Lettera ai fratelli ortodossi

Carissimo fratello ortodosso, 

sono sicuro che tu conoscerai molto bene questa data: 16 luglio 1054. In questo momento, mentre ti scrivo, sono trascorsi quasi 954 anni da quel giorno. Forse qualcosa non torna… non credi? 

Non ti sei mai chiesto come mai sia passato quasi un millennio e le nostre strade sono ancora divise? Io sono sicuro che lo hai fatto… perché se ami Cristo, se veramente ami Cristo, non puoi non essertelo domandato. Due fratelli possono anche bisticciare,  questo è umano, ma prima o poi devono incontrarsi e chiarirsi. Prima o poi lo devono fare altrimenti a cosa serve dire: “Io sono di Cristo!” e con questa parola, divenuta cos’ inutile e vuota oggigiorno, lavarsi la faccia. 

Ti racconto una storia…. 

Una volta due fratelli abitavano nella stessa casa del padre e per molto tempo tutto andò bene. Certo… piccole incomprensioni e piccoli dispetti, da ambo le parti, esistevano… ma tutto sommato era normale anche quello ed il padre li seguiva con amore e li cresceva nella sua casa. Poi, ad un tratto, i fratelli divenuti adulti iniziarono a ragionare da adulti ed avvenne, in un brutto giorno, che uno dei due lasciò, proprio perché non sopportava più il proprio fratello, la casa del padre. Il fratello che se ne andò non odiava il padre, questo era certo, ma non riusciva più a sopportare la presenza del fratello. Da quel giorno iniziò a vivere in un’altra casa senza più avere contatti con il fratello. Cosa dovette fare allora il padre? Per amore dei figli dovette abitare in tutte e due le case… correndo da una parte all’altra. Il padre non aveva bisticciato con nessuno dei due figli, quindi non si riteneva in colpa per nessun motivo e faceva di tutto per stare vicino ad entrambi. 

Certamente se i fratelli si fossero parlati guardandosi negli occhi avrebbero almeno dovuto ammettere che per colpa loro costringevano il padre a fare una brutta vita… a vivere in due case contemporaneamente. Anche se la casa di proprietà era solo una! Al padre non interessava sapere o chiedersi chi dei due fratelli avesse ragione o torto… ma interessava che i due fratelli tornassero ad abbracciarsi ed a vivere in pace ed amore nella sua casa…. Il padre non aveva mai disdegnato, in ogni caso, di andare a trovarlo e di vivere anche in quella nuova dimora… ma ogni volta che lo faceva pensava sempre alla stessa cosa: “Come sarebbe bello se i miei figli tornassero tutti e due a vivere insieme nella mia casa!”. 

Così… anno dopo anno… secolo dopo secolo… il fratello che era rimasto nella casa del padre si era allontanato dall’altro e viceversa. Solo il padre continuava ad avere rapporti con entrambi e, come solo un padre sa fare, cercava di mettere una buona parola con tutti e due per fare in modo che potessero tornare a vivere tutti insieme…. Quanto dolore aveva il padre per questa situazione. Una divisione nel suo cuore e nella sua anima… come un lutto in famiglia. Quello che permetteva al padre di sopportare questa situazione era, almeno, il fatto che il fratello uscito di casa non gli negava di andare a fargli visita e gli permetteva di vivere in casa sua. Ma quanta tristezza sapere che mentre era col cuore da un figlio, era con l’anima dall’altro; quanta tristezza non poter festeggiare insieme una festa, un compleanno, una ricorrenza. Eppure il padre non abbandonò mai nessuno dei due, perché il suo amore paterno era superiore a qualsiasi lite tra i figli. Nel suo cuore vi era sempre la speranza che questi due figli, prima o poi, tornassero ad avere il coraggio di parlarsi da fratelli… guardandosi negli occhi. Perché la cosa più triste era che si parlavano attraverso il padre… dicendosi, sempre attraverso di lui, quello che avevano nel cuore: il proprio odio e le proprie ostilità nate da incomprensioni senza alcuna importanza. Sciocchezze diventate macigni. Stupidaggini incancrenite ed incrostate dalla non volontà di vedersi fratelli di carne. Così il padre andava in casa sua e sentiva il figlio che abitava con lui che parlava male dell’altro fratello; poi andava a trovare l’altro figlio e si risentiva lo stesso borbottio al contrario. 

Povero padre! Cosa non sopporta un padre per amore. Oltretutto lo mettevano anche in mezzo! Non avendo il coraggio di dire che la colpa era di nessuno e di entrambi… dicevano che era il padre a pensarla ed a volerla in quel dato modo oppure in quell’altro. Oltre al danno, anche la beffa. 

Esisteva anche un’altra persona in questa famiglia di cui non abbiamo parlato fino ad ora: la madre. La madre aveva anch’essa seguito entrambi i figli e continuava ad amare entrambi come solo una madre può fare. Ma come il padre anche la madre aveva continuato a vivere in casa con il marito e con il figlio che non si era allontanato. 

Passavano gli anni e la situazione non mutava neanche di un millimetro… anzi, a volte sembrava anche che peggiorasse… e questo si capiva quando i genitori, andando da una casa all’’altra, non li sentivano parlare, né male e né bene, dell’altro fratello. 

A volte l’indifferenza e peggio dell’odio perché l’indifferenza uccide sempre e comunque. 

Questa storia finisce così… e non è una bella storia. Anzi, è una storia molto triste di due fratelli che per causa loro costringono gli anziani genitori a correre continuamente da una casa ad un’altra senza rispetto per chi ha dato loro la vita. Senza rispetto per sé stessi. Questo accade quando l’orgoglio prende il sopravvento e si decide che non vi è possibilità di tornare indietro. Si alza un muro e si lascia che questo muro divida per l’eternità i confini della nostra anima. 

Qual’è la morale di questa storia? La morale è che chiunque dei due fratelli abbia torto, ci guadagna sempre il fratello che è rimasto a casa con i genitori… perché non ha dovuto fare debiti per comperare una casa! 

Pensaci, caro fratello ortodosso. Pensaci… perché potrei essere io in torto, non lo metto in dubbio; potrei averti fatto io qualcosa di offensivo da averti costretto ad andare via da casa nostra… ma rimane sempre casa nostra. Nostra! La casa dei tuoi genitori e… dove tu sei nato. Te lo ripeto per chiarezza: potrei anche aver sbagliato io… ma non hanno sbagliato né tuo padre e né tua madre. E questa resta sempre casa tua. Una casa che non potrà mai negarti di aprirti le porta qualora tu decidessi di tornare perché è un tuo diritto… che nessuno potrà mai portarti via: è la tua casa natia! Di cui sono pienamente convinto, anche se a me non lo ammetterai mai, hai molto spesso nostalgia. 

Sappi che i tuoi genitori aspettano solo questo… e conoscono quanto hai sofferto e quanto hai dovuto sacrificarti per costruirti una casa nuova dove andare a vivere. Pensa che io non ci sarei riuscito… io sono rimasto con i genitori e non conosco cosa significa lavorare per costruirsi una casa nuova. Questo ti fa onore ed è un grande merito. Mi sono accontentato di quella paterna e mi è andata bene così. Il tuo sacrificio ed il tuo lavoro per costruirtela sono stati sempre cari agli occhi dei nostri genitori… lo hanno sempre apprezzato… soprattutto quando contro la tua casa soffiavano venti che la volevano distruggere. Ma i venti non sono stati in grado di buttarla giù… perché a tua insaputa c’era nostro padre a puntellarla nei momenti più difficili. Quei colpi che tu da dentro sentivi, mentre imperversava la bufera, erano anche i suoi… che martellava con forza le travi che si erano indebolite e rischiavano di spezzarsi sotto la forza degli elementi che si erano scatenati. Povero papà! Cosa non ha fatto per aiutarci entrambi! Mentre la mamma era sempre in preghiera per noi. Povera mamma… da quanto tempo soffre per causa nostra… quanta stoltezza nel nostro comportamento e quanto scandalo per i vicini che ridono di noi e che ridono dei nostri genitori accusati di non essere dei buoni genitori. Ma noi sappiamo che non è così. Sappiamo che i nostri genitori sono i migliori del mondo perché ci hanno sempre amato e sopportato, nonostante tutto e tutti e nonostante la nostra testardaggine; costringendoli a correre da una casa all’altra in continuazione. Quanto egoismo nei loro confronti… quanta cattiveria e grettezza nei nostri cuori. 

Forse sarebbe veramente opportuno, caro fratello, non pensare più a noi ma pensare anche un po’ a loro. Loro che sono diventati anziani ed avrebbero tutto il diritto di starsene tranquilli nella loro casa a godersi la famiglia. Sarebbe veramente bello, te lo dico con tutto il cuore, che la nostra famiglia potesse tornare unita sotto lo stesso tetto. Proprio come una volta….

Ma non fra altri mille anni… perché i vicini di casa non abbiano più a ridere di nostro padre e di nostra madre, ma subito! Basta che tu lo voglia… questa è casa tua! Ti prego fratello mio, ti prego dal profondo della mia anima, torna a casa tua e smettiamola di accusarci a vicenda almeno per amore dei nostri vecchi. 

Torniamo ad essere una famiglia unita, proprio come una volta….

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