essa chiese se uno, che si fosse già consacrato prima totalmente alla Madonna, potesse rinnovare questa consacrazione nel senso dell'atto di amore e donazione a Maria. Dopo la lucida spiegazione e risposta di P. Bezler essa rimase tranquilla e contenta e il 2 dicembre fece con grande consapevolezza la sua consacrazione con le sue compagne. La cappella Durante la predicazione mariana del maggio dell'anno di guerra 1944 il parroco d. Humpf aveva lanciato l'idea, vedendo che la catastrofe si stava avvicinando, di fare un voto alla Madonna: se Ella proteggerà la parrocchia di Pfaffenhofen, allora in ringraziamento si edificherà una cappella in Suo onore. Il pericolo era grande per Pfaffenhofen, poiché ogni giorno la zona veniva sorvolata dagli aerei nemici, e nessuno era ormai più al sicuro. Alcuni mesi prima Ulm era stata bombardata dagli aerei. Vicino a Pfaffenhofen c'erano importanti obbiettivi militari. Un'importante strada strategica di ritirata per le truppe tedesche passava per Pfaffenhofen. Quasi ogni settimana sostavano automezzi militari sulla piazza e attorno alla Chiesa. C'era da aspettarsi il peggio. Chi avrebbe potuto salvare il paese da questo pericolo? In questa situazione la comunità parrocchiale si rivolse a Colei che è l'Aiuto dei Cristiani, non solo con la preghiera, ma promettendoLe di edificare una Cappella, se Ella fosse venuta loro in aiuto. Il Parroco Humpf aveva fatto questa proposta, anche perché, fin dai primi anni del suo sacerdozio, aveva desiderato di avere un piccolo santuario mariano nella sua parrocchia. Così il grande spirito di fede, spinto dalla necessità, e il desiderio amoroso del parroco si incontrarono per fare la promessa alla Madonna. La fiducia dei parrocchiani non fu delusa. La guerra finì senza disastri per Pfaffenhofen. Le bombe pesanti, che avrebbero dovuto esser lanciate su Pfaffenhofen, caddero nel bosco vicino, dove scavarono parecchi e profondi crateri. Sarebbe bastata una di queste bombe a distruggere il centro di Pfaffenhofen. Questa salvezza non era forse la risposta della Madonna al voto dei suoi figli? La risposta dei parrocchiani non poteva essere che questa: darsi da fare per mantenere la promessa fatta. Tutta la parrocchia era pronta a costruire la Cappella promessa in voto a Maria. Ma dove si doveva costruire? A sud-est di Pfaffenhofen sorgeva una collina coperta di alberi. Che ci sarebbe stato di più bello di una Chiesetta al margine del bosco? Si trattava di scegliere fra due posti: uno al margine ovest dei bosco, e l'altro al margine opposto, ad est. A Pfaffenhofen c'era l'usanza che, la domenica in Albis, i bambini della prima comunione facessero un'escursione, assieme al Parroco, ad una cappella di Lourdes. Quell'anno si volle celebrare un'ora solenne di preghiera, in onore della Madonna, sul luogo dove sarebbe dovuta sorgere la cappella. Era quindi necessario abbellire un po' il luogo. Anna, la sorella del parroco, preparò un'immagine della Madonna di Schónstatt per l'edicola. Ma lasciamo parlare di nuovo Anna Humpf, di ciò che accadde in quel 25 aprile: "Quando nel pomeriggio del 25 aprile uscimmo di casa alle tre per cercare il luogo adatto per la cappella e per dissodare il terreno, il parroco, Barbara di 22 anni ed io di 26, avevo preso con me l'immagine della Madonna di Schónstatt. Il parroco avrebbe voluto servirsene solo provvisoriamente per ornare l'oratorio, poiché voleva mettere poi nella cappella una statua della Madonna scolpita in legno. Ma questa si trovava dal restauratore, e per il 25 aprile non era ancora finita. Io stavo pensando: "Ciò che si è offerto una volta alla Madonna e Lei ha preso ed accettato come cosa Sua, lo deve anche tenere". Nessuno di noi pensava che succedesse o che potesse succedere qualcosa di nuovo o di straordinario. I due posti scelti per la cappella sembravano ugualmente adatti, per cui la scelta era difficile. Mentre stavamo andando a vedere i due posti dove avrebbe potuto sorgere la cappella, il parroco ci raccontò la storia dell'origine della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma. Poi soggiunse: "Ora bisognerebbe sapere quale sarebbe il posto adatto per costruire la cappella. Un segno come quello di Roma ci faciliterebbe la scelta". Ma, mentre parlava in questo modo, egli pensava ad un segno dei tutto naturale, come, per esempio, ad un passante che arrivasse all'improvviso e scegliesse il posto adatto. Noi andammo quindi insieme al primo posto, recitando il Rosario. Appena arrivammo, ci mettemmo a dissodare il terreno attorno ad un giovane ciliegio. Noi volevamo appunto appendere all'albero il quadro che avevamo portato con noi. Il parroco, Barbara ed io eravamo occupati in questo lavoro, e non pensavamo per nulla a qualcosa di straordinario, ma ci davamo molto da fare. Il parroco dissodava col piccone la grande sterpaglia, mentre noi due, tutte sudate, strappavamo con la zappa le ortiche e le altre erbacce. Era assolutamente assurdo che noi pensassimo ad un'apparizione. Tutto ciò che successe, arrivò come un fulmine a ciel sereno; fu una cosa inaspettata ed allo stesso tempo incomprensibile. Barbara stava lavorando a sinistra, a un metro da me. Improvvisamente alzò la testa, tendendo l'orecchio: - "Mi ha chiamato qualcuno".- Io non avevo sentito nulla. - "Eppure" -, essa corre un po' verso il bosco, si ferma, in modo che io la posso ancora vedere, e mi accorgo che parla e guarda come se qualcuno stesse davanti a lei. Io, in quel momento, non ci faccio caso, e continuo a lavorare. Essa ritorna dopo qualche minuto e mi dice raggiante di gioia e tutta eccitata: - "Hai visto la Signora?" E' la signora che ho visto allora, e che mi ha insegnato il Rosario dell'Immacolata. Non l'ho mai potuta dimenticare. Vorrei proprio sapere chi è questa signora. Ma essa non me l'ha detto -". Io le risposi che non avevo proprio visto nulla, e che non avevo prestato alcuna attenzione. Continuammo a lavorare sodo per strappare almeno le erbacce attorno all'albero. Dopo circa mezz'ora, Barbara mi disse: "Adesso mi chiama di nuovo". Io dissi: "Chi?" - "Deve essere quella signora", disse Barbara. Essa fu chiamata ancora una terza volta. Io dissi: "Và e fermati, se ti chiama". - "No, non ci vado, perché essa parla di cose che non capisco. Deve parlarmi in modo che si capisce. Io, per esempio, parlo chiaro". Io insistetti: "Se qualcuno ti ha chiamato, tu devi andare". Allora Barbara si allontanò di cinque o sei passi verso destra, fermandosi poi e parlando con una persona che noi non vedevamo. Mio fratello mi disse a mezzavoce, un po' seccato: "Ma che cos'ha?". Io prima non dissi nulla, poi scuotendo la testa, mi misi ad ascoltare ciò che Barbara stava dicendo: "Ma chi è Lei? Dove abita?". Poi scosse la testa, come se non capisse. “Io non capisco ciò che dice”. "E Lei come lo sa? Sì, accadde sei anni fa: era il lunedì di Pentecoste". Poi essa si mise di nuovo in ascolto e rispose: "Sì, accadde esattamente un anno fa, all'arrivo degli Americani". Stette ancora un momento in ascolto. Mio fratello mi domandò a voce bassa: "Ma che cos'ha Barbara?" Io gli dissi: "Lei vede qualcosa che noi non vediamo". Stavolta era distante circa quattro metri da noi, guardava e parlava. Poi si volse indietro, e disse in tono sicuro: "Ma stavolta anche voi l'avete vista!" Il parroco disse: "E chi?" - "Ma la signora! - disse Barbara - Stava lì in piedi. Dovete pure averla vista!". Noi scuotemmo la testa, dicendo: "Noi non abbiamo visto nulla". Barbara si inquietò, e disse: "Ma qui, in questo posto; è pur stata qui!". E ci fece vedere esattamente il posto. "Io non vedevo certo un fantasma! Essa ha detto qualcosa anche a voi". - "Che cosa?" - "La pace di Cristo sia con voi e con tutti coloro che qui pregano", disse Barbara. Noi affermammo ancora una volta di non aver visto né sentito nulla. -"Macchè! - disse - io sono sana di mente, io so benissimo ciò che ho visto!". Ed era molto irritata con noi. In quel momento arrivarono cinque o sei ragazze del gruppo che, finito il loro lavoro, volevano aiutarci a preparare bene il posto per la cappellina. Così fu soltanto il giorno seguente, dopo la S. Messa, che Barbara ci raccontò tutto in canonica. La settimana seguente, nel nostro stretto cerchio di persone, riflettendo sul nome adatto da dare alla cappella, ne venne fuori la proposta di chiamarla "Marienfried", la "Pace di Maria". E questo nome fu scelto pensando al silenzio ed alla quiete di questo angolo di bosco, al bisogno di quell'ora, al desiderio ardente di una vera pace, ma soprattutto pensando alle parole piene di significato della signora: "La pace di Cristo sia con voi e con tutti coloro che qui pregano". |